EXITO STYLE

Giornalista aggredito, la difesa di Roberto il pugile: "Provocato, ho perso il controllo"

Ma il gip con un’ordinanza dispone il carcere per l’aggressore del cronista. “Ha agito con modalità mafiose”. E sul complice il boxeur dice: “Non ricordo”
Quella di Spada è stata un’aggressione «brutale» perpetrata nei confronti di «una persona con la quale fino a pochi istanti prima si stava conversando ». Elementi che dimostrano una «callidità criminale» che rende «concreto e attuale il rischio di reiterazione di reati della stessa specie nei confronti di chiunque, esercitando la libertà di critica ed entrato in volontario o involontario rapporto con lo Spada, possa contraddirlo o porlo in difficoltà». Roberto Spada, accusato di lesioni e violenza privata con l’aggravante dei futili motivi e del metodo mafioso per la testata rifilata al giornalista Rai Daniele Piervincenzi, rimane in carcere. Il gip Anna Maria Fattori non ha convalidato il fermo (non ritenendo esistente il pericolo di fuga), ma ha disposto la custodia in carcere. Il giudice ha promosso l’impianto dei pm Ilaria Calò e Giovanni Musarò, compresa l’aggravante della mafiosità.

Voto Ostia, Roberto Spada aggredisce inviato di Nemo

Nella sua ordinanza il gip fa una sintesi dell’interrogatorio di convalida. Narra come Spada abbia detto di «non riconoscersi in quelle immagini», di «essere esasperato dai giornalisti» e di essere stato provocato dal cronista che «lo ha inseguito in palestra, seppur invitato a uscire e che lì ha iniziato a parlargli della sua pregressa esperienza da boxer e da giocatore di rugby proponendogli di potersi confrontare con uno dei suoi allievi e se avesse vinto, Spada avrebbe dovuto rilasciargli l’intervista». Il fratello di “Romoletto” ha anche raccontato di una provocazione: «Piervincenzi — riassume il gip — facendo riferimento alla separazione del fratello perché maltrattava la moglie, gli ha chiesto se lo facesse anche lui». Tanto è bastato per «vedere nero».

Ostia, nella terra del clan Spada: il videoreportage

Scusanti che per il giudice non hanno grande peso (basti pensare che Spada ha detto di non sapere chi sia stato ad aggredire il cameraman Anselmi). La capocciata, secondo Fattori, è il frutto di una frustrazione, quella di non saper rispondere alle domande. È la stizza di chi subisce «una sconfitta avvertita come inaccettabile per colui che viene indicato come quello che “comanda” all’interno del clan». Ecco l’aggravante: «Sull’onda della frustrazione — scrive — Spada avvalendosi del “metodo mafioso” costringeva le vittime ad abbandonare la zona in cui si trovano incutendo loro un tale grado di timore da indurli a ricorrere a presidi ospedalieri bel lontani. Occorre evidenziare che nessuna delle vittime ha presentato querela».

Ostia, Roberto Spada fermato dai carabinieri

Per il magistrato Spada lascia che la telecamera lo riprenda mentre aggredisce il reporter per «lasciare documentale prova della propria forza e capacità di interdire a chiunque l’accesso al proprio  territorio ». Tutte espressioni che «sono evocative, da un canto del disprezzo ad ogni reazione dello Stato, dall’altro delle condizioni che lo consentivano e di cui l’autore di avvaleva: lo stato di assoggettamento in cui versa la popolazione e la garanzia dell’impunità ». Il giudice stigmatizza anche «l’omertà del contesto e l’atteggiamento e la gestualità dell’agente ». Cose tipiche della mafia, appunto

POST A COMMENT