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Trans Roma: Ecco la capitale delle prostitute Eur e Marconi

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Viaggio in due puntate nel mondo della prostituzione a Roma. Numeri e storie di un mercato che non conosce crisi. I transessuali di Tor Sapienza, la tratta delle nigeriane, i giovani “marchettari”, le invisibili prostitute cinesi e le ultime italiane. Chi sono i clienti, come si muove la polizia, fino a dove arriva lo sfruttamento.https://www.youtube.com/embed/fv2ugbBG6lM?version=3&rel=1&fs=1&autohide=2&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1&wmode=transparent

PRIMA PARTE – Di giorno è più facile comprare sesso nella periferia nord della Capitale. Le rumene si vendono lungo la Salaria, davanti ai grandi studi televisivi. Le nigeriane, truccatissime, aspettano i clienti sulla Tiberina, subito dopo Prima Porta. Quando cala il sole, il mercato prosegue fiorente nel resto della Città Eterna. Su viale Palmiro Togliatti è un continuo via vai di clienti. Le ragazze dell’Est Europa affollano il marciapiede fin sotto gli archi dell’antico acquedotto Alessandrino. Le prestazioni più richieste sono quelle dei transessuali, particolarmente attivi nella zona dell’Eur. Fino all’alba presidiano l’area residenziale attorno al ristorante panoramico della città, il Fungo. Ci sono anche le prostitute cinesi, che però non esercitano in strada. I rapporti sessuali si consumano in anonimi pied à terre, per prendere appuntamento bisogna cercarle tra gli annunci dei quotidiani locali. Chi vuole un rapporto omosessuale si rivolge ai ragazzi che battono a piazza Esedra, vicino alla stazione Termini. Oppure nei pressi di villa Borghese, proprio davanti alla Galleria d’arte moderna. Ventiquattro ore al giorno, in centro e in periferia, a Roma il mercato del sesso a pagamento non si ferma mai. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le fantasie. In media scendono in strada ogni giorno quasi duemila prostitute, d’estate anche qualcuna in più. E con buona pace della crisi, i clienti non mancano mai.

Le prestazioni più richieste sono quelle dei transessuali, particolarmente attivi nella zona dell’Eur

Roma Est, a due passi da Tor Sapienza. Alle undici di sera piazzale Pino Pascali è già pieno di clienti. Di fianco alla distesa d’asfalto si allunga spettrale il Centro Carni, il mattatoio della Capitale. Nonostante il divieto di transito imposto dal Comune per arginare la compravendita di prestazioni sessuali, le macchine vanno e vengono in cerca di prostitute. Tacchi alti, fisici statuari, seni oltremisura. Sotto gli appariscenti cappotti spuntano minigonne coloratissime. Questo è il regno dei transessuali. Alcuni passeggiano illuminati dai fari delle macchine. Altri aspettano i clienti nella propria auto, per consumare il rapporto direttamente sul posto. Vengono quasi tutti dal Brasile, qualcuno dalla Colombia. Nel mercato della prostituzione romana rappresentano il 20 per cento dell’offerta. È la fetta più ambita e richiesta. Anche per questo le prestazioni sono le più care.

I cittadini assistono impotenti alla scena. «Su quel piazzale hanno costruito moderne palazzine che dovevano far parte di un nuovo quartiere con servizi ed esercizi commerciali» racconta Roberto Torre, vicepresidente del Comitato di Tor Sapienza. Ma ormai nessuno ha il coraggio di affacciarsi alle finestre. La sensazione di vivere ai margini della legalità è evidente. «Per attirare l’attenzione dei clienti molti transessuali espongono bambole gonfiabili» continua Torre. I rapporti sessuali vengono consumati sulla strada, ma nella vicina via Longoni c’è chi si spinge fin dentro gli androni dei condomini. Paradossalmente le forze dell’ordine hanno un presidio fisso a poche centinaia di metri. Un blindato e una gazzella dei carabinieri stazionano tutta la notte di fronte al centro per rifugiati di via Morandi, la struttura assaltata da alcuni residenti lo scorso autunno. Una presenza fissa che non basta ad arginare il mercato del sesso. «Dopo i disordini di novembre – continua Torre – è rimasto tutto come prima. Anzi, forse il traffico dei transessuali è persino aumentato».

