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Tentato stupro a Milano: «Io salva con lo spray al peperoncino »

Agguato di notte in stazione. Nigeriano in cella, già denunciato per violenze

«Craxi il nigeriano» si ferma sulle scale. «Ha messo una mano sulla ringhiera, bloccandomi il passaggio». Pochi minuti alle 5, notte di sabato 21 luglio, esterno della stazione Garibaldi di Milano, la ragazza ha finito di lavorare. Deve prendere il treno. Fa ancora qualche gradino, poi è costretta a fermarsi: «Mi ha fermata. Non c’era nessuno. È arrivato a un centimetro dal mio volto e mi ha detto: “Ciao bella, ti voglio s…”. Poi mi ha messo una mano addosso». Lei risponde: «Lasciami stare». L’uomo vede che sta arrivando qualcuno. Si allontana. Ma la ragazza, a quel punto, ha la mente lucida per preparare il gesto che un quarto d’ora dopo la salverà dalla violenza: «Ho preso il mio spray al peperoncino e l’ho messo in un taschino alto della borsa, in modo da poterlo prendere con facilità se quell’uomo si fosse avvicinato di nuovo».

 

La seconda scena si svolge nel silenzio completo della stazione deserta, tra banchine e scale illuminate dai neon, dove la ragazza scende in attesa di un treno delle 5.25. Le telecamere di sicurezza la riprendono mentre cammina a passo svelto, sospettosa; ogni tanto si volta, ma non nota nessuno che la segue. Negli stessi filmati, poco dopo, viene però inquadrato un uomo con le spalle scoperte da una canottiera; cammina e si guarda intorno, come se cercasse qualcuno. «Quindici minuti dopo l’ho rivisto davanti a me. Ha detto: “Ciao bella, ecco dove eri”. Mi sono alzata per scappare. Mi ha raggiunta e afferrata, mi ha trascinata e spinta contro il muro». La ragazza non perde i nervi, tiene la mente lucida. «Mi toccava. Gli ho detto: “Lasciami le mani, dammi prima il tuo cellulare così facciamo le cose con calma”. Lui ha mollato la presa e sono fuggita sulle scale. Mi inseguiva. Ma lì sono riuscita a prendere lo spray al peperoncino e gliel’ho spruzzato in faccia. Poi sono corsa verso gli uffici della Polfer». L’aggressore, a quel punto, non è più in stazione.

Il giorno dopo i carabinieri della stazione «Moscova» e della compagnia «Duomo» hanno sulle scrivanie il racconto della ragazza. È molto dettagliato. E poi le immagini delle telecamere: una figura senza nome. Da identificare. E da cercare. La mattina del 30 luglio i carabinieri richiamano la donna in caserma. Le mostrano un album sullo schermo di un computer. Contiene 384 foto; potenziali sospetti. Ogni schermata, nove volti. Lei li osserva, si sofferma, sposta lo sguardo. È tesa e concentrata, decisa. Passano i minuti. Di fronte alla schermata 31, si blocca: «Eccolo. Sono sicura al cento per cento, ho la sua faccia stampata negli occhi. Mi è rimasta in testa». Collegata a quel volto, emerge la lunga storia criminale di Onyekachi Craxi Kecious, 31 anni, nigeriano, spacciatore di marijuana, precedenti anche per furto (dal 2009), qualche mese in carcere per droga, quasi un anno in galera da metà 2015 per un pestaggio con rapina, indagato infine a novembre 2017 per una «violenza sessuale in concorso» su un treno Lecco-Milano, più volte richiedente asilo politico e protezione internazionale (negati). L’inchiesta, seguita dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, è avanzata in parallelo con i poliziotti della Polfer della stazione «Garibaldi», che per giorni hanno setacciato la zona cercando quel volto ripreso dalle telecamere. Il 31 luglio un poliziotto a fine servizio lo incrocia mentre entra in metrò. Chiama i colleghi. Lo fermano.

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