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Napoli, Ospedale del Mare: un nuovo stop dai manager, apertura fra tre mesi

La decisione comunicata a De Luca. I medici: “Per attivare il presidio svuotati altri ospedali”


Ospedale del Mare, per il pronto soccorso se ne parla a settembre. Con l’ennesimo cronoprogramma che dovrebbe completarsi entro dicembre. A mettere le mani avanti, ipotizzando l’ulteriore rinvio era stato cinque giorni fa il governatore, intervenendo alla “Giornata mondiale del donatore”.
“Mese prima, mese dopo… il pronto soccorso entrerà in funzione…se non è giugno è settembre, e comunque entro l’anno”, aveva detto De Luca. Adesso, quelle parole hanno avuto conferma: lo slittamento ci sarà e l’attivazione dell’emergenza avverrà ancora una volta per step: 15 settembre, 30 ottobre, 15 dicembre. La decisione è frutto di una runione ristretta che si è tenuta venerdì nella sede della Asl Napoli 1. Oltre a qualche primario (molti devono ancora essere selezionati dai concorsi) c’era l’apparato dirigenziale (il manager Mario Forlenza, il direttore sanitario Pasquale Faraone Di Girolamo, quello amministrativo Salvatore Guetta, il direttore del Dao, Dipartimento assistenza ospedaliera, e il commissario straordinario Ciro Verdoliva che è anche direttore del Cardarelli. Secondo quanto trapelato dal summit, l’accordo non è stato facile da raggiungere.
Tra quelli che non volevano contravvenire alle richieste del governatore-commissario, e tutti gli altri (la maggioranza) decisi ad andare allo scontro pur di tutelarsi da rischi giudiziari e di non esporre gli stessi pazienti a un’assistenza inadeguata. Il tira e molla si è giocato sul filo dei numeri: bisognava capire se, con le forze in campo e i protocolli operativi al momento, sarebbe stata possibile l’apertura entro il 30 giugno. Alla fine, ha prevalso la linea della saggezza, quella dello slittamento.
Poi, il paradosso. Bisognava affrontare il presidente De Luca e le sue reazioni: chi glielo doveva dire? Gioco forza, è arrivata la soluzione, con Verdoliva e Forlenza disposti a confermare al governatore: “I tempi programnati sono stretti, rinvio ineluttabile”. Tra l’altro, c’è chi immagina che sul tavolo istituzionale si giochi un’altra partita, quella dell’ingegnere Verdoliva a cui non dispiacerebbe la fusione del Cardarelli con l’Ospedale del Mare in un’unica grande azienda che lo vedrebbe al vertice.
Intanto, gli altri pronto soccorso sono con l’acqua alla gola. Al San Paolo (70 mila prestazioni all’anno, 250 posti letto diventati 150) rimasto con due primari di ruolo (Anestesia e Ortopedia) mancano almeno 8 specialisti. Non va meglio al San Giovanni Bosco a cui Repubblica ha dedicato un reportage, e al Loreto Mare, dove ci vorrebbero 15 unità tra medici, chirurghi e altre figure dell’emergenza. In più, con Cardiologia, Utic, Emodinamica, Neurologia, Neuroradiologia e Neurorchirurgia già trasferite all’Ospedale del Mare dove però non si può operare in urgenza.
Allo stremo sono anche il Pellegrini, gli Incurabili, l’Annunziata e l’Ascalesi, praticamente cancellati. E infine il Cto: pur inserito nella rete dell’emergenza metropolitana, ha un pronto soccorso che, a un mese dalla sua riattivazione ha già dato forfait, con la richiesta di chiusura nelle ore notturne, per carenza di personale. “La situazione di sofferenza sia per noi che per i pazienti ha raggiunto un limite insostenibile – si sfoga il neosegretario aziendale dell’Anaao per la Napoli 1, Carlo Melchionna – qui in a Napoli si è fatto un salto nel buio, sfasciando in maniera sconsiderata gli ultimi presidi di pronto soccorso ancora attivi sul territorio”.

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