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Strage del 2 agosto, Bolognesi: "Fioravanti e Mambro non testimonieranno"

Processo all’ex Nar Cavallini dal 21 marzo. L’associazione parenti vittime: “Lo Stato è indulgente con gli stragisti”. Convocati anche i periti

BOLOGNA La possibilità che Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, terroristi condannati in via definitiva per la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, tornino in un aula di tribunale come testimoni nel processo a Gilberto Cavallini, al via il 21 marzo in Corte di Assise, trova lo scetticismo sulla loro effettiva presenza del presidente dell’associazione dei familiari delle vittime dell’attentato, Paolo Bolognesi.
I tre ex Nar saranno nelle liste dei testimoni che Procura e parti civili a breve depositano, come repubblica ha anticipao. “Senz’altro saranno chiamati – dice Bolognesi all’Ansa – ma bisogna vedere se verranno. Per me è difficile che vengano oppure si avvarranno della facoltà di non rispondere. Ricordo che Mambro e Fioravanti peraltro sono liberi: lo Stato italiano è indulgente con gli stragisti”. Se decideranno di venire, si troveranno di fronte i parenti delle vittime, in 90 già parti civili. “Saremo sempre presenti”, assicura Bolognesi.
Nella lista dei testimoni che la Procura di Bologna sta per depositare ci saranno Flavia Sbrojavacca, compagna dell’imputato, Elena Venditti, che fu fidanzata di Ciavardini e Cecilia Loreti, amica del gruppo. Ma anche i periti che fecero le analisi sull’esplosivo utilizzato per l’attentato che fece 85 morti e 200 feriti.
I Pm Antonello Gustapane, Antonella Scandellari e Enrico Cieri e il procuratore capo Giuseppe Amato, secondo quanto apprende l’ANSA chiedono inoltre di acquisire le testimonianze di persone che nel frattempo sono morte. Tra queste,

Maria Cecilia Brunelli, la madre di Sbrojavacca, Massimo Sparti, che dichiarò di aver incontrato Fioravanti e Mambro a Roma due giorni dopo l’attentato, Marco Pizzarri (anche lui amico del gruppo), Luigi Vettore Presilio, estremista di destra che dal carcere a luglio 1980 parlò di un evento che doveva succedere a Bologna, a inizio agosto. Ma anche Carlo Digilio, soprannominato ‘Zio Otto’, ex ordine Nuovo, poi collaboratore di giustizia.

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