EXITO STYLE

Berrusconi


Uno Stato criminale – C’è un momento per gridare  – La P3 prodotto della P2 – Borsellino sconfitta dello Stato – Lo statista del male – Lo scandalo delle scorte – Dove sono gli italiani

E a questo peggio non si vede mai la fine
Viviana Vivarelli
L’assassinio di Borsellino è stato politico in quanto Borsellino stava scoprendo i rapporti tra la criminalità di Stato (Berlusconi- Dell’Utri) e le stragi eseguite su comando politico dalla mafia.
Questo stava scritto nella famosa agenda rossa di Borsellino che la polizia fece immediatamente sparire come fece sparire il famoso diario di Falcone.
Nell’agenda rossa erano segnati gli incontri ed i colloqui che Borsellino ebbe con collaboratori di giustizia e rappresentanti delle Istituzioni, determinanti per mettere a fuoco le complicità di pezzi dello Stato con Cosa Nostra. Pezzi di Stato vuol dire politici di Governo, alti magistrati, polizia, membri togati addirittura del CSM, grossi imprenditori corrotti, servizi segreti. Collusi con la mafia, parte in causa addirittura nel proteggere o oscurare o deviare le indagini sulle stragi. Altro che toghe rosse! Non ci sono toghe rosse in quello che accade da 18 anni, ma solo criminali del giro berlusconiano!
Chi ha rubato l’agenda oggi la può usare come potente strumento di ricatto nei confronti dei politici citati nel diario, che sono scesi a patti con la mafia, per destabilizzare il paese con le stragi e preparare la discesa in campo di Berlusconi.
La sentenza definitiva Borsellino bis accertò che la strage di via D’Amelio partì dalla trattativa avviata dopo la strage di Capaci del 92 da rappresentanti delle Istituzioni (Berlusconi-Dell’Utri) con i vertici di Cosa Nostra.
La 2a Repubblica nasce a colpi di bombe organizzati tra mafia e crimine berlusconiano insieme alla P2 e impresa corrotta.
Un patto scellerato di cui non si riesce a vedere la conclusione fatale.
Nemmeno davanti a rivelazioni così tremende come la partecipazione di parte dello Stato con B come mandante alle stragi di mafia, e alla scoperta continua di sconce cricche di malaffare che inquinano persino i gradi più alti della magistratura, il paese sembra scuotersi dal suo coma.
Il Pdl mantiene un 32% di consensi assolutamente insensati, anche perché non si riesce a capire come possa un italiano onesto sostenere ancora Berlusconi né come possa esserci un 32% di corrotti che dalla sua parte ci sta per un bieco interesse materiale, come la Lega.
Il Pd, nemmeno davanti a tali crimini, riesce a crescere dal suo zoccolo fisso e abulico del 26% e appare ormai come un troncone morto, privo di progetto, di ideologia politica o sociale, di nerbo e di leader, un corpo agonico e inservibile che non riesce a disfarsi né a diventare opposizione, di cui non si vede l’ora di vedere la fine.
In crescita Lega, Di Pietro e Grillo, che sale al 3%, troppo piccoli per costituire un’alternanza. E il tragico è che, mentre il corpo criminale di B si sta sciogliendo nell’acido dei suoi crimini, nessuna alternativa a B è visibile all’orizzonte. E di questo crimine politico, Bersani, Veltroni, Violante, Franceschini, Letta, tutti quelli che si sono rifiutati di attaccare o demonizzare B e che anzi si sono offerti per nuove bicamerali di merda, nuovi patti presidenziali, nuovi rifiuti ad autorizzazioni a procedere contro parlamentari inquisiti, nuove candidature disonorevoli come de Luca o Loiero, e soprattutto lo sporco e colluso D’Alema .. di questo porteranno la dannazione per sempre.
Mentre fatti gravissimi scuotono il paese mettendo a nudo un livello intollerabile di corruzione e criminalità insediata ai vertici dello Stato, la Lega continua nella sua marcia verso il potere, insensibile a qualunque idea di giustizia o di onestà, protesa solo all’arraffamento di quanto più denaro e potere può, come nemmeno un criminale incallito potrebbe fare, indifferente alla rovina che sta abbattendo l’Italia.
Ormai non siamo più allo scontro politico o alla differenza ideologica, siamo alla depredazione più abietta di tutto l’esistente. Bossi continua ciecamente a sostenere il criminale Berlusconi e il suo entourage di nani, puttane e cricche becere e spregevoli di faccendieri di infimo livello capaci di manovrare persino le più alte cariche del CSM o di fare nomine altissime in magistratura.
Mentre il paese è stroncato dai tagli insensati e antidemocratici di Tremonti a servizi essenziali che dissangueranno i cittadini con sofferenza di tutti, prosegue la corsa infame alla rapina. Le Regioni si scannano per 5 o 7 MLD di tagli, mentre la sola eliminazione delle Province avrebbe dato 14 MLD di utili, rendendo inutili i tagli alla sanità, ma la Lega ferocemente si è opposta per non perdere le sue mangiatoie locali. 5 o 7 MLD di contenzioso, quando si regala quasi un MLD alla sola ‘scuola padana’ della moglie di Bossi !!!
Oggi una neonata è morta per mancanza di un’autoambulanza. Questa è la prima bambina assassinata da Bossi, altre ne seguiranno. La Lega si vergogni! La sua disumanità e la sua ferocia farebbero vergognare un lupo famelico!
Si tagliano servizi indispensabili ai cittadini, mentre alla vigilia delle dimissioni l’immondo Scajola spendeva la spropositata cifra di 146 milioni per l’inutile porto di Imperia, stimato in 29 milioni, con 1.440 posti barca e 117 appartamenti insieme a Caltagirone, il consuocero di Scajola e la cricca Balducci e Fiorani.
Intanto gentuccia come La Russa si diletta a creare i Nuovi Balilla, i gruppi DUX, e non pensa minimamente a chiudere l’atroce e inutile fronte afgano che ci costa 2 milioni di euro al giorno, più 30 MLD in nuove armi.
Truffatori come Bertolaso che hanno speculato sul terremoto restano al loro posto. Non viene dimesso l’indegno Verdini che ogni giorno viene scoperto in nuovi scandali.
Gentucola come la Meloni pensa a chiedere e ottiene soldi per il Fuan o Ordine Nuovo.
Mentre i malati muoiono per tagli alla sanità, Berlusconi sfora senza vergogna di 1 MLD e mezzo per le spese della sua corte di faccendieri e sgualdrine.
Mancano i soldi per le autoambulanze e la benzina della polizia, ma la Lega si fa versare un Miliardo e mezzo per pagare le multe europee degli allevatori disonesti che hanno sforato sulle quote latte, insultando gli onesti che hanno rispettato la legge.
E l’inutile Napolitano, incapace persino di bloccare una legge anticostituzionale, continua a tenere una corte priva di senso che 10 anni fa era già di 1.859 addetti, 5 volte quella della regina d’Inghilterra, come non ha nessun capo di stato europeo, il cui costo è salito in 10 anni del 61% e per cui persino quest’anno si è provveduto a nuove assunzioni! Una assoluta vergogna! Il cui costo non ha fatto che aumentare! Alla faccia dei cittadini che soffrono o delle bambine che muoiono!
Nella corte di Napolitano c’erano 274 corazzieri, 254 carabinieri, 213 poliziotti, 77 finanzieri, 21 vigili urbani e 16 guardie forestali. Che starebbero meglio altrove e non a fare la guardia a un vecchio bacucco!
E, intanto che queste gravissime cose accadono, a nulla pensa la Chiesa se non a tenere ben protetti i suoi scandalosi stupri pedofili, mettendoli al riparo dalla giustizia penale, mentre intasca facili e intollerabili guadagni per lo splendore dei suoi palazzi e l’aumento della sua ricchezza, insensibile anch’essa verso scandali e corruzione di una politica, contro cui il Papa non ha ancora espresso la minima parola di condanna, in un silenzio mortale e connivente, mentre sembra intenta solo a far parte ghiotta di spartizioni, per quanto infami esse siano, in cenette innominabili che vedono la seconda carica dei Vaticano in abboccamenti vituperevoli in nome di un potere per il potere senza misura e senza vergogna, ché ormai niente questa Chiesa ha a che fare non dico col cristianesimo, ma nemmeno con la dignità di una organizzazione che voglia minimamente chiamarsi “religiosa”.
Questa è l’Italia, insensata e disperata, ormai priva di valori e di senso.
E di questo peggio non si vede mai la fine.

