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In Italia siamo improvvisamente diventati fascisti ? Di Santino Ferretti

SANTINO FERRETTI
È interessante osservare determinati atteggiamenti, soprattutto il formarli a seconda delle convenienze, senza nessuna capacità di provare a indirizzarli verso la conoscenza. In Italia, improvvisamente siamo diventati fascisti e razzisti, dimenticando che alcuni anni fa, il PD ad esempio, ha oltrepassato il 41% dei consensi.
Quegli elettori, allora furono illuminati, espressione del progresso. Adesso che hanno giudicato negativamente coloro che furono investiti da quella fiducia, d’incanto sono fascisti e razzisti. Infatti, nel momento in cui un popolo si esprime, bisogna dare per scontato, che detta espressione sia consapevole, altrimenti bisogna ammettere che essa non c’è mai stata, neanche quando erano gli altri a vincere. Dunque, utilizzare parole quali fascismo e razzismo in modo superficiale, solo per reagire, in assenza di valide motivazioni, ad una sconfitta elettorale, è quanto di più irresponsabile ci possa essere. La maturità politica, piuttosto che nascondersi dietro a slogan logorati dal tempo, dovrebbe mostrare la capacità di fare scelte chiare e possibilmente consapevoli. La gestione dei flussi migratori è di fatto un problema e non perché lo siano i migranti, ma per la capacità di risposta in termini di accoglienza e di garanzia di un livello dignitoso di qualità della vita. Invece, si assume a riferimento il migrante, per creare una forma di discriminazione, di strumentalizzazione, rispetto alla quale far montare la polemica politica, lasciando, nei fatti, irrisolto il problema della migrazione e quindi dei migranti. Un’analisi lucida sul fenomeno migratorio, sull’assetto geopolitico mondiale, sulle politiche di integrazione e di aiuto ai paesi in difficoltà, manca totalmente nella scena politica, in ogni schieramento. Ognuno, su questo tema, dovrebbe proferire silenzio, soprattutto chi ha avuto in passato responsabilità di governo. L’aver rinunciato ad una seria riflessione sui fenomeni politici mondiali e sulle condizioni di vita in certe aree svantaggiate, come l’aver ignorato il disagio sociale della nostra società, ha portato a forme di esasperazione. Il degrado delle periferie, l’assenza di lavoro, la microcriminalità sempre più diffusa. L’arrivo senza regole di migranti che diventano facile preda di meccanismi legati alla delinquenza e prostituzione e comunque indirizzati anch’essi al disagiato, che si aggiunge al nostro, finisce per essere l’espressione di una politica fallimentare che ha rinunciato al ruolo di indirizzo e di ottimizzazione delle risorse. Il recente passato ha già ampiamente dimostrato che non è lo slogan, la spettacolarità a dare soluzioni, che anzi, data la criticità della situazione, condanna alla marginalità. Oggi è necessario rimettere al centro una politica di comprensione, di analisi, di coesione, capace di dare soluzioni strutturali e non legate all’immediatezza di una notizia. Chi saprà ragionare in questi termini, sganciandosi da una effimera idea di gloria momentanea, capace di rinunciare a sterili e puerili polemiche, ricercando invece in un modello sociale sostenibile le soluzioni ai problemi, potrà definirsi classe dirigente. Questa è la sfida che il nuovo Governo e la nuova opposizione dovranno affrontare, se ne saranno capaci.
di Santino Ferretti

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