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Assegno di mantenimento, si torna a parlare di tenore di vita

Dopo la rivoluzionaria sentenza relativa al caso Grilli di recente il Procuratore Generale della Cassazione ha evidenziato la necessità di ripristinare il tenore di vita goduto durante le nozze.
Il Procuratore Generale della Cassazione, il 10 aprile 2018, ha evidenziato la necessità di ripristinare il tenore di vita goduto durante le nozze, quale riferimento nella valutazione del diritto del coniuge debole a ricevere l’assegno di divorzio. E in tal senso ha chiesto alle Sezioni Unite di pronunciarsi.
A sottoporre la questione al Collegio esteso è stata una moglie che, dopo il “cambio di rotta” inaugurato dalla vicenda Grilli, aveva subito la revoca dell’assegno mensile di divorzio di quattromila euro. Il deposito della sentenza è previsto tra circa un mese ed è attesissimo, posto che confermerà o meno il verdetto, rivoluzionario, della sentenza cd. Grilli (n. 11504/2017) – cui ha fatto seguito la clamorosa definizione della nota vicenda “Berlusconi-Lario” – che aveva sostituito al parametro, sino ad allora granitico, del “tenore di vita” quello dell’indipendenza o autosufficienza economica del richiedente.
Il “cambio di rotta” aveva però dato vita a un filone di sentenze invero preoccupanti per il coniuge debole, solitamente la moglie, in quanto andavano considerando i due ex coniugi come persone totalmente distinte, a prescindere dal vissuto comune, più o meno lungo, a prescindere cioè dalla loro storia familiare e personale, dai sacrifici e dalle scelte che fino a quel momento avevano fatto comodo a entrambi. Perché “sposarsiè un atto di libertà e autoresponsabilità”. Il che è senz’altro innegabile, quanto meno al giorno d’oggi, in cui certamente (salvo eccezioni, sempre possibili) i matrimoni “combinati” e imposti non esistono più.
Anche separarsi, allora, è un atto di libertà, ma questo non può significare che tanto chi decide quanto chi subisce la decisione separativa possa essere anche libero di rinnegare e ripudiare il progetto comune, condiviso tra l’esercizio delle due libertà.
Il riferimento non è, ovviamente, alle rarissime Veronica Lario, bensì alla stragrande maggioranza di quelle donne italiane che hanno riservato alla famiglia le energie che non hanno speso in un lavoro fuori dalle mura domestiche, prodigandosi anche per sostenere l’attività lavorativa del marito.
Ebbene, queste mogli e mamme, dopo la sentenza Grilli, si sono viste, di default, cancellare (o non riconoscere) il benché minimo diritto legato o collegato alla solidarietà post matrimoniale.
Fortunatamente però, in mezzo a giudici severi e ligi al pensiero della Suprema Corte, ci sono stati, qua e là ma con sempre maggiore vigore, Tribunali se vogliamo più “tradizionalisti”, che non hanno saputo cancellare tanto il passato della giurisprudenza quanto il passato dei “poveri” coniugi più deboli.
Infatti, ancor prima delle conclusioni del PG alle Sezioni Unite, si sono aperti “spiragli” nel pensiero del giudice, sia di merito sia di legittimità. Ed hanno sempre avuto eco mediatico.
Così due ordinanze della Cassazione (la prima più datata, n. 28994/2017 e la seconda recente, n.7342/2018) che hanno attribuito rilevanza l’una alla durata delle nozze (27 anni di matrimonio) e l’altra all’età del richiedente (65 anni) e a queste ex mogli hanno garantito la solidarietà post coniugale, a prescindere dall’asettico concetto di autosufficienza.
Le Sezioni Unite sono quindi chiamate a mettere ordine in uno scenario complesso, nel quale, da maggio 2017, non si è registrata una linea unitaria.
Certamente il PG ha espresso un pensiero di buon senso, perché è vero che ogni vita, ogni famiglia, ogni storia ha le sue peculiarità e non esiste, né può esistere, un unico principio di giudizio.
E allora, via libera ancora alla equilibrata valutazione della durata del matrimonio, dell’aiuto concreto fornito all’altro coniuge (formalmente unico produttore di reddito) nella sua formazione professionale e in quella strettamente familiare. E forse, perché no del tenore di vita.
Perché non onorerebbe certo il matrimonio (e con il matrimonio, la famiglia) il suggerimento alle prossime giovani mogli di pensare solo a se stesse per non pagare lo scotto di trovarsi, a un certo punto, con figli ormai grandi e senza un soldo. Senza un passato degno di essere giudicato la base del futuro.
*Senior Studio Legale Bernardini de Pace 

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