Don Aldo Antonelli
C’è un momento per tacere ed un momento per parlare“, si legge nel terzo capitolo del Qoelet. Ora penso sia il tempo per gridare. Gli scandali ormai all’ordine del giorno sono cronaca quotidiana in questo paese in ginocchio al punto da non scandalizzare più!
Ho voluto di proposito stare in silenzio, ma a che pro? La democrazia è stata sventrata di ogni coscienza. Lo Stato è in mano ad una banda di deviati e corrotti senza misura. La chiesa anch’essa in balia di cosche ormai fuori controllo da CL a Opus Dei.
E il segretario del papa che fa? Vestito da clown, come se fosse in un eterno carnevale, se ne va a cena con i vampiri, i sanguisuga, i ladri e puttanieri di stato. Gli ho scritto questa lettera aperta che ho dato alle stampe e che comunico anche a voi.
Cosa ci stavi a fare tu, cardinale di Santa Romana Chiesa, in quella casa trasformata in zoo, là dove famelicano in tresche e trame lupi rapaci come Geronzi, camaleonti bavosi come Casini, viscide bisce come Vespa, talpe prosseneti come Letta e, sopra tutti, la iena ridens, il corrotto corruttore per antonomasia: Silvio Berlusconi?
Qualcuno, malignamente, ha parlato di un tuo ritorno in casa, considerato che quell’appartamento un tempo era di proprietà di Propaganda Fide, la Nuova Immobiliare per i VIP della Capitale. Immagino avrai anche benedetto la mensa, di sicuro avrai stretto la mano a tutti, benedicendo le loro rapine, consacrando le loro consorterie e legittimando le loro pratiche lobbistiche. E così, come se non bastasse alla chiesa il grosso problema della pedofilia nascosta, tu ti fai in mille pur di trasformarla in un centro di riciclaggio di rifiuti tossici. Cristo amava i peccatori, ma questi erano poveri cristi che toccati dentro erano capaci di conversione. I delinquenti con i quali tu ami sollazzarti sono irredimibili come i ricchi epuloni della parabola. Per costoro più che la mano benedicente del cardinale compiacente necessiterebbe la sferza pungente del profeta dissenziente: “Le vostre mani grondano sangue… Allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni” (Isaia 1, 15…).
Ma tu non sei capace di tanto; abituato a tacere di fronte ai potenti, trovi invece la forza per alzare la voce contro i deboli. Il tuo silenzio di fronte a questi seviziatori di popolo si fa delitto alla stessa stregua del tuo strillare sulla testa dei deboli. Aduso come sei a coniugare delitto e solennità, ho paura che perfino tu sia irrimediabilmente perso.
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Laidezze
VV
Su La Sette chiedeva una giornalista a Sallusti, il viscido condirettore del Giornale, l’orrendo tizio smorto, così simile a un becchino o a un vampiro, quali riforme avesse mai fatto Berlusconi in 18 anni di governo politico del paese interrotto dai due faticosi bienni prodiani. Obama aveva detto di voler fare la riforma sanitaria e l’aveva fatta. Aveva detto di voler aprire alle energie alternative e l’aveva fatto. E lo aveva fatto, avendo contro gran parte del Congresso. Ma Berlusconi cosa aveva fatto in tutto questo lunghissimo tempo e con laute maggioranze, che non fosse solo di arricchimento alla sua azienda o di difesa della sua impunità? E Sallusti rispondeva con veemenza che Berlusconi aveva mantenuto tutte le sue promesse, a cominciare dalla prima riforma, la più importante, quella che il paese gli aveva chiesto come la prima cosa a cui teneva più di tutti per il bene di tutti: quella legge sulle intercettazioni che garantiva finalmente a ogni cittadino la sua privacy.
Ribatteva a tanta nefandezza Padellaro che agli italiani onesti delle intercettazioni ai criminali non importava proprio nulla, e si preoccupavano invece dei giovani senza futuro, della crisi dello sviluppo, della sanità che andava a ramengo, della mancanza di lavoro, dello stato sociale che veniva meno, delle difese sociali che sparivano.
Ma il laido ribatteva senza ombra di impudenza: le intercettazioni.. le intercettazioni.. gli italiani vogliono prima di ogni altra cosa un blocco alle intercettazioni….
Buona per una volta la battuta di D’Alema: “Sallusti, ma vada a farsi fottere!”

Silvanetta segnala:
La P3, prodotto della P2
Verdini, Dell’Utri, Cosentino, Carboni, Marconi, Marra, Gargani, Lombardi, Martino, Caliendo, Martone, Miller, la lista della P3, sospettata di fare affari alle spalle dei cittadini, secondo i magistrati che stanno indagando, è destinata ad allungarsi.
Definizioni: “Quattro pensionati sfigati”, per il presidente del Consiglio Berlusconi; “Una cassetta di mele marce, ma l’albero è sano”, per il ministro Tremonti.
Invece per il pm Capaldo: “Una società occulta, devastante, che condizionava le istituzioni”. Esattamente quello che avvenne con la P2 di Licio Gelli, una società segreta fatta di esponenti politici, delle istituzioni e della magistratura.
Sarebbe un errore dire che nulla è cambiato. La P2 era l’inizio di un percorso che doveva servire a cambiare la società attraverso un potere in grado di sottrarsi al controllo democratico, la P3 è il suo prodotto, è la dimostrazione che da allora nulla si è interrotto, come ha sempre sostenuto lo stesso Venerabile, citando i piduisti presenti nel governo. La P3 è la dimostrazione che non sempre il bene vince sul male, e il male, purtroppo, attrae quando si trasforma in potere che addomestica sentenze, fa passare leggi, gestisce appalti (oggi l’eolico in Sardegna, prima la ricostruzione dell’Abruzzo, prima ancora i termovalorizzatori in Campania).
Che differenza c’è tra la P3 e la camorra, tra la P2 e la mafia? In comune hanno lo stesso fine: fare affari nella illegalità. Le parole di Tina Anselmi, che fu presidente della Commissione parlamentare sulla P2 sono illuminanti:
“La Commissione aveva dato al Parlamento un rapporto, grazie al quale avrebbe potuto andare più a fondo nella conoscenza dei fatti. Questo ancora oggi lo stiamo pagando, purtroppo ancora non tutto è stato chiarito”.
È morta la signora Eleonora, la vedova di Aldo Moro, che giustamente mai perdonò la Dc per la morte del marito. Per individuare il covo delle Br dove lo statista fu incarcerato si arrivò ad inventare una seduta spiritica (per non rivelare la fonte della soffiata), da cui emerse un nome: Gradoli. Qualcuno pensò al paese vicino a Roma e non alla via. Se quei servizi segreti, quei politici che si prestarono alla farsa, avessero fatto il loro dovere di cittadini, l’Italia avrebbe potuto avere una storia diversa. Quando un Paese non vive nella trasparenza delle istituzioni è un Paese che rischia la condanna di non essere democratico.
da Il Fatto Quotidiano 
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Canto e controcanto finale 
Lucio Garofalo

