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Prato, coppia di cinesi diventa milionaria aprendo società con prestanome

Prato, marito e moglie sono ai domiciliari per evasione fiscale Le aziende fantasma operavano in nero

arando ze
Una coppia di imprenditori capace di accumulare negli anni un’impressionante ricchezza nel settore della ristorazione e soprattutto della pelletteria, tanto da rilevare nel 2015 lo storico marchio pratese Corsi. L’ennesima “scalata” alla piccola imprenditoria locale, tra le province di Firenze e Prato, messa in piedi secondo le accuse grazie a una sistematica e spregiudicata evasione fiscale. Due cittadini cinesi di 40 e 35 anni, Hu Yunheng e Liyan Zhou, marito e moglie, sono finiti ai domiciliari per aver sottratto all’erario, dal 2009, quasi cinque milioni di euro. L’accusa è auto riciclaggio di somme di denaro derivanti da reati di natura tributaria.
Ieri mattina gli uomini del comando provinciale della Guardia di Finanza hanno eseguito le misure cautelari e messo sotto sequestro diversi beni riconducibili ai due, comprese le quote societarie del negozio di calzature di lusso Corsi, del ristorante “ Forever” a Sesto Fiorentino, conti correnti e auto.
Secondo le accuse- gli accertamenti dei finanzieri sono stati coordinati dal pm Gianni Tei- il raggiro ruotava intorno ad aziende “ fantasma” intestate a prestanome, che operavano completamente in nero per poi sparire nel nulla ed essere sostituite da altre. I soldi venivano in parte reinvestiti e in parte spediti in Cina. Un sistema andato avanti per anni in modo “seriale”: «Almeno per questa volta le cose vanno fatte per bene e legalmente » , si raccomandava un commercialista all’indagata, in una conversazione finita nell’inchiesta.
Nella misura cautelare il gip Anna Liguori ripercorre le tappe del raggiro e il profilo “criminale” della coppia, entrambi già noti alle forze dell’ordine per reati tributari e il marito anche tentata estorsione, porto e detenzione di arma: « Praticamente, almeno a partire dalla costituzione delle prime società, gli indagati stanno compiendo operazioni commerciali in spregio della normativa fiscale e in gravissimo danno per l’erario». Gli investigatori ipotizzano che dietro il sistema si nascondesse un vasto giro di merce contraffatta: il 40enne, scrive ancora il gip nella misura, «gestisce altre attività parallele nell’ambito della produzione di abbigliamento con marchi contraffatti, i cui proventi, al di la di ogni ragionevole dubbio, verranno impiegati in investimenti del tipo Corsi, ossia in attività economiche prestigiose e redditizie,

con movimentazione di denaro contante quindi non tracciabile ». E ancora: «I proventi illeciti sono destinati a creare provviste di contanti detenute presso le sedi produttive o le abitazioni private e facilmente trasferibili o occultabili. Ma vi è di più: gli indagati effettuano frequenti viaggi in Cina ed è emerso che portano con sé del denaro, potrebbero non fare più ritorno sottraendosi così alla legge fiscale italiana».

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