Torre (vicepresidente Comitato di Tor Sapienza): «Dopo i disordini di novembre – continua Torre – è rimasto tutto come prima. Anzi, forse il traffico dei transessuali è persino aumentato»

Le forze dell’ordine hanno le mani legate. La gestione del fenomeno è particolarmente delicata. Durante i servizi antiprostituzione, spesso gli operatori segnalano aggressioni e casi di autolesionismo. Non solo. I transessuali trovati senza il permesso di soggiorno non possono essere condotti al centro di identificazione di Ponte Galeria, perché privo di locali idonei. «E così i provvedimenti di espulsione servono a ben poco – racconta una fonte della Questura – Spesso scopriamo che in passato alcuni di loro sono già stati espulsi. Per quello che ci compete possiamo solo fare un nuovo provvedimento e invitarli a lasciare il territorio nazionale. Ovviamente non serve a nulla».

Su via Prenestina i transessuali contrattano le prestazioni nei pressi dei distributori di benzina. Nella zona nord di Roma, vicino ai Parioli, incontrano i clienti a due passi dalla moschea. Dall’altra parte della città, invece, si vendono all’Eur, il quartiere residenziale della ricca borghesia. Battono le strade tra negozi di lusso e i grattacieli delle grandi aziende, sullo sfondo i palazzi di marmo dalla tipica impronta razionalista. Come scende il buio a decine attendono fin sotto i cancelli delle villette. Il divieto di accesso notturno nelle strade secondarie serve a poco. Come inutili sono le telecamere. I cittadini del quartiere sono esasperati, il mercato del sesso è fuori controllo. Il presidente del Municipio Andrea Santoro (Pd) lavora da mesi a un progetto di “zoning”, un’area di tolleranza dove concentrare le prostitute con l’assistenza delle unità di strada e il controllo delle forze dell’ordine. Il caso è salito alla ribalta nazionale, con tanto di polemiche e dibattiti. «Nel nostro territorio – fanno sapere dalla presidenza del Municipio – c’è una prostituita ogni venti metri. Di notte si può comprare sesso in diciotto strade su trentatré».

Le strade del quartiere Eur (Filippo Monteforte/AFP/Getty Images)

Non solo transessuali. Tra viale Europa e viale Tupini si vendono indisturbate le ragazze dell’Est. Vengono dai paesi dell’ex blocco comunista, per la maggior parte dalla Romania. Di notte su viale Palmiro Togliatti è una passerella continua, mentre sulla Salaria e la Tiberina si esibiscono in pieno giorno. Su via Cristoforo Colombo aspettano i clienti alle fermate dell’autobus fino alle prime luci dell’alba. Oltre a essere le più numerose, le ragazze dell’Est vantano il primato dell’età. Sono giovanissime, tra i 18 e i 20 anni. Qualcuna anche meno. Corpi magri e slanciati, capelli lisci e sguardi di ghiaccio. Alcune di loro si vendono due volte: la notte presidiano i marciapiedi mentre di giorno si prostituiscono in piccoli appartamenti.

«Nel nostro territorio – fanno sapere dalla presidenza del Municipio – c’è una prostituita ogni venti metri. Di notte si può comprare sesso in diciotto strade su trentatré»

E poi ci sono le nigeriane. La comunità vive raccolta nella zona di via Casilina, tra Torre Angela e Giardinetti. Ma le ragazze sono costrette a prostituirsi un po’ ovunque. Di giorno e di notte, lavorano nelle zone più periferiche della città. All’Eur, oltre il raccordo anulare. Oppure sulla Tiberina, dove incontrano clienti fin dal mattino, consumando rapporti sessuali sul ciglio della strada. In molti casi senza permesso di soggiorno, «durante i controlli scappano, hanno paura delle forze dell’ordine» raccontano in questura. E questo complica anche il lavoro delle unità di strada che cercano di avvicinarle per fornire sostegno psicologico e sanitario, spesso senza riuscirci. Il ruolo della criminalità organizzata è evidente. Quasi sempre le ragazze che giungono dall’Africa devono lavorare per saldare un debito con gli sfruttatori. Almeno 70-80mila euro. Storie drammatiche, che affondano le radici nel passato. Nonostante la Nigeria sia uno dei paesi più popolosi del Continente Nero, le ragazze costrette sui marciapiedi di Roma – e del resto d’Italia – vengono tutte da un piccolo territorio. L’area di Benin City, nello stato di Edo. Nel XVI e XVII secolo la regione era conosciuta come la “Costa degli Schiavi”, da qui partivano a migliaia in catene verso l’Europa.

