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Uccise la fidanzata a Rimini, ora invoca il diritto allʼoblio: "Cancellate i miei dati" Il legale dellʼuomo si è appellato alle normativa Ue, che impone ai gestori di "dimenticare" i protagonisti dei fatti di cronaca del passato

Uccise la fidanzata, ora invoca il diritto all’oblio. Cristian Vasili Lepsa, un muratore romeno residente a Rimini responsabile di aver colpito con un pugno la sua fidanzata nel 2011, è stato condannato a 17 anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Ora chiede, appellandosi alla normativa Ue, che i suoi dati personali spariscano dai siti Internet. La legge impone ai gestori di “dimenticare” i protagonisti dei fatti di cronaca non più attuali.

La richiesta – Il legale di Lepsa si è rivolto ai responsabili del sito inquantodonna.it, un blog che raccoglie storie di violenze sulle donne, per chiedere di cancellare ogni riferimento alla vicenda giudiziaria. “Vi intimo, entro cinque giorni e non oltre, di rimuovere ogni informazione in merito al mio assistito – ha scritto l’avvocato Germana Cauci – poichè detto articolo risulta non più necessario”.
Cosa dice la legge – Il presupposto legislativo è una sentenza della Corte di giustizia europea del 13 maggio 2014. I giudici hanno riconosciuto a tutti i cittadini europei un “diritto all’oblio” in materia di dati personali. In forza a questa normativa, anche i motori di ricerca hanno l’obbligo di deindicizzare, su richiesta degli interessati, i contenuti non più giustificati da finalità di cronaca. Un principio recepito anche dal Codice deontologico dei giornalisti italiani, che impone di “evitare di far riferimento a particolari relativi al passato, salvo quando risultino essenziali”. La legge, però, non specifica quanto tempo debba passare perché si possa chiedere la cancellazione dei dati.
L’omicidio – Elena Catalina Tanasi aveva 25 anni. La sera del delitto si era rifugiata in casa di un’amica. Cristian Vasili Lepsa la raggiunse e la colpì con un pugno violentissimo in faccia. La ragazza morì dopo due giorni di coma. Il colpevole – già noto alle forze dell’ordine per furto, rapina e altri reati – fu condannato in primo e secondo grado a trent’anni, per omicidio volontario. La Cassazione derubricò il reato a omicidio preterintenzionale, riducendo la pena a 17 anni di reclusione.

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