EXITO STYLE

Sgomberi a Roma, la Regione frena Salvini: “Via di lì, ma no all’uso della forza”

Carlo Felice verso un rinvio, prima il censimento del Comune. Valeriani: “Sia esempio positivo”

Dopo 14 anni di occupazione, il punto non è più il “se” ma il “come”: sgombero con l’uso della forza pubblica o “liberazione” con ricollocamento dei 29 nuclei familiari che dal 2004 vivono in via Carlo Felice 69? Il destino dell’immobile a San Giovanni, di proprietà della Banca d’Italia, vuoto dal 1989 e abitato da 90 persone, appare ormai segnato. E se non bastassero le ordinanze del tribunale e le relazioni della Commissione stabili pericolanti del Campidoglio e dei vigili del fuoco che lo hanno dichiarato pressocché inagibile, ora c’è anche la nuova circolare del ministro dell’Interno Matteo Salvini a imprimere un’accelerazione e a preannunciare una pesante stagione di sgomberi in città.

Tra le due opzioni sul tavolo, però, c’è un abisso e se la nuova circolare del Viminale punta a intervenire a prescindere dalle alternative per gli occupanti (previste invece, dalla precedente emanata da Marco Minniti), un tavolo avviato dalla Regione Lazio prova a evitare “l’uso della forza”. Una frenata che passa per la mediazione dell’assessore regionale alla casa Massimiliano Valeriani che ieri ha riunito gli assessori comunali all’urbanistica, Luca Montuori, e ai servizi sociali, Laura Baldassarre, (i più contrari alla linea Salvini), oltre a quella al patrimonio, Rosalba Castiglione (rimasta solo 10 minuti e ferma su una posizione di sgombero il prima possibile), insieme al I Municipio e ai rappresentanti della proprietà dello stabile di Carlo Felice.

“La conclusione della vicenda di quel palazzo potrebbe diventare un modello positivo”, spiega Valeriani al termine dell’incontro che ha dettato una road map: prima il Comune dovrà completare entro il 18 settembre il censimento di chi abita nell’edificio, intanto gli attori coinvolti si adopereranno per trovare soluzioni abitative per gli occupanti. Lo spettro dello sgombero, un anno fa, di via Curtatone con scontri e pesanti polemiche è sempre presente. Per questo Comune, Regione e Bankitalia si sono dichiarati disponibili a mettere in campo alternative rispettivamente nei Sassat ( eredi dei vecchi residence), in alloggi popolari o in abitazioni private. Tutte tra San Giovanni ed Esquilino, però, per poter garantire una ” continuità” territoriale anche ai 20 bambini che frequentano le scuole della zona.

Sembrano dunque allungarsi i tempi dello sgombero: inizialmente previsto per metà settembre potrebbe slittare a ottobre. Ma se per Carlo Felice si è attivato un tavolo interistituzionale, così non è per le altre situazioni sotto osservazione sulle quali la Prefettura potrebbe decidere di intervenire quanto prima dopo l’input del Viminale. Oggi è in programma una riunione del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza che prenderà in esame anche gli altri immobili in cima alla lista degli sgomberi: via Raffaele Costi a Tor Cervara, l’ex fabbrica di penicillina in via Tiburtina e l’ex sede Inps in via Tuscolana. “Ma l’emergenza abitativa a Roