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Crollo ponte Morandi, Di Battista provoca i dirigenti Pd: "Sosteneteci sulla nazionalizzazione di Autostrade"

Ma arriva l’altolà di Toti e di Zaia. Il governatore leghista del Veneto: “Si rischia il massacro”. Quello forzista della Liguria: “Una nostalgia da Prima Repubblica”. Tajani (FI): “Non è la soluzione”. Ma i 5S insistono: “I privati ci hanno spolpato. La revoca è un dovere”. Martina: “Zona economica speciale per Genova”


ROMA – Sulla nazionalizzazione di Autostrade si riposizionano le forze politiche: dubbiosi i leghisti, favorevoli i 5 Stelle, contrari Forza Italia. I grillini, per voce dell’outsider Alessandro Di Battista, tendono la mano, anzi provocano e sfidano il Pd. Voi che siete di sinistra, è il suo ragionamento, dovreste essere d’accordo ideologicamente a nazionalizzare, quindi sosteneteci.
“Non ti piace il 5 stelle? – posta su Facebook l’esponente grillino rivolto al mondo dem – Legittimo, ma esattamente cosa non ti piace dell’idea di tornare ad essere proprietari delle nostre autostrade? Cosa c’è di sbagliato nel togliere le concessioni a chi si è arricchito in modo vergognoso a discapito delle tasche e spesso anche della vita di quei cittadini che con le loro tasse hanno permesso la costruzione della rete stradale? Ci ho pensato molto e ho capito che quel che non ti piace è che a proporre la nazionalizzazione delle autostrade sia stato proprio il Movimento 5 stelle”.
“Questa è la ragione della tua avvelenata frustrazione – attacca Di Battista – Avresti voluto che questa posizione l’avesse assunta il partito erede di Berlinguer, ma quel partito non esiste più e Berlinguer si sta rivoltando nella tomba”. E poi ancora: “Sei diventato come un Brunetta qualsiasi anche se citi Gramsci”. “Ma quando il 5 stelle lotta per qualcosa che conviene anche a te, sostienilo. Ne hai il dovere”.
Ma ai grillini arriva l’altolà dei governatori del Veneto e della Liguria e del presidente del Parlamento Ue. “La nazionalizzazione non è la soluzione” avverte Antonio Tajani. Il numero due di Forza Italia si richiama alle parole del procuratore di Genova: “Lo Stato – ha sottolineato – ha abdicato al suo ruolo di controllore. Il concedente ha il dovere ci controllare il concessionario. E anche in questa vicenda bisogna vedere chi sapeva. Da quello che sta emergendo, anche al ministero delle Infrastrutture sapeva”.
“Si sappia che, a regole invariate, è più efficiente il privato del pubblico. Se si fa la statalizzazione delle autostrade e non si cambiano le regole si va al massacro. Al bagno di sangue”. Luca Zaia vince l’abituale prudenza e avverte il governo “amico”, quello che in verità gli sta creando più di qualche grattacapo a Nordest, dai malumori sul decreto dignità alle proteste per lo stop al bando periferie.
Il governatore leghista del Veneto spiega infatti che l’ipotesi “Autostrade di Stato” – quella che, dopo il crollo del ponte Morandi, tenta decisamente il premier Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e i Cinquestelle – non lo entusiasma affatto, anche se “le scelte non spettano a me”. “Io sarei per ‘automatizzare’ le autostrade. Noi gestiamo la Cav, ottimo esempio pubblico-privato, ma altri esempi di misto pubblico-privato sono la Padova-Brescia e la A22 del Brennero. Forse, quando si è deciso di privatizzare, il primo errore è stato non riservarsi una presenza anche marginale del pubblico” afferma Zaia a margine di una conferenza stampa a Venezia.
E, rilanciando la vecchia idea della holding autostradale del Nordest, aggiunge: “È corretto non prenderci in giro. La privatizzazione è avvenuta perché le autostrade, quando erano pubbliche, erano società colabrodo gestite malissimo. Ma, davanti all’ipotesi di statalizzazione delle concessioni, è fondamentale dire che a regole invariate sarebbe un suicidio”. Un solo esempio: “Con le attuali norme per il settore pubblico, passerebbero vent’anni tra il pensare e il realizzare un nuovo ponte”.