B e alcuni esponenti della sua cricca, tra cui Dell’Utri, sono assediati da inchieste giudiziarie e campagne di stampa incalzanti.
Il consenso dell’opinione pubblica è in netto calo, benché i recenti risultati elettorali non abbiano registrato un crollo verticale. Ed è sempre più facile cogliere segnali insistenti che attestano la parabola discendente di B, per cui dobbiamo temere un micidiale colpo di coda del boss di Arcore e della sua banda di malfattori. Infatti, è sempre più netta la presa di distanza nei confronti di B da parte dei cosiddetti “poteri forti”, soprattutto i centri occulti che da sempre condizionano in modo infausto e sanguinoso la vita del Paese: mafia, massoneria, servizi segreti anglo-americani, ecc.
Un regime, quello di B, che non ha mai osato opporsi seriamente al potere della mafia, delle compagnie assicurative private, delle banche e della grande finanza, delle multinazionali del petrolio, delle armi e dei farmaci, dei servizi segreti, dell’establishment bellico americano, dei centri affaristici e criminali che condizionano inesorabilmente il destino di un sistema “democratico” in cui ci concedono semplicemente la “libertà” di votarli, ovvero la “libertà” di scegliere ogni 5 anni i padroni da cui farci sfruttare. Un regime corrotto fin nel midollo, che si è sempre mostrato “forte con i deboli e debole con i forti”, abituato a colpire i soggetti più indifesi, a cominciare dai più disperati, come i terremotati abruzzesi o i migranti visti come “indesiderabili” da perseguire alla stregua dei peggiori criminali, mentre sono ben accetti solo in quanto merce umana, cioè manodopera da sfruttare a bassissimo costo. Un regime che ha già evidenziato una matrice autoritaria e sovversiva nella volontà (dichiarata) di sfasciare le istituzioni, i diritti e le garanzie costituzionali.
Il pericolo costituito dal nuovo fascismo al potere, si presenta in misura più grave ed inquietante rispetto al passato, specie se si considera il mix di populismo e neoliberismo sfrenato che caratterizza il blocco sociale che fa capo a B, per la semplice ragione che si maschera sotto una veste solo apparentemente legale e democratica… Si è compiuta la “metamorfosi” della dx neofascista e leghista per accedere al governo della nazione, sdoganata e traghettata al potere dal populismo berlusconiano. Quello di B è apparso sin dalla nascita come un regime isterico e demagogico, pronto a cavalcare gli umori delle masse inferocite da campagne xenofobe che istigano i peggiori istinti umani. Ma soprattutto pronto a servire ed ossequiare gli interessi che fanno capo ai centri capitalistici e finanziari dominanti, legali o illegali che siano. Altro che “governo forte”! Nella storia italiana non c’è mai stato un governo davvero forte e coraggioso, capace di contrastare e ridimensionare i poteri più influenti e determinanti. Sin dagli albori post-unitari, durante la cosiddetta “età liberale”, quindi nel periodo giolittiano, successivamente nel ventennio fascista, infine nell’epoca repubblicana, nessun governo ha avuto la forza e il coraggio di affrontare le sfide più ardue e decisive, provando a combattere in modo drastico lo strapotere della finanza massonica e della malavita mafiosa, evidentemente colluse con il potere politico istituzionale. La stessa dittatura di Mussolini esercitò un intervento repressivo solo verso le fasce più deboli della società, emarginando e perseguitando i dissidenti, mettendo al bando ogni opposizione politica, sociale e sindacale. Mentre fallì miseramente nel tentativo di combattere il banditismo e la mafia siciliana. A tale proposito è opportuno ricordare l’impegno militare svolto dal “prefetto di ferro” Cesare Mori, che fu la carta giocata da Mussolini, ma che presupponeva una lotta inflessibile contro le più alte gerarchie dell’apparato fascista. Un progetto impossibile, o velleitario. Mori adottò una strategia che infierì soprattutto sulla mafia rurale e sugli strati inferiori, lasciando intatto il sistema di potere dei grandi latifondisti agrari che avevano usato i mafiosi per soffocare nel sangue le rivolte e le rivendicazioni delle masse contadine, così come si avvalsero dello squadrismo fascista e dello stesso Mori. Il quale nel 1927 fu nominato senatore del regno mentre Mussolini dichiarava solennemente alla Camera che “la Mafia è sconfitta”. In effetti, i metodi brutali usati da Mori suscitarono un diffuso malcontento nella popolazione siciliana, che identificò nelle forze di polizia un esercito di occupazione e nello Stato un nemico straniero di cui diffidare a futura memoria. Una diffidenza acuta e viscerale che si è perpetuata nel tempo fino ad oggi.
Il neoduce di Arcore non è stato capace di sottrarsi ad una logica di servilismo verso il sistema di potere massonico e mafioso che condiziona la vita del Paese. Nel contempo, oggi quel sistema cerca di sbarazzarsi di un personaggio che, dopo aver svolto il “lavoro sporco”, è diventato scomodo e ingombrante.
Tra i limiti della leadership di B, al di là delle barzellette da viaggiatore di commercio, delle macchiette da avanspettacolo, dei comportamenti da camorrista e gestore di night club, affiora soprattutto un’immagine populistica, narcisistica e personalistica. Il sultano di Arcore ha una visione del potere politico molto originale, secondo cui contano solo i voti. La conta dei voti è essenziale in una democrazia parlamentare ed elettorale, ma non è determinante come aggiudicarsi l’appoggio dei poteri forti. Questa verità era evidente anche per la Dc che si procurò un’alleanza stabile con il Partito Repubblicano di La Malfa, che esprimeva gli interessi del gruppo Fiat, della Massoneria, dei servizi anglo-americani (CIA in testa), della Nato, di Mediobanca di Enrico Cuccia e di altri poteri centrali. Tutti sanno che è praticamente impossibile governare senza instaurare un rapporto organico con tali poteri, che B ha sempre temuto e ossequiato, ma di cui ora vorrebbero disfarsi. Questo dato B non sembra averlo compreso, o non sembra tenerne conto, anzi pare che abbia rifilato troppe “fregature” in virtù di un eccesso di megalomania e di narcisismo personale, per cui rischia di essere a sua volta investito da vendette e ritorsioni che potrebbero rivelarsi fatali. In tal senso vanno interpretate le recenti dichiarazioni rese da Gelli contro B, nonché alcuni atteggiamenti ostili e negativi provenienti da elementi della mafia e di altre associazioni occulte e criminali. Lo scenario politico che si affaccia all’orizzonte è un esecutivo utile a guidare la difficile transizione verso la fase post-berlusconiana e della Terza Repubblica, un’ipotesi prospettata nell’ottica della borghesia padronale italiana, sarebbe quella di un governo tecnico trasversale, appoggiato sia a dx che a manca. Per scongiurare la minaccia, già paventata da qualcuno, di elezioni politiche anticipate, si prospetterebbe l’ipotesi di un governo istituzionale per gestire l’attuale crisi economica ed approvare qualche riforma istituzionale ed eventualmente una nuova legge elettorale. L’ipotesi è caldeggiata dalle forze politiche che operano in modo trasversale per la formazione di un nuovo “grande centro politico” consacrato dai poteri forti, con in testa la Confindustria, il Vaticano e la Nato. Si tratta di un’ipotesi che procurerebbe solo iatture, lacrime e dolori alle classi lavoratrici, come dimostra la storia recente del Paese. Come insegnano le esperienze dei primi anni ’90 con i governi presieduti da figure prestate non dalla politica ma dall’economia, quali Ciampi e Dini. Occorre infine far presente che il berlusconismo è solo un effetto, non la causa del degrado antropologico, politico e culturale della società italiana, intossicata dai veleni generati da un capitalismo malato che non è più in grado di assicurare il benessere dei ceti medi che era fonte di consenso e stabilità sociale, ma al contrario sta accelerando e approfondendo la polarizzazione delle ricchezze e del potere ad esclusivo vantaggio delle oligarchie finanziarie e a discapito dei lavoratori. Perciò, l’unica alternativa utile agli interessi operai non può che essere un’opzione rivoluzionaria rispetto allo statu quo.

