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Palermo, una nave carica di hashish: sequestrate 20 tonnellate, undici arresti

La Remus è stata bloccata in acque internazionali e condotta nel porto del capoluogo siciliano. La droga, sommersa dalla nafta, era dentro 650 sacchi di iuta


ALERMO – Una nave piena di droga. È la Remus, battente bandiera di Panama, e che è stata bloccata dal nucleo di polizia economica-finanziaria della Finanza di Palermo al porto del capoluogo siciliano. I finanzieri del Gico hanno trovato nei locali dove si trovano le scorte di carburante oltre 20 tonnellate di hashish (20.140 chili), sommerse dalla nafta. La “roba” era nascosta in 650 sacchi di iuta. Il valore stimato si aggira tra i 150 e i 200 milioni di euro. Tredici le qualità di droga che sono state indicate con lettere e numeri sui sacchi. Sequestrati anche 400 mila litri di gasolio. Undici gli arrestati, tutti già in carcere, con l’accusa di traffico internazionale di droga. Si tratta dell’intero equipaggio: sono tutti del Montenegro.

La nave bloccata è la Remus, nave olandese. I controlli sono durati sei giorni. La nave è un “Research vessel” e si occupa di soccorso alle navi che hanno bisogno di rifornimento in mare. Batte bandiera di Panama, la proprietà è di Riga in Lettonia e gli accertamenti sono ancora in corso. Costruita nel 1997, la Remus è lunga 47 metri. A supporto delle indagini della finanza anche i vigili del fuoco che sono intervenuti per svuotare i locali dove si trovavano le riserve di nafta: operazione durata oltre 14 ore. A chi era destinata quella droga? Il vascello arrivava dalla Spagna, da Las Palmas, ha toccato Augusta e poi era diretto a Palermo per una sosta, prima di essere intercettato e bloccato dalla finanza. Ma la destinazione finale era Tezla, in Turchia. Per bloccare la nave, la sera del primo agosto, sono intervenuti pattugliatori e elicotteri. I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinato dal colonnello Francesco Mazzotta, ha avuto anche il supporto del gruppo aeronavale di Messina e la collaborazione del servizio centrale “Investigazione criminalità organizzata”. L’indagine è stata coordinata dalla Dda.
I risultati dell’operazione sono il frutto di una attenta attività di intelligence e di analisi delle rotte seguite dall’imbarcazione che, dopo essere partita dal porto di Las Palmas in Gran Canaria, aveva dichiarato di essere diretta verso il porto di Tuzla (Turchia), via Alexandria (Egitto). Il costante controllo dell’imbarcazione, svolto con l’impiego di aeromobili e pattugliatori d’altura della guardia di finanza, ha permesso di verificarne il comportamento sospetto. Durante la navigazione in acque internazionali antistanti le coste nord africane, la Remus ha spento ripetutamente il proprio trasmettitore AIS (Automatic Identification System), per occultare la propria posizione e i propri movimenti. Anomalie emerse durante il monitoraggio della navigazione hanno consentito di ipotizzare il coinvolgimento della motonave nel traffico internazionale di stupefacenti che, negli ultimi anni, ha visto più volte protagonisti i paesi del Nord Africa.

Ulteriori approfondimenti hanno consentito di definire ruoli e responsabilità dei membri dell’equipaggio, fino ad ipotizzare il loro pieno coinvolgimento nei traffici illeciti in questione. Da qui l’abbordaggio, in acque internazionali. Il comportamento dell’equipaggio è apparso subito sospetto. Il comandante e i suoi uomini non hanno saputo fornire chiare spiegazioni in merito alle proprie attività in mare ed alla propria destinazione. La Remus è stata così scortata al porto di Palermo, anche perché a bordo c’erano 18 serbatoi con i 400.000 litri di gasolio. L’intervento di una unità medica dell’ASP di Palermo, consentiva il costante monitoraggio delle condizioni di salute dei finanzieri impegnati nelle operazioni, rese particolarmente difficoltose dalle esalazioni del combustibile.
Negli ultimi quattro anni la finanza ha sequestrato oltre 139 tonnellate di stupefacenti, per un valore complessivo stimato in oltre 1,4 miliardi di euro. Il Mar Mediterraneo si conferma, in definitiva, essere uno dei bacini mondiali maggiormente interessati dai traffici illeciti.

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