Sulla stessa linea (contro la nazionalizzazione), pur con parole diverse, il governatore della Liguria Giovanni Toti: “L’idea di tornare alle nazionalizzazioni mi sembra una nostalgia da Prima Repubblica”. Toti, il forzista forse più vicino a Matteo Salvini e alla Lega, boccia come “non convincente” la soluzione. E si schiera con chi, come lo stesso Zaia o il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, ha già chiarito di non essere affatto
Anche il governatore della Liguria, mentre il governo insiste sulla strada della revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, lancia un monito: “A me interessa che non si combattano delle guerre ideologiche propagandistiche sulla pelle dei genovesi e dei liguri che hanno già sofferto tanto”. E chiarisce: “La magistratura sta indagando, credo che farà un buon lavoro e che avremo i colpevoli. Chi ha sbagliato pagherà, perché qualcuno ha sbagliato di sicuro. La politica ha un altro compito: mitigare i danni per i cittadini e le imprese che hanno già sofferto tanto”.
Lo stesso Zaia, veneto come i Benetton, interviene sul tema dei “colpevoli”: “Penso che ci siano responsabilità oggettive del gestore così come della vigilanza. Si è letto tutto e il contrario di tutto, in questi giorni, è lo stesso dibattito che si è vissuto per le banche popolari, quando si è puntato il dito solo su Consoli e Zonin ma andava accesa una lampadina anche sulla Banca d’Italia. E non lo dico per scagionare Atlantia. Credo che, nelle prime ore dopo il disastro, la situazione sia stata gestita male dalla famiglia Benetton. Però è fondamentale chiarire fino in fondo le cause del crollo e le responsabilità”.


In casa M5S, però, continuano a levarsi voci in favore delle autostrade pubbliche. L’europarlamentare Rosa D’Amato afferma che “la nazionalizzazione di Autostrade per l’Italia non è un’idea da Prima Repubblica, ma una realtà presente in tutta Europa oggi. In Germania, Svezia e Regno Unito le autostrade sono pubbliche e gratuite. Solo in Italia ai privati si è data la libertà di comportarsi come lo sceriffo di Nottingham, spolpando i cittadini”. Carlo Sibilia, sottosegretario all’Interno, dà man forte: cita il modello svizzero per il pagamento delle autostrade, la “vignetta” che costa 35 euro e consente di girare liberamente sulla rete per 14 mesi, ricordando che in Austria e Slovenia funziona allo stesso meno. E poi attacca: “Con 35 euro in Italia non fai nemmeno 800 chilometri… Masse di denaro che ingrassano il gestore privato che destina appena 1,20 euro in manutenzione su 12 euro di ricavo. Questo sistema in Italia deve cambiare”.
Il blog delle Stelle, in un post rilanciato da Di Maio, conferma la linea dura: “La tragedia del ponte Morandi di Genova sta portando alla luce uno dei più grandi scandali del nostro Paese, quello legato ai contratti sulle concessioni autostradali a beneficio esclusivo di pochi gruppi industriali privati. Quello italiano è un caso unico: le nostre autostrade sono le più care d’Europa”. Seguono numeri, tanti numeri. E una conclusione secca: “In questo fine settimana avremo milioni di cittadini con il terrore di passare sopra o sotto un ponte. Non possiamo più fidarci di queste persone e, siccome il contratto lo prevede, abbiamo il dovere di far partire la procedura di revoca della concessione” sentenzia il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni.
Nel frattempo il Pd, con il segretario nazionale Maurizio Martina, lancia una proposta per Genova: istituire “una Zes, una Zona economica speciale, aggiuntiva a quelle già attivate in altri porti italiani, per aiutare con il credito d’imposta e le semplificazioni burocratiche chi investe nella logistica portuale della città. Può essere una risposta forte e concreta per sostenere Genova. E poi bisogna continuare con gli aiuti immediati alle famiglie sfollate dopo il crollo”.

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