L’incantesimo che corrode la nostra democrazia 
Dino Greco
Il naufragio economico, sociale e persino morale cui è stato condannato questo Paese ha assunto dimensioni drammatiche e dio sa quanto ci vorrà per risalire la china, ammesso che la situazione non precipiti ulteriormente e che, giunti a toccare quello che parrebbe essere il fondo, non si debba scavare ancora. Al caos in cui ristagna la politica-politicante, assorbita in uno stucchevole, vacuo valzer intorno al vuoto, fa da contrappunto la chiarezza estrema, per chi ancora sia in grado di vederla, del segno che porta la manovra economica del governo.
Proviamo a dividere, sommariamente, il campo fra chi ne viene colpito e chi, invece, beneficiato.
Protestano i lavoratori dell’industria manifatturiera, del pubblico impiego, della ricerca, della scuola, della cultura, dello spettacolo, delle forze dell’ordine; protestano i pensionati, i giovani precari, le persone con handicap; manifestano, a costo delle botte, i terremotati dell’Aquila; insorgono le regioni e gli enti locali; scioperano i giornalisti e i magistrati; si mobilitano, come è loro possibile, i carcerati quando il loro grido inascoltato non si risolve tragicamente nel gesto estremo di togliersi la vita.
Lo spettro del dissenso è amplissimo. Specularmente troviamo, sulla sponda opposta, coloro che non hanno nulla, proprio nulla, di cui lagnarsi e che, anzi, sentitamente ringraziano. Sono i padroni, risparmiati da qualsiasi obolo da pagare al cosiddetto risanamento e affiancati con servizievole passività dal governo nelle politiche antioperaie. Sono gli evasori fiscali, già graziati dallo scudo fiscale e del tutto certi di vedere garantita la propria impunità. Sono i ricchi, di cui l’Istat rivela la crescente opulenza, che vedono i loro patrimoni al riparo da pur minime incursioni tributarie. Sono i faccendieri e gli speculatori di ogni risma che prosperano nel sottobosco del potere politico, che vivono di corruzione e di malversazione.
La domanda cui si deve provare a rispondere è come mai di fronte a questo scempio che devasta la vita dei molti onesti e remunera quella dei pochi manigoldi o privilegiati non trasformi l’indignazione in un rigetto ed in una rivolta corali.
Ancora: bisogna interrogarsi su come sia possibile che di fronte ad una sentenza della magistratura che conferma la provenienza mafiosa del capitale di rischio grazie al quale l’imprenditore Silvio Berlusconi costruì la propria fortuna, non susciti una reazione morale, prima ancora che politica, tale da mettere istantaneamente fine all’anomalia “bokassiana” che ingessa, come in un incantesimo, la vita civile dell’Italia, sprofondandola fra miasmi e veleni che ne stanno minando profondamente la tenuta democratica.
La risposta più immediata è che non esiste una via giudiziaria al riscatto democratico se, nel medesimo tempo, non entra in campo un soggetto, o una pluralità di soggetti, politici e sociali, capaci di organizzare e dare sbocco ad un’azione continua e risoluta, ad una lotta che non si risolva in una questua di corporazioni, o di lobbies, le une estranee e talvolta contrapposte alle altre, dove i più deboli fra i deboli saranno inesorabilmente destinati a soccombere.
C’è poi una risposta più remota, che racconta di come la deriva moderata ed incolore dell’opposizione parlamentare abbia nel corso degli anni sbiadito a tal punto il proprio carattere antagonistico e la propria alterità programmatica da perdere qualsiasi capacità di insediamento territoriale, di rappresentanza e di guida di un blocco sociale potenzialmente alternativo, per ridursi a vivere di pura improvvisazione. La diaspora a sinistra, come è noto, ha fatto il resto. E da quella perniciosa frantumazione non si è ancora trovato il modo di uscire.
Eppure, dai magmatici e tuttavia sempre meno episodici sussulti sociali, c’è molto da raccogliere e da imparare. Senza indulgere a tentazioni populistiche e a scorciatoie leaderistiche che quando infettano la sinistra non lasciano traccia positiva, ma scorie tossiche da cui è faticosissimo liberarsi. Può darsi che il processo di autocombustione che sta logorando dall’interno la maggioranza arrivi al <+Cors>redde rationem<+Tondo> e che il governo getti la spugna.
In tal caso, essendo difficile che la soluzione di un esecutivo emergenziale sciaguratamente proposto dal Pd possa avere qualche chance, occorrerà prepararsi.
A sinistra, voglio dire. Per non arrivare al prossimo appuntamento elettorale senza nulla avere pensato.
O peggio, per replicare la triste messa in scena dei celeberrimi capponi di Renzo.