Invisibili, le prostitute cinesi rappresentano un’altra realtà del mercato di Roma. Salvo rarissime eccezioni, le donne orientali non si vendono sulle strade. Operano solo al chiuso, in piccoli pied à terre e centri massaggi. I clienti le cercano attraverso le inserzioni sui quotidiani locali, più spesso tramite annunci in rete. Il prezzo viene concordato al telefono. Quella cinese è una comunità a parte, con proprie regole e consuetudini. Talvolta si tratta di donne più mature rispetto alle altre prostitute. Quasi sempre prima di essere costrette a vendere il proprio corpo sono state vittime di sfruttamento lavorativo. Qualche anno fa le autorità avevano tentato di studiare il fenomeno, avviando un censimento. Senza risultato. «È una realtà completamente impermeabile» raccontano le cooperative romane che si occupano di fornire sostegno alle prostitute. Un mondo di cui si conosce poco o niente. L’unica realtà con qualche similitudine è quella delle prostitute arabe. Pochissime in città, anche loro lavorano al chiuso. A differenza delle orientali, però, i loro clienti vengono esclusivamente dalla stessa comunità di appartenenza.

«In Italia c’è ancora chi considera la prostituzione una risorsa, seppure estrema»

Delle prostitute italiane, invece, sulla strade di Roma non resta più traccia. Salvo poche eccezioni. I piccoli falò che di notte illuminano Viale Tor di Quinto rappresentano una delle ultime comunità. Quattro o cinque anziane signore che ancora si vendono, ricevendo i clienti nei camper e nelle auto parcheggiate ai bordi della strada. Hanno tra i sessanta e i settanta anni, qualcuna indossa una pelliccia, sono il simbolo di un’epoca che sta scomparendo. Non sono le uniche italiane. Alcune ragazze tossicodipendenti si vendono saltuariamente per una dose. Ma gli operatori delle cooperative raccontano anche altre storie. Recentemente qualcuno si è imbattuto in una signora di mezza età, separata. Senza l’assegno del marito, aveva deciso di scendere sul marciapiede per sbarcare il lunario. Simile la storia di una studentessa universitaria fuorisede. «In Italia c’è ancora chi considera la prostituzione una risorsa, seppure estrema».

La holding dei trans a Roma, mappa e tariffe

Il freddo delle notti di dicembre sembra averle “decimate”. Le consolari che a più miti temperature pullulano di lucciole e clienti, a zero gradi ci appaiono deserti gelidi. Ma è quando meno te lo aspetti che i corpi seminudi, in bilico su tacchi vertiginosi, spuntano in strada illuminati dalle fiamme dei falò. Le ragazze che non possono permettersi di lasciare il marciapiede, a costo di battere i denti, si difendono bruciando pallet in legno e cassette della frutta agli angoli dei semafori. Dalla Cristoforo Colombo alla Palmiro Togliatti, dalla via Salaria alla via Tiberina alle Mura aureliane che delimitano il Centro storico, la Roma a luci rosse resiste anche ai picchi di gelo invernali.

Basta osservare per farsi un’idea e tracciare la mappa del “mestiere più antico del mondo”, invariato nel tempo, sempre oggetto di denunce da parte dei residenti, ignorato dall’agenda politica dopo qualche tentativo naufragato di arginare il problema a livello locale con ordinanze sindacali, sanzioni al cliente, progetti di “zoning” per confinare il fenomeno in aree delimitate. E affrontato sul piano sociale con il progetto Roxanne del comune di Roma, attivo dagli inizi del 2000, ancora in piedi con case di accoglienza e attività psicologiche di supporto rivolte alle vittime dello sfruttamento, ma complicato – secondo l’analisi fornita da Save the Children nell’ultimo rapporto sulla tratta delle minorenni – dalle recenti evoluzioni di un fenomeno che è sempre più difficile intercettare, soprattutto per la continua mobilità territoriale delle ragazze su strada, spesso spinte dai protettori a cambiare zona, quartiere, città.

