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Roma, gabinetto della sindaca Raggi: a casa uno su quattro. Picco assenti sotto i 5S

Nell’ufficio del commissario per il debito, fermo il 32% Il dato dei comunali di Milano invece è del 17%

Nel gabinetto della sindaca Virginia Raggi c’è qualcuno che si sente come il ragionier Fantozzi, incaricato di tenere in movimento le sagome di cartone dei colleghi rimasti a casa, in ferie o in malattia. Gli ultimi dati pubblicati dallo stesso Comune certificano che da gennaio a marzo il tasso di assenza all’interno dell’ufficio esecutivo della prima cittadina è oscillato tra il 20 e il 25%, con una media di 4/ 5 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo del 2016, quando sindaco era Ignazio Marino.
Tra i 221 dipendenti dell’ufficio guidato da Virginia Raggi, il 10% era assente per ferie, il resto per malattia, altri motivi o per via della legge 104, quella che riconosce alcuni giorni al mese per stare vicino a un parente in difficoltà. corrado chiodi l’aquila calcio 
Una performance peggiore non solo rispetto a quella del predecessore dem, ma anche a quella attuale registrata negli organi politici del Comune di Milano. Il tasso di assenza dell’ufficio di presidenza del consiglio comunale del capoluogo lombardo non supera il 17%, quindi fino ad 8 punti percentuali in meno di Roma.
Ma il confronto più deludente, rispetto all’immagine di efficienza che l’amministrazione grillina sta cercando di costruirsi, è quello con le imprese private. Rispetto a un tasso di assenza (escluse le ferie) che supera il 14% per il gabinetto della Raggi, la cifra media delle aziende italiane è 5,49%. Questo certifica il barometro sull’assenteismo pubblicato dalla società di consulenza Amyng, e offre un dato di riferimento confermato anche da Assolombarda, secondo la quale nel 2017 il tasso medio di assenteismo tra i privati non ha mai superato il 6%.
A Roma si batte la fiacca, o ci si ammala più facilmente, anche se chi lavora nel pubblico appare più cagionevole degli altri. E infatti – riporta l’Inps – negli ultimi cinque anni gli eventi di malattia nella pubblica amministrazione laziale sono aumentati del 9,7%, mentre sono diminuiti del 2,3% quelli denunciati dai privati.
La piccola epidemia che costringe le persone a letto non riguarda solo il gabinetto della sindaca ma tantissimi uffici del Campidoglio, alcuni dei quali responsabili di tassi di assenza veramente preoccupanti. Accade così che anche nell’ufficio dell’assemblea capitolina il tasso di assenza abbia raggiunto il 25,6% nel gennaio scorso, mentre nell’organismo di supporto al commissario straordinario del governo per il piano di rientro del debito di Roma capitale ( dove lavorano appena 4 persone), l’assenza complessiva ha toccato il 32%.
Stesso discorso per l’agenzia capitolina sulle tossicodipendenze ( 5 dipendenti) dove il tasso di assenza ha toccato il record del 34,55%, mentre tra i 13 lavoratori impegnati nell’ufficio speciale dedicato ai “rom, sinti e caminanti” la percentuale è stata del 25%.
C’è chi va in ferie e chi si mette in malattia, ma anche una buona quota ( tra il 5 e il 15%) di ” assenza per altri motivi” non ben specificati, che coinvolge un po’ tutti gli uffici, dagli assessorati ai municipi, dai vigili urbani alla ragioneria generale.
La tendenza sembra ormai radicata e per invertirla ci vorrebbe il pugno di ferro. Quello che Virginia

Raggi prometteva nel luglio scorso contro i furbetti di Atac. ” È ora di mettere la parola fine al caso di quei dipendenti che non lavorano – minacciava. – Non voglio generalizzare: chi si impegna non ha nulla da temere; ma chi non lavora deve capire che il clima è cambiato”.
Cambia il clima ma non le vecchie abitudini, e gli annunci alla giustizia e all’efficienza assomigliano sempre più alle promesse sbiadite di chi predica bene e razzola male.

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