DI PIETRO
Borsellino, sconfitta dello Stato
Sono a Palermo per ricordare Paolo Borsellino e la sua scorta, a 18 anni da quel giorno funesto, in via D’Amelio.
In via D’Amelio e a Capaci saltarono in aria i valori dello Stato, non soltanto le macchine investite dalle esplosioni.
Aveva ragione Antonino Caponnetto, fondatore del pool antimafia di cui facevano parte Borsellino e Falcone, quando, ripreso a caldo dalle telecamere, disse con la voce strozzata dal dolore: «E’ finito tutto, è finito tutto».
Borsellino, così come Falcone e molti altri dopo di loro tra forze dell’ordine e fedeli servitori dello Stato, furono uccisi da facce ancora senza volto che sappiamo essere oggi nelle istituzioni.
Celebrare questa giornata è un dovere morale per un Paese in cui la legalità sembra essersi dissolta nell’acido, ascoltando le sentenze e le testimonianze registrate nei processi degli ultimi anni.
Un senatore della Repubblica che definisce “veri pentiti” due assassini come i fratelli Graviano (guarda il video), può bastare per farci capire chi siede oggi in Parlamento. Dov’è la legalità? La legalità rappresenta ancora un valore per gli italiani? O è rimasto solo un gruppo di cosiddetti “manettari” a difenderla?
Se Borsellino fosse tra noi, oggi, avrebbe un gran da fare, forse. Certamente, però, sarebbe ancora vivo.
Nel XXI secolo la criminalità non ha più bisogno di uccidere, poiché elegge i suoi rappresentanti in Parlamento, li colloca nella magistratura, nelle Forze dell’Ordine, nell’imprenditoria.
E se Paolo fosse arrivato a scoprire realtà scomode, allora sarebbe stato semplicemente rimosso dall’incarico come è successo con de Magistris, Apicella, Forleo. Ma sarebbe ancora vivo.
Borsellino è morto nel ’92 perché rappresentava gli italiani che non volevano trattare con la criminalità.
Oggi essere un rappresentante della criminalità organizzata significa essere importanti e muovere le sorti del Paese. Oggi avere rapporti con la criminalità ti garantisce un posto in prima fila, un posto da senatore o addirittura da sottosegretario. Un posto al sole, insomma.
Oggi la criminalità è arrogantemente presente in ogni settore ed è la prima industria del Paese.
E’ presente più dello Stato tra la popolazione, offre lavoro, appalti, soldi e fortuna, e celebra anche lei la morte di Borsellino distruggendone le icone che lo ricordano.
Se Paolo fosse riuscito a portare a termine il suo lavoro, tenendo lontano lo Stato dalle mafie, vivremmo in un’Italia diversa. Borsellino aveva gli strumenti per cambiare le cose, e intorno a lui c’era una popolazione che lo sosteneva. Nel cuore dei cittadini lui era un eroe, mentre coloro che lo volevano ammazzare erano topi che si muovevano all’ombra delle fogne.
Oggi gli incontri tra politici e criminali avvengono alla luce del sole. I topi sono usciti allo scoperto e sono entrati in Parlamento.
Paolo in quel 19 luglio non aveva intorno solo la sua scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina) ma tutti gli italiani. Per questo con l’uccisione di Borsellino ha perso l’Italia intera.
Le agende rosse innalzate in cielo, oggi a Palermo, devono essere un punto da cui ripartire. Gli italiani, in questo giorno di ricordo, hanno una grande occasione per riflettere. I vari Dell’Utri, Cuffaro, Cosentino sono il prodotto di una deriva democratica per cui diversi servitori dello Stato hanno perso la vita negli anni ’90.
Il miglior omaggio alla memoria di Borsellino che i cittadini possano fare è quello di assumersi l’impegno di rigettare i topi nelle fogne. E con loro chi gli ha aperto i tombini.

Di Pietro
Lo statista del male
Tutti continuano a parlare dell’importanza della libertà di stampa, ma di questi tempi con questo Presidente del Consiglio, che ha asservito a sé l’intera informazione in Italia, diventa difficile richiamare questo principio. Berlusconi, e ciò è chiaro a tutti, fa un uso distorto delle funzioni assegnategli dalla Carta Costituzionale e utilizza il suo ruolo per trarne profitto personale.
Il conflitto d’interessi che pende sul Presidente del Consiglio rischia di diventare la tomba della nostra democrazia. La responsabilità di tutte le forze politiche, esclusa l’Italia dei Valori, che non hanno voluto risolverlo, nemmeno durante la scorsa legislatura, è grandissima.
E’ una questione che va di pari passo con quella della legge elettorale attuale. Disposizioni che hanno ridotto le nostre Camere a serve del padrone e del Cesare di turno. Infatti, grazie a quella legge, la maggior parte dei parlamentari ha annullato la propria coscienza e dimenticato il senso di responsabilità che dovrebbero avere di fronte ai cittadini.
Il dittatorello di Arcore ordina e i suoi fedeli obbediscono. Così il TG 1 propina solo ciò che riportano le veline di Palazzo Chigi, sbianchetta la voce dell’Italia dei Valori e parla di un Paese che non esiste.
In Parlamento la situazione è analoga: Berlusconi chiama e i suoi fedeli eseguono: presentando norme per garantire l’impunità al dittatorello e per eliminare gli ultimi residui di libertà. Così ci ritroviamo il disegno di legge intercettazioni con lo scopo di mettere il bavaglio ai giornalisti, di bloccare il lavoro dei magistrati e di zittire uno degli ultimi baluardi del sistema informazione, ossia la rete.
Non so se in Parlamento riusciremo a rivoltare come un calzino questo provvedimento liberticida, ci proveremo con tutte le forze, ma ho i miei forti dubbi, conoscendo i numeri della maggioranza e soprattutto i cuor di leoni che stanno nel Pdl.
Sono disposizioni criminogene e in quanto tali vanno ritirate. Questa legge elettorale calza a pennello a questo dittatore perché rende succubi i suoi parlamentari e rende forte lo statista. Si, ho detto proprio “statista” perché oggi i suoi lacché gli hanno assegnato il premio di miglior statista, e forse hanno ragione in fondo è uno statista però del male perché è riuscito in poco tempo a mettere tutti gli italiani nel suo sacco, prendendoli in giro e privandoli di risorse economiche e di libertà. Il cambiamento della legge elettorale e la risoluzione del conflitto d’interessi sono i due temi su cui costruire la coalizione che dovrà proporsi come alternativa a questo Governo.
Si parte da qui e non con un Governo delle larghe intese perché i numeri di questa maggioranza sono schiaccianti e sono sicuro siano pochissimi i parlamentari del Pdl disposti a disobbedire a chi li ha messi in Parlamento.
A questo punto prima si va a votare è meglio è, se no questo statista ‘de noantri’ rischia di trovare l’ennesima scappatoia.

Casta, non se ne può più
Giuseppe Ideni segnala
Scorte, l’Italia non ha paragoni con il resto d’Europa: 100 milioni l’anno per tutelare anche chi non ne ha bisogno. In tutto 650 persone, soprattutto giudici e politici. Intanto a Roma molti commissariati chiudono alle 20 per mancanza di personale. Passi per le più alte cariche dello Stato, passi per i magistrati Antimafia, ma quando si vedono i servizi di scorta assegnati a “semplici” politici o ai figli di qualche personaggio importante, i conti non tornano. L’Italia ha un apparato scorte che non ha paragoni col resto d’Europa, una macchina che ci costa circa 100 milioni di € ogni anno. Ma che soprattutto toglie uomini delle Forze dell’ordine a servizi che sarebbero molto più utili per la popolazione, vedi il controllo del territorio, e che invece sono e saranno sempre più carenti. Fonti bene informate riferiscono che nel nostro Paese sarebbero circa 2.500 gli uomini (tra poliziotti, carabinieri e finanzieri), impegnati quotidianamente nei servizi di scorta e tutela, e in quelli di vigilanza ai luoghi sensibili. 650 le persone che ne usufruiscono: al 1° posto i magistrati, poi politici, diplomatici, generali, testimoni di giustizia, giornalisti, sindacalisti, imprenditori e qualche religioso. Solo a Roma ci sono 3.500 persone che ogni giorno scortano qualcuno. Oltre alle tutele fisse, quelle che vengono predisposte giorno per giorno con turni di accompagnamento di qualcuno. E tra questi qualcuno ci sono anche il figlio di Schifani (20 uomini per la sua scorta) e quello di Paolo Berlusconi, che quando vengono a Roma hanno diritto a 2 agenti di scorta al giorno.
Il numero complessivo delle persone da proteggere si aggira attorno a un centinaio. Questo significa poco più di 500 uomini delle Forze dell’ordine, cui vanno sommati quelli che prestano servizio di vigilanza sotto punti sensibili o sotto le abitazioni di persone da proteggere. Si tratta comunque di numeri poco giustificabili. Il godimento della scorta è, naturalmente, bipartisan. Sempre secondo il Consap, tra i politici ci sarebbero per esempio l’ex ministro Pdci Oliviero Diliberto, il capogruppo dei senatori della Lega Federico Bricolo (che ha una scorta di 4 persone), il presidente della Commissione Difesa del Senato Giampiero Cantoni (2 uomini), l’onorevole Marco Minniti (5 agenti). Il senatore Carlo Vizzini ha 8 uomini al seguito, l’onorevole Mario Baccini ne ha 5. Stesso numero per Maurizio Costanzo“. L’ultima assegnazione è arrivata proprio ieri ed è toccata al da poco sottosegretario alla Semplificazione amministrativa, il leghista Francesco Belsito.
L’assegnazione delle scorte viene decisa dall’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis), che fa parte del dipartimento di Pubblica sicurezza, quindi del Viminale. Lo spreco è sotto gli occhi di tutti. Soprattutto in un momento in cui, sia a livello centrale sia a livello periferico, si taglia per mancanza di risorse e si chiudono a Roma gli Uffici emergenza e Pronto intervento nei turni serali e notturni in diversi commissariati. Mentre l’ex ministro Scajola gira ancora con la scorta di 8 uomini, i cittadini di Trastevere (come quelli di altri 18 commissariati) dalle 20 in poi troveranno le porte chiuse in caso di necessità.
La casta continua a proteggere solo se stessa.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 luglio 2010