Eur e Marconi

A sud è il “pentagono” dell’Eur a farla da padrone, quartiere bene dove i residenti non tollerano la convivenza con un mercato del sesso che arriva subito fuori dai cancelli delle abitazioni. E’ l’area preferita per chi cerca prestazioni a pagamento con transessuali, particolarmente attivi intorno al Fungo. E poi su viale Europa e viale Umberto Tupini, il via vai di clienti è continuo. Uno spogliarello alla luce del sole, filmato l’estate scorsa dai residenti con uno smartphone, ha riacceso il dibattito dopo una lunga serie di progetti vagliati dagli enti locali per contrastare il fenomeno. A luglio l’ultima richiesta di sanzioni ai clienti avanzata in aula Giulio Cesare da Fratelli d’Italia, bocciata. “Non si rendono conto di quello che viviamo” sbottava Paolo Lampariello, presidente dell’Associazione Ripartiamo dall’Eur. Lo sanno invece fin troppo bene i residenti di Roma est.

Sesso en plain air in piazza Pascali

Chi percorre viale Palmiro Togliatti ne vede a decine ogni giorno. Qui l’area geografica di provenienza è soprattuto l’est Europa. Romene, slave, albanesi. L’arteria che taglia Roma est da Cinecittà al Tiburtino è un mercato del sesso a cielo aperto che resiste anche al clima da neve. Ne è l’emblema piazza Pino Pascali, a ridosso dell’altrettanto battuta via Collatina. Ragazze, giovanissime, strette in abiti succinti, percorrono il quadrante avanti e indietro nel buio pesto della notte. Qualcuna si cambia seduta sul marciapiede. L’andirivieni di automobilisti intenti a scegliere la “loro” donna e consumare atti sessuali appoggiati agli alberi che costeggiano la piazza, è uno spettacolo che va in scena puntuale ogni notte. Inascoltati gli appelli a legalità e decoro portati avanti da cittadini e comitati di quartiere.

Verso Ostia e il litorale

Dalla parte opposta della città abbiamo la via Litoranea e la pineta di Castelfusano, da sempre luoghi popolatissimi dalle lucciole. La scorsa estate il giro di prostituzione è finito al centro dell’inchiesta dei magistrati sugli incendi che hanno devastato l’area. Fiamme appicate – secondo la tesi degli inquirenti – per intimorire e costringere prostitute e transessuali a rivolgersi a chi gestisce il giro a Ostia.

Dove sono le prostitute a Roma

Roma nord da Salaria a Prati Fiscali

Poi c’è Roma nord, dove le prostitute sono un must anche e soprattutto alla luce del sole. Ragazze di origine nigeriana, spesso vittime di tratta, affollano la via Tiberina subito dopo Prima Porta. Lungo la via Salaria invece troviamo per lo più romene. La corsia di destra d’estate è impraticabile, quasi a rischio tamponamento per le auto di potenziali clienti che frenano imprudenti. Decine di donne, tante minorenni, affollano da sempre la consolare romana anche a ridosso del centro abitato. Mentre a Prati Fiscali e Val D’Ala le lucciole arrivano sotto le finestre delle abitazioni e i rapporti sessuali vengono consumati nelle rampe dei garage o nei sottopassi.

Centro storico

Meno evidente ma sempre presente, il mercato del sesso dilaga anche in zone centrali della città. A San Saba, lungo viale Giotto, le prostitute – soprattutto transessuali – fiancheggiano anche di giorno le mura aureliane, luoghi promiscui più che resti dell’antica Roma. Dalla stazione Termini all’Esquilino dilaga la compravendita di prestazione al chiuso, nei quasi bordelli nascosti dietro le insegne dei centri massaggi cinesi. Chi vuole un rapporto omosessuale invece si rivolge ai ragazzi che stazionano nell’area intorno a Termini, o a villa Borghese, nei pressi della Galleria d’arte moderna. Ventiquattro ore al giorno, in centro e in periferia, la Roma a luci rosse non dorme mai.

FONTE: CORREIRE DELLA SERA

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