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Roma, “Quei contratti di 28 giorni, 15 rinnovi in quattro anni”. Parla un ‘dipendente’ Sogin

Scelti attraverso una selezione pubblica, per titoli e colloqui, gli ottanta lavoratori della società rischiano di perdere il posto il 31 ottobre

Contratti della durata di 28 giorni. Alcuni rinnovati a pochi ore dalla scadenza, alla fine dell’orario di lavoro, con il cuore in gola per l’assoluta mancanza di certezza fino, appunto, a pochi minuti dall’ora X. Marco (il nome è di fantasia, ndr) è un “dipendente” della Sogin. È uno di quelli che il 31 ottobre, dopo quattro anni e mezzo di palpitazioni, di 15 rinnovi e di tre diversi contratti, dopo tantissima paura e ricatti, rischia anche di ritrovarsi senza lavoro.

Qual è la sua mansione?
“Sono geologo. L’Italia, dopo essere uscita dal nucleare con il referendum del 1987, per chiudere il ciclo del nucleare, sta istituendo il cosiddetto deposito nazionale. Io faccio parte del gruppo creato per progettare e localizzare questo deposito nazionale dei rifiuti radiattivi: il primo atto di questo gruppo è quello di creare una mappa, una carta geografica nazionale che individui le aree potenzialmente idonee, che rispettino i requisiti di sicurezza stabiliti dallo Stato italiano tramite l’Ispra”.

Quali sono questi requisiti?
Si tratta per esempio di escludere zone che abbiamo sismicità sopra un certo livello, aree vicino al mare, territori che rispettino certi criteri di sicurezza. Una volta stilata questa prima mappatura, ci sono ancora altri approfondimenti da effettuare.

C’è il segreto di Stato su quello che fate?
“Il nostro operato è classificato come ‘riservato’ ai fini della sicurezza nazionale. E tale rimarrà fino a quando la nostra mappatura non sarà pubblicata: a quel punto dovrebbe iniziare una specie di consultazione pubblica, per individuare quale sarà l’area definitiva per i depositi di materiali”.

Come siete stati scelti?
“Siamo stati scelti attraverso una selezione pubblica, per titoli e colloqui. Nel mio caso cercavano un geologo con almeno dieci anni di iscrizione all’albo. Ci trattano come una ditta di panettoni tratta i lavoratori stagionali: d’inverno c’è maggiore richiesta, quindi vengono assunti più operai per fare più panettoni. Il problema è che il deposito dei rifiuti radioattivi viene gestito per tre secoli. Gli impiegati amministrativi devono gestire delicatissime gare d’appalto, anche queste riservate, che non possono essere equiparate alle spedizioni Amazon”.

Che esperienza ha acquisito in questi quasi cinque anni?
“Alcuni di noi hanno acquisito competenze che nessuno aveva e che nessuno ha: trattare con il nucleare come geologo, per esempio, impone un tipo di lavoro e di mentalità molto diversi nei confronti della materia: perché questa, nel nucleare appunto, nel tempo muta. L’interazione nel tempo con l’ambiente, con il sottosuolo, con l’acqua piovana cambia: ho scoperto un mondo. È stato ed è affascinante. Inquietante, anche. Ma nuovo e molto stimolante.

Dal punto di vista personale familiare cosa significa e cosa ha significato tutta questa mancanza di stabilità?
“È terribile. Complicato. Sembrava un percorso migliore. Mi ci sono buttato con entusiasmo. Mi sono trovato a vivere uno stress continuo. Vivo gomito a gomito con colleghi sull’orlo di crisi d’ansia, difficoltà emotive, competitività inutile perché siamo in tanti ed è un impatto forte dal punto di vista emotivo pensare che ti puoi ritrovare senza stipendio. Cosa fai con i figli, con il mutuo, con i tuoi programmi? Mia moglie ed io stiamo rimandando da 5 anni i nostri sogni, i nostri progetti: e poi rimandi, rimandi e alla fine diventi vecchio, ti allontani dai propositi della tua vita, ti svuoti e alla fine, dai e dai, ti passa l’entusiasmo. E tutto questo non te lo ridà nessuno”.

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