Di Pietro
Dove sono gli italiani

La seconda Repubblica sta cadendo sotto i colpi di un nuovo scandalo giudiziario. L’inchiesta sull’eolico e sulla cosiddetta P3 ha messo all’angolo il governo. Esponenti di prim’ordine di questa classe dirigente fanno politica per il loro tornaconto, nulla di nuovo. Sono affaristi che tramutano il potere ottenuto col consenso elettorale in quattrini. Ma in tutto questo bailamme senza fine mi chiedo dove sia finito il cittadino italiano.
L’Italia è una nazione che non si indigna più. La rabbia è un sentimento che sembra non appartenere più al Paese. Dov’è finita, ad esempio, l’Italia ferita e arrabbiata che ho visto durante i funerali di Paolo Borsellino? B nega l’esistenza della P3 e parla di una montatura. Smentisce, con una bella faccia tosta, il certo e il provato. Nonostante le carte processuali, infatti, e le intercettazioni, le stesse che vorrebbe abolire e dalle quali emerge il quadro di una situazione indecente e preoccupante. Eppure alcuni cittadini mantengono delle riserve e dei dubbi sulla disonestà di questo governo. Eppure i sondaggi sembrerebbero non punirlo, lo darebbero ancora capace di vincere le elezioni.
In Inghilterra un ministro si è dimesso perché nella sua nota spese sono finite due cassette porno, in Italia Brancher viene fatto ministro per evitargli un processo per ricettazione.
Nel nostro Paese chi prende e dà mazzette fa carriera, dentro e fuori le istituzioni. Sembra che la mazzetta non sia un problema dei cittadini. Alcuni non comprendono che le tangenti tolgono loro scuole, marciapiedi, servizi, ospedali.
L’Italia non ha più spirito collettivo. L’unico motivo che ha scaldato le piazze è quello del lavoro. Il cittadino scende in piazza solo quando il suo stipendio è a rischio. Quando i suoi interessi vengono toccati direttamente. Se poi c’è un Paese che cade a pezzi, sotto i colpi di un governo di imbroglioni, tutto scorre con tranquillità, quasi fosse normale.
Sono diventate una prassi anche questioni scottanti e delicate come quelle che riguardano la Rai. Con la direzione sciagurata di Minzolini il Tg1 non informa più. Non ha parlato della P3, ha nascosto le vergogne di Brancher e Cosentino, non parla di Cesare, non ha mai detto ai telespettatori che pagano il canone a chi si riferiscono i membri dell’associazione segreta quando usano questo pseudonimo. Un quadro desolante che coincide con lo share in picchiata. L’Italia dei Valori non ha voluto partecipare alla spartizione delle poltrone dell’azienda pubblica e per questo è stata penalizzata in termini di presenze sui tg. Le forze d’opposizione dovrebbero ritirare dal Cda Rai i propri rappresentanti e fare in modo che il servizio pubblico ritorni in mano ai cittadini e che la gestione venga affidata ai professionisti dell’azienda. Altrimenti si rischia di essere complici del ‘direttorissimo’ Minzolini che sta distruggendo la storia del Tg1. Fra le sue malefatte ricordiamo l’isolamento e la cacciata di professionisti come Margherita Busi e Tiziana Ferraro ed altri, giornalisti dalla schiena dritta che hanno la ‘colpa’ di aver deciso di contrastare la deriva minzoliniana.
L’italiano è fatto così: finché qualcuno non lo tocca personalmente, riesce a tollerare di tutto. E questa si chiama complicità. Per fortuna non tutti sono così.
Comunque, a prescindere dal lavoro dei magistrati e da quello che ne verrà fuori, a prescindere da Cesare e dai suoi fedeli, l’Italia oggi ha un bisogno primario: cambiare cultura. Il nostro Paese deve riscoprire la rabbia e l’indignazione. E lo deve fare ogni giorno. Perché indignarsi è un diritto ed un dovere. Perché indignarsi è l’unica strada per rivoltare l’Italia e rifarne una nazione civile.
Finché gli industriali non cacceranno via Berlusconi dalle loro convention, fischiandolo invece di applaudirlo, l’Italia sarà sempre terra fertile per i corruttori, e non ci sarà solo la P3, ma anche la P4 e così via.
Il problema è culturale. Il problema della mafia è anche un problema del cittadino lombardo, il problema della Val di Susa è anche un problema del cittadino calabrese, come l’acquedotto pugliese è anche un problema dei piemontesi. Finché non ci sarà questa convinzione, l’Italia rimarrà sempre terra di concime per la corruzione. Non credo, in questo senso, che mandare a casa Berlusconi senza riscoprire una nuova cultura dello Stato, possa risolvere il problema.

