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Roma, il turismo arrogante e cafone che stritola la Capitale

Non bisogna essere degli aristocratici per sapere che non ci si può sbracare scalzi sopra i monumenti a mangiare tonno in scatola e rigatoni al ragù. Dove mai si è vista una simile scellerata tolleranza? In quale capitale del mondo?

(Ansa)(Ansa)

L’orgoglio, almeno. Quello di dire basta alle orde zotiche e arroganti di turisti sempre più spesso catapultate nella nostra città come mandrie allo stato brado. Anime senza storia e senza rispetto alle quali è arrivato il momento di dare un segnale forte, di dire basta.

È inutile mandare le ronde di vigili sulla scalinata appena ripulita e già insudiciata di piazza di Spagna se quei vigili non hanno il mandato e la voglia di fare multe, limitandosi a elargire qualche timido «non si può». Non bisogna essere degli aristocratici per sapere che non ci si può sbracare scalzi sopra i monumenti a mangiare tonno in scatola e rigatoni al ragù. Dove mai si è vista una simile scellerata tolleranza? In quale capitale del mondo?

Tutti lo pensano, tutti lo dicono, nessuno fa niente. Perché? Perché non è «politicamente corretto»? Per la paura di perdere qualche manciata di presunti turisti? Cosa portano se non pochi soldi in cambio di arroganza, maleducazione e sporcizia? Basta con la paura: sappia, chi deve venire a Roma, che i barbari sono già passati molto tempo fa e che ora le brutte copie 2.0 verranno multate, processate, rispedite a casa. Come si fa nei Paesi che spesso invidiamo e citiamo come esempi di efficienza e democrazia. Non ne avremo che benefici. Meno bifolchi e più turisti di qualità. Come un tempo. Come questa città e i suoi abitanti– a dispetto della sindaca Raggi e di chi l’ha preceduta – meritano.

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