EXITO STYLE

“Disabili in classe? Un’illusione. Meglio riaprire le scuole speciali”

Lo sfogo della mamma di Andrea, 18 anni, handicappato dalla nascita

La scuola che include? È una bugia. Un’illusione. “Mio figlio non è mai stato invitato a una festa da un compagno – racconta Giorgia, una mamma – e combatto da sempre perché le ore in classe per lui non siano soltanto un parcheggio. Sono stufa di essere presa in giro, di dover lottare per avere qualcuno che si occupi con competenza di mio figlio”. Andrea (il nome è di fantasia per tutelare la sua privacy), tra poco compirà 18 anni. È disabile dalla nascita e frequenta il quarto anno di un istituto tecnico della città.
Cosa vi ha portati a una tale rassegnazione?
“Perché combattere una battaglia inutile sulla pelle dei giovani è sfiancante e fa solo rabbia. Gli insegnanti di sostegno sono pochi, e soprattutto sono sempre gli scarti degli scarti”.
Andrea non ha avuto aiuti?

“Come sempre, il problema si ripresenta identico ogni anno. Sono ormai 16 che per un motivo o per un altro ci troviamo ad affrontare sempre le solite questioni. Questa volta, il primo giorno di scuola abbiamo scoperto che l’insegnante di sostegno di Andrea, che da giugno era in maternità, non era stata sostituita, e che anche l’altro docente che aveva affiancato mio figlio in qualche occasione se ne era andato per trasferimento. Così Andrea ha iniziato l’anno praticamente solo”.
Si tratta di una situazione temporanea? Vi hanno rassicurati sul fatto che sarà risolto il problema?
“Ma sì, una soluzione a un certo punto si troverà anche. Io nel frattempo mio figlio lo tengo spesso a casa. Però mi chiedo come facciano gli altri, le persone che non hanno questa possibilità. E sono tanti i casi come il nostro. Qualcuno quest’anno ha addirittura cominciato la prima liceo senza sostegno e con seri problemi di disabilità. Andrea è un ragazzo che si adatta, che nella sua scuola conosce ormai tutti. Io penso allo stato d’animo delle mamme e dei papà di quei ragazzi che si sono trovati soli di fronte a una sfida come l’inizio di un liceo e mi dico: “c’è qualcosa che non va, è inutile fare finta di niente”. Io credo che si debba avere il coraggio di ripensare questo sistema”.
Eppure il modello della scuola che include nasce dall’idea che avere Andrea in classe significhi arricchimento per tutti.
“Forse all’inizio è anche stato così. Oggi io vedo che i diritti di questi giovani vengono sistematicamente calpestati. Il bene superiore del minore viene difeso solo quando di mezzo ci sono i genitori, i giudici in nome di questo bene superiore sono capaci di chiedere cose incredibili. E poi lo Stato se lo dimentica sistematicamente, invece”.
Gli insegnanti di sostegno mancano soprattutto in Piemonte. Non si trovano.
“Lo so bene. E noi siamo tutti disponibili a farci carico dei nostri figli quando le scuole sono in emergenza. Comunico sempre quando Andrea rimane a casa, in modo che la scuola possa ridistribuire le poche ore di sostegno che ha dove c’è più bisogno. Però mi chiedo dove sia l’emergenza. La scuola è quanto di più programmabile ci sia. Non è un terremoto, non è un cataclisma, si sa con un anno d’anticipo quando inizia e quando finisce”.
Dice che bisognerebbe avere il coraggio di ripensare il sistema. Qual è la sua idea? Cosa si dovrebbe tentare?
“Io so bene che per lo Stato mio figlio rappresenta un costo importante. Mi dico allora che forse avrebbe senso tornare indietro, ripensare a un sistema con le scuole private e speciali per i nostri ragazzi. Non organizzate in base all’età ma in base alle competenze. Pensi che mio figlio oggi, alla soglia dei 18 anni è finalmente pronto per leggere e scrivere. Crede che potrei mandarlo in prima elementare?”

POST A COMMENT