Renato Mazza segnala:
Marco Travaglio
Ricapitolando. Il premier B. ha due processi per frode fiscale e appropriazione indebita, uno per corruzione giudiziaria e un’indagine per minaccia a corpo dello Stato, senza contare prescrizioni, reati depenalizzati (da lui), amnistie, insufficienze di prove, le archiviazioni per decorrenza termini. Il suo braccio destro Previti è un pregiudicato per due corruzioni giudiziarie. Il suo braccio sinistro Dell’Utri è un pregiudicato per false fatture e frode fiscale, poi ha una condanna in appello per mafia, un processo per estorsione mafiosa, uno per calunnia pluriaggravata e un’inchiesta per associazione segreta (la P3). Il suo coordinatore Verdini è indagato per corruzione e P3. Il suo vicecoordinatore Abelli l’hanno appena beccato a prender voti dalla ‘ndrangheta. I suoi ministri Matteoli e Fitto sono a processo, l’uno per favoreggiamento, l’altro per corruzione. Altri due, Bossi e Maroni, già pregiudicati.
Fra i sottosegretari, Letta e Bertolaso sono indagati, Brancher è imputato, Cosentino ha un mandato di cattura per camorra e i pm di Roma stanno valutando la posizione del viceministro della Giustizia Caliendo, detto “Giacomino” dai compari di P3. Questo governo-lombrosario gode della piena fiducia (35 volte in 2 anni) del Parlamento, e ci mancherebbe: lì siedono 24 pregiudicati e 90 fra imputati, indagati, prescritti e condannati provvisori. Anche al Parlamento europeo ci rappresentano condannati (Patriciello, Borghezio, Bonsignore) e indagati (tipo Mastella). In omaggio al federalismo penale, frequentano assiduamente procure e tribunali un bel po’ di sindaci: dalla Moratti (indagata per smog e abuso) a Tosi e Gentilini (condannati per razzismo), da De Luca (imputato per associazione per delinquere, concussione, truffa, falso) a Cammarata (inquisito per abuso). E sono indagati 5 governatori regionali su 20: Formigoni (smog),Lombardo (mafia e abuso), Scopelliti (imputato per omissione d’atti d’ufficio e di recente beccato a cena col boss), De Filippo (favoreggiamento), Iorio (concussione e abuso). L’ex governatore siciliano Cuffaro, condannato in appello a 7 anni per favoreggiamento mafioso, è imputato per concorso esterno e il pm ha appena chiesto per lui altri 10 anni di galera. I vertici della Protezione civile vagano fra l’ora d’aria e i domiciliari. Indagati pure il cardinale Sepe e un paio di gentiluomini di Sua Santità.
L’erede al trono Vittorio Emanuele di Savoia è imputato per associazione a delinquere. Ottimi anche due presidenti emeriti della Corte costituzionale: Mirabelli era intimo del faccendiere Pasqualino Lombardi; Baldassarre è indagato per millantato credito. L’ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, è sotto processo per l’aggiotaggio delle scalate bancarie. Ben piazzato il Gotha di Confindustria, col gruppo della presidente Marcegaglia che ha patteggiato per corruzione e il padre della Emma, Steno, fresco indagato per smaltimento illegale di rifiuti tossici. Il gruppo Fiat-Agnelli sfila in tribunale con Gabetti e Grande Stevens, la Telecom modelloTronchetti con gli spioni della Security, e poi Fastweb, Parmalat, Finmeccanica, Unipol, Impregilo, Ligresti, Geronzi…
Ottime le performance di forze dell’ordine e servizi segreti: il Sismi di Pollari & Pompa alla sbarra per i dossier illeciti; il capo del Dis, De Gennaro, condannato in appello a 16 mesi per istigazione alla falsa testimonianza sui pestaggi del G8, per i quali hanno collezionato 73 condanne fra dirigenti e agenti della Polizia; una dozzina di 007 indagati per i depistaggi sulle stragi; l’ex comandante della Gdf, Speciale, ha rimediato in appello 18 mesi per peculato; il comandante del Ros, generale Ganzer, s’è appena guadagnato 14 anni in 1° grado per traffico internazionale di droga, mentre il predecessore Mori è imputato per favoreggiamento a Provenzano e indagato perché ai tempi delle stragi trattava con Cosa Nostra, infatti godono entrambi della “piena fiducia” del governo, e anche del Pd. Ma noi, dico noi miseri incensurati, dove abbiamo sbagliato?
http://www.ilfattoquotidiano.it 
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Don Ado ci scrive:
Padre Ernesto Balducci scriveva: “Quando non ci sarà lo schiavo che alimenta i profitti del padrone e quando non ci sarà l’uomo che dovrà vergognarsi del colore della propria pelle, quando queste cose non ci saranno, allora potremo parlare di Dio“.
E’ per questo che voi non mi sentite mai, o quasi, parlare di Dio. Sto zitto anche per riparare a tutte le scempiaggini che si dicono di Lui. “Credo nell’esistenza di Dio, malgrado tutte le sciocchezze che mi hanno detto per farmelo credere”. (Pitigrilli).
Dovrei quindi stare zitto, ma il vangelo di domani mi impone di parlarne. Si tratta del famoso passo della visita di Gesù alle sorelle Marta e Maria; vi ricordate?
L’evangelista Luca scrive: “Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Non voglio restare prigioniero della classica, ma tutta clericale, disputa tra l’”Ora” e il “Labora”, tra la vita “attiva” e quella “contemplativa”, distinzione che ha impoverito il lavoro dentro i parametri delle “opere servili”, proprie degli schiavi da una parte ed ha romantizzato la riflessione-meditazione-pensiero nei compiti alti delle caste privilegiate dall’altra. Quello che emerge chiaro da questo brano e che non si dice da nessuna parte è che il Dio che si manifesta in Gesù non è un dio che vuol farsi servire ma un Dio vuol essere ascoltato!
I cristiani, allora, non possono ridursi ad essere i fattorini di chicchessia, schiavi di ordini sovrani, ma devono avere antenne speciali per ascoltare voci che provengono da ogni dove, soprattutto dalla parte povera, oppressa, schiavizzata della società. Là dove ha detto di risiedere: Lui, il Dio di coloro che non contano.
Buona domenica.
Aldo
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Notizie flash
Paolo De Gregorio
-Nelle nuove disposizioni del Vaticano contro il fenomeno delle numerosissime deviazioni sessuali (di ogni genere) dei preti, non c’è l’OBBLIGO di denunciare alla magistratura ordinaria i fatti di pedofilia e molestie sessuali, di cui i vescovi vengono a conoscenza.
Siamo alle solite! La Chiesa si chiude a riccio nei suoi fumosi e verbosi tribunali ecclesiastici, così omertosi e così disposti a omettere, celare, perdonare, riparare, sopire, in una immutata e immutabile tradizione di silenzio e omertà.
Sento invece, dai soliti leccapied,i di una svolta severa ed intransigente voluta dal “pastore tedesco” che però si “dimentica” che i preti sono cittadini come gli altri, usufruiscono di assistenza sanitaria e pensioni, e se commettono reati penali devono essere denunciati alla magistratura ordinaria, mentre i tribunali ecclesiastici si devono occupare solo di questioni legati ad interpretazioni della fede e della dottrina.
La “svolta” di severità non c’è stata, come al solito ha vinto la Curia degli affari e dei politicanti, che ha il solo scopo di nascondere i problemi e gli scandali, e lasciare le cose come sono sempre andate.
-Philippe Daverio, quel pallone gonfiato che se non ci fosse la TV nessuno conoscerebbe, specialista nel vestire eccentrico e nello sparare idiozie sull’arte e la cultura, e per questo gonfiato di soldi dalla nostra assurda società dell’immagine, viene assunto dal sindaco di Palermo quale direttore artistico del “Festino di Santa Rosalia”. Il Comune di Palermo, in dissesto finanziario, con la monnezza per le strade, con i disoccupati sotto il palazzo comunale, per bocca del Sindaco Cammarata dichiara: Daverio è un tassello importante nel mio progetto di qualità. Sta di fatto che i disoccupati, accampati davanti al Comune, venuti a diverbio con il pallone gonfiato, sono stati apostrofati come “disoccupati di merda, provocatori, non avete la casa perché non avete le palle”, ricambiato dai disoccupati con sputi e insulti vari.
Mai la politica è stata così distante dai veri problemi sociali e sembra veramente ballare sul ponte del Titanic.
p.s.
Propongo di dare il Nobel per la PACE ai disoccupati di Palermo. Venire insultati da un satollo intellettuale, un essere socialmente inutile, un parassita, che prende soldi dal Comune che non li trova per i disoccupati, e non linciarlo è un atto eroico che merita il massimo riconoscimento.

Don Aldo
Ho sempre pensato che i ricchi, poveretti, si accontentano di poco.
Quelli che, malati di bulimia predatoria, vanno appresso al denaro e alle cose che sono il suo surrogato, coloro che presumono di possedere quando invece sono posseduti dai loro possessi.
Lo scrittore norvegese Arne Garborg il 12 dicembre 2005 scriveva: “Si dice che col denaro si compri tutto. No, non è vero. Potete comprarvi il cibo ma non l’appetito, la medicina ma non la salute, un letto soffice ma non il sonno, il sapere ma non il senno, l’immagine ma non il benessere, il divertimento ma non la gioia, i conoscenti ma non gli amici, i servitori ma non la fedeltà, i capelli grigi ma non la reputazione, giorni tranquilli ma non la serenità. Il denaro può comprare la buccia di tutte le cose. Ma non il seme. Quello non si può avere col denaro”.
E’ un problema di sensibilità, oserei dire “culturale”.
Così come culturale è il problema delle volgarità che lo psiconano vuol farci passare come “conquiste”.
..
LA ZANZARA
Gigliola
Pulviscolo d’ali, ci riserva
la natura, intorno ai rami,
ai fiori, gli stagni, gli animali.
Nei climi umidi e caldi,
le zanzare, di noi nutrono
le loro larve, perlustrando
ogni millimetro di pelle,
con quei ronzii d’assedio
ripetuti, avidi, insistenti
,
lasciandoci ponfi, bruciori,
risvegli, malcontenti.
Poco, valgono le usanze
di tener basilico
e copiosi vasi di geranei
ai davanzali, sui balconi.
Nei giardini, la magnolia
dai fiori bianchi, dal sapor citrino.
Lunghi filari di lavanda
ai bordi del giardino.

N’eran ghiotte le rondini
ormai lontane,
i pipistrelli, le rane.
L’uomo prova a combatterle
preventivamente,
con prodotti sconvenienti,
sia per loro che per l’ambiente.
Lui, ha raggiunto le più alte mète,
è approdato sulla luna.
Ha modificato a suo piacere

le armonie della natura.
Loro, sono la misura
di un limite evidente.
Chi si crede un dio,
non ha capito niente
.
……
Sauro manda
Ieri sera sono stato alla corte di via Pietralata, a Bologna dove si è esibito Rudy Marra, cantautore che non conoscevo.
it.wikipedia.org/wiki/Rudy_Marra
Ha cantato numerose canzoni del suo pur breve e succinto repertorio ( 4 album all’attivo) ed il brano che più mi è piaciuto e che trovo rappresentativo del suo modo di cantare è questo:
www.youtube.com/watch?v=cjCprOIlQSI
Facciamo finta, eh, facciamo solo finta.
Facciamo finta che un giorno mi sveglio e dico quello che voglio
come un pazzo senz’arte né parte, come uno che viene da Marte
che bussa alle porte, si mette in disparte e parla del mondo.

Facciamo finta che mi venga da dire che c’entra Dio col potere
col denaro, le scuole, le guerre, il pudore, il peccato mortale.
Ma chi è l’uomo vestito in bianco che parla al balcone
e quello in turbante che spiana il cannone cos’è? Ah religione?

Facciamo finta che mi venga da dire che è tutto un inganno
è un bisogno dell’uomo che non si spiega se stesso
e lo sciamano più furbo ha preso il comando
e si è inventato il mistero del cielo, del paradiso e l’inferno.
Facciamo finta.

Facciamo finta che per rilassarmi accendo la televisione
e guardando spettacoli vari mi turbi la coscia di quella che balla
e mi venga l’angoscia di un dubbio che striscia d’importanza vitale.
La differenza che passa tra una showgirl ed una mignotta
o quantomeno se mostrare il culo su un calendario
è diverso che mostrarlo in strada sul raccordo anulare.
Facciamo finta eh.

Cioé non mi viene neanche lontano pensare che in TV ci sono stelle firmate
che vanno in vacanza su barche da sogno parte dell’harem dello scieicco di turno
e che una volta, a suo tempo che era vivo mio nonno, si chiamavano zoccole
.
E’ che l’umano ha bisogno sempre di fare finta
è un animale imperfetto ha bisogno del falso per vivere a quello che c’è,
limitare lo sguardo a qualcosa che sembra reale,
mentre invece è soltanto illusione è un trompe l’oeil.

Ah, facciamo finta, solo finta.
Facciamo finta che mi vengano in sogno le pecore in gregge
e i cani lupo che fanno da guardia che tutto converga sia in fila perfetto
sia senza difetto sia dentro il recinto respinto ogni attacco da fuori.
E che mi vengano in mente certi signori che stanno al comando
seduti al governo con gli apostoli intorno
a destra, a sinistra, in alto, in basso, al centro, di lato, di sopra, di sotto.
Ma che facce di merda! Dicono il falso sapendo di dirlo ma sono convinti, ed è questo qui il punto, che sono convinti e convincono il mondo
e a me mi scappa di metterci il medio nel buco profondo
.
Facciamo finta facciamo solo finta.
Facciamo finta che mi metta a sentire canzoni alla radio
e a vomitare su tutto quello che passa il dj.
Facciamo finta eh.
Se no t’immagini quelli del coro che vengono a dire
“Perché tu chi sei? Ma quanto hai venduto? Ma chi ti conosce?
Né pop né rock né carne né pesce”.

E’ che l’umano ha bisogno sempre di fare finta
è un animale imperfetto ha bisogno del falso per vivere a quello che c’è,
limitare lo sguardo a qualcosa che sembra reale,
mentre invece è soltanto illusione è un trompe l’oeil.

Ah, facciamo finta.
Facciamo finta che io non abbia nient’altro da dire
per esempio sui giornalisti sportivi, sulla foglia maria,
sulla vita in diretta, sulle fotomodelle, gli stilisti finocchi, sull’inquinamento, sugli americani e sui talebani,
sui global, no global, i glocal, i marchi, i parchi, i porci, i piercing, i girotondisti.
Facciamo finta eh.

Facciamo finta che un giorno mi sveglio e dico quello che voglio.
Facciamo finta facciamo solo finta.
Anche perché sono convinto che la maggior parte non sa nemmeno cos’è un trompe l’oeil.


RIDIAMARO : – )
La P2: tre dame della San Vincenzo.
La P3: quattro pensionati sfigati
Era meglio la P1: Pippo e Peperino.
VV
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Berlusconi: “ Irresponsabili che giocano partite personali”
E infatti il mercato delle vacche e i giudici corrotti per il Lodo Alfano riguardavano solo verdini e soci!
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E per fortuna che Scalfari vedeva l’antistato nelle piazze dei grillini!
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JENA
ERE
Per un paio di millenni abbiamo vissuto nell’era volgare,
poi è arrivato Berlusconi ed è diventata volgarissima.
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CESARE
Cercasi Bruto disperatamente.
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DISPETTI
Berlusconi vuole vivere fino a 150 anni ma la sinistra ha già preparato un’efficace contromossa: “Facciamogli un dispetto, suicidiamoci”.
..
PIU’
Sostenere che Dell’Utri sia mafioso più che sbagliato è riduttivo.
..

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