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G7, nella notte Trump fa saltare tutto e attacca il premier canadese: "Debole e disonesto"

l presidente americano in un tweet: “Non appoggiamo più il comunicato finale. Ora pensiamo a dazi sulle auto importate negli Usa”. Fonti Ue: “Per noi vale l’intesa siglata”. Il Canada: “Trudeau non ha detto nulla di diverso rispetto ai colloqui con Trump”

CHARLEVOIX – Due giorni e una notte di negoziati, bilaterali, plenarie e conferenze stampa: tutto cancellato con un tweet mandato nel pieno della notte da Donald Trump  direttamente dall’Air Force One diretto a Singapore.
È del tutto inaspettata la coda che cambia il senso del G7terminato sabato sera a Charlevoix, nel Quebec. Merkel, Macron e gli altri europei avevano lavorato il presidente Usa ai fianchi per arrivare quanto meno a un comunicato finale congiunto per tenere aperto il dialogo sui dazi ed evitare quella spirale capace di gettare il mondo nella temuta guerra commerciale temuta dall’Europa. E invece no, quando tutti gli arei di Stato stavano volando verso le rispettive capitali, Trump ha mandato tutto all’aria definendo il padrone di casa, il premier canadese Justin Trudeau, un “debole e disonesto”, aggiungendo di avere dato ordine ai suoi di levare la firma dalla dichiarazione finale dei leader del G7. Con postilla velenosa: «Ora valutiamo dazi sulle auto che invadono il mercato americano». La minaccia più temuta da Merkel così come da Macron e Conte, i cui paesi importano auto negli States.
Riavvolgendo il nastro, da venerdì i grandi della terra erano riuniti al maniero di La Malbaie, in riva al fiume San Lorenzo, per cercare di ricucire gli strappi consumati da Trump sul commercio, sulla Russia e sull’Iran. L’inquilino della Casa Bianca aveva minacciato di non presentarsi, poi di non firmare la dichiarazione finale alla quale invece gli europei tenevano almeno per salvare le apparenze, per tenere la porta aperta a negoziati che potessero quanto meno evitare l’escalation nella guerra commerciale scatenata da Trump il primo giugno con i dazi su alluminio e acciaio Ue (oltre che di Canada e Messico dopo che aveva già colpito la Cina) e la risposta equivalente europea.

A Charlevoix Macron e Merkel si sono divisi il lavoro per smuovere Trump dalla linea di totale chiusura e con un’inversione di ruoli il presidente francese (forte del rapporto costruito con The Donald) questa volta ha fatto il poliziotto cattivo mentre la Cancelliera (che con Trump ha relazioni gelide) ha negoziato con pazienza. La parte tecnica è stata lasciata a Juncker, che a suon di numeri e dati ha dimostrato che i dazi non sono giustificati. Gli europei hanno attaccato e blandito Trump, arrivando a dirgli nel chiuso del vertice di capire che i suoi attacchi sul commercio sono dettati solo da esigenze di consenso interno, non dalla sua ignoranza in materia.
Uno spiraglio sabato si è aperto, Trump alla fine ha accettato la dichiarazione comune che bocciava il protezionismo e impegnava i leader a riformare il più presto possibile le regole del Wto. Un pannicello per salvare il vertice ed evitare il peggio, come successo lo scorso anno a Taormina. Tanto che Merkel e Macron riconoscevano che non era la fine delle dispute. Ma pur sempre un segnale che lascia aperta la porta al dialogo politico e tecnico che partirà tra due settimana tra Bruxelles e Washington.
Trump sabato mattina per rimarcare comunque la distanza dagli europei ha abbandonato in anticipo il vertice diretto a Singapore per lo storico incontro con Kim Jong-un. E in una conferenza stampa a sorpresa ha riassunto la furia e la speranza vissuta nell’altalentante G7 canadese. «Non possiamo accettare che gli Stati Uniti siano usati come il salvadanaio a forma di porcellino da quale tutti rubano». Ma anche l’auspicio di «un commercio libero da tariffe, barriere e sussidi».
Così nel pomeriggio i leader si sono presentati in conferenza stampa tirando comunque un sospiro di sollievo ma Trudeau da presidente di turno del G7 ha criticato Trump di fronte ai media di tutto il mondo. Furiosa la reazione di The Donald, che da 10mila metri di altezza ha imbracciato il cellulare e a suon di tweet ha smontato tutto. E ora la partita si sposta sull’auto.
Le reazioni non si sono fatte attendere. “Ci atteniamo al comunicato, come approvato da tutti i partecipanti” al G7. È  questa, secondo quanto si apprende da fonti europee, la reazione di Bruxelles al tweet di Trump. Anche il governo canadese smorza la polemica. “Ci stiamo concentrando su tutto ciò che abbiamo fatto qui al summit del G7”, ha detto l’ufficio di Justin Trudeau in una nota. “Il primo ministro non ha detto nulla che non abbia detto prima, sia pubblicamente che privatamente con il presidente Trump”.

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