EXITO STYLE

Roma, processo Casamonica per raid al Roxy Bar. La donna picchiata: “Ho ancora paura di loro”

In aula show di Antonio Casamonica, uno dei quattro imputati, che urla “Dì che ti ho aiutata!” durante la testimonianza della giovane disabile presa a cinghiate durante la spedizione punitiva nel locale della Romanina. Parlano anche i titolari. Ieri le prime condanne con il riconoscimento dell’aggravante mafiosa


L’udienza nei confronti di Antonio Casamonica, uno dei quattro imputati che ha partecipato al pestaggio e alla distruzione del Roxy Bar di via Barzilai, è cominciata alle 10 nell’aula VI. Oggi è il giorno dei testimoni: Simona R., la donna con disabilità aggredita a cinghiate all’interno del locale e i titolari, i coniugi Marian e Roxana Roman. Drammatica la testimonianza della donna: “Ho paura di uscire da casa, i familiari dei Casamonica hanno preso informazioni sul mio indirizzo”, ha detto tra l’altro,  ricostruendo con molta sofferenza quei momenti di paura durante la proiezione del video delle telecamere di sorveglianza del bar: “Nessuno si è opposto – ha detto – nessuno dei presenti ha fatto nulla mentre mi aggredivano”. Dopo l’aggressione la donna ebbe 27 giorni di prognosi per le percosse subite, che le hanno causato anche un versamento polmonare.

Lui, Antonio Casamonica, quando è entrato nel gabbiotto riservato agli arrestati ha elargito sorrisi, saluti con la mano e baci alle persone presenti: la compagna, due fratelli, due zie, un amico. Maglia nera con teschio argentato disegnato sopra, l’uomo ha tenuto un atteggiamento indisponente che non è sfuggito ai militari che presidiano l’aula e che lo hanno invitato a guardare la corte. È lì con accuse pesanti – lesioni, minacce con l’aggravante del metodo mafioso – e i suoi tre complici (due fratelli di Silvio e il nonno Enrico) sono stati condannati proprio ieri in abbreviato a pene esemplari col riconoscimento dell’articolo 7.

Roma, il raid dei Casamonica nel bar: botte a una disabile e al barista

L’udienza entra nel vivo con la testimonianza della donna disabile che però avviene a porte chiuse. Il suo avvocato chiede l’audizione protetta, senza parenti dell’imputato né la stampa in aula. La donna è apparsa molto provata ma ha ricostruito punto per punto l’aggressione. E lo stesso Casamonica, durante la testimonianza l’ha interrotta urlando: “Di’ che ti ho aiutato”, cercando di interromperla, subito richiamato dal giudice.

Ieri intanto sono state emesse le condanne per i tre imputati che avevano scelto il rito abbreviato. Quattro anni e 10 mesi per  Alfredo Di Silvio, 4 anni e 8 mesi per Vincenzo Di Silvio e ial nonno Enrico, che era ai domiciliari con l’accusa di minaccia, a 3 anni e 2 mesi. Il pm Giovanni Musarò aveva più anni di carcere tuttavia l’intero impianto accusatorio é stato condiviso dal gup. Il Comune di Roma non è stato invece ammesso come parte civile perché il giudice ha ritenuto tardiva la sua richiesta di costituzione.

POST A COMMENT