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Ultimi sondaggi: il Pd prova a invertire la rotta. E nessuno vuole le larghe intese

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Dall’inizio dell’anno, e fino al momento del silenzio, 14 giorni prima del voto, ripubblichiamo i sondaggi diffusi dai media italiani sulla situazione politica
A venticinque giorni dal voto i partiti sembrano aver dato fondo a tutto l’armamentario di proposte: condoni, respingimenti, lotta all’islamizzazione, bonus a pioggia, misure economiche più o meno fantasmagoriche. Certo, le strade della fantasia applicata alla politica sono infinite e tutti aspettano, da ogni partito, l’arma finale, la proposta – o meglio: la trovata – in grado di determinare l’esito del voto del 4 marzo.
ATLANTE ELETTORALE Una chiave per leggere il voto italiano
L’ultimo miglio dei democratici. I numeri sembrano raccontare altro. Le tendenze e le percentuali sono più o meno stabili. E il discorso pubblico sembra, per adesso, incidere poco sulle opinioni degli italiani. L’unica lieve inversione di tendenza sembra essere quella relativa al Partito democratico.
Dopo aver toccato quota 22% nell’arco della scorsa settimana, i dem risalgono. Per Index Research ed SWG il Pd è al 23,8% e al 23,7%. Meno ottimista EMG che consegna al partito di Renzi il 23% dei voti. La soglia Bersani (25,4% il risultato del Pd alle politiche del 2013) è ancora lontana, il 33% di Veltroni nel 2008 è un miraggio e il 40% delle europee è un bel ricordo, ma i dem provano a risalire la china
Il centrosinistra supera il Movimento. L’intera coalizione di centrosinistra (dati EmG) è al 27,9%. Stabile – intorno al 2% – +Europa della Bonino, mentre Civica Popolare di Lorenzin sembra essersi assestata intorno all’1%. Lieve crescita anche per Insieme: è all’1,5%. A sinistra Liberi e Uguali oscilla tra il 5,4% e il 6,3%. Anche qui il valore del partito guidato da Grasso sembra essersi stabilizzato. Il lieve miglioramento del centrosinistra è a discapito del Movimento Cinque Stelle che fino a pochi giorni fa riusciva a sopravanzare l’intera colazione guidata da Renzi. Il partito di Luigi Di Maio cala di qualche decimale ma, in tutti i sondaggi, resta stabilmente in testa con una percentuale vicina, in media, al 27% con punte del 28,5%.
Il primato di Berlusconi. Inattaccabile quindi il primato del centrodestra a guida Berlusconi Salvini. Sempre sopra al 37%. Con Forza Italia primo partito della coalizione (16%) e la Lega a inseguire (14%) mentre Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e Non con l’Italia di Raffaele Fitto sono stabilmente accreditati rispettivamente del 5%  del 2,5%. In Lombardia la marcia del candidato di questa coalizione, Attilio Fontana, è senza rivali. Le ultime rilevazioni (EMG) lo danno al 45,6%, con un distacco di oltre dodici punti dal candidato del centrosinistra, Giorgio Gori.
Larghe intese, no grazie. Con questi dati ciò che è assicurato è la necessita di ricorrere a un governo di larghe intese. O a un governo del presidente. E qui c’è un’altra sicurezza: l’ostilità della maggioranza degli italiani a qualsiasi accordo trasversale dopo il voto. EMG ha rivolto ai suoi intervistati questa domanda: “Se non fosse possibile formare una maggioranza dopo il voto, sarebbe favorevole a un governo tecnico modello Mont?”. Il 35,8% non risponde. Solo l’8,5% è favorevole. Il “no” è a quota 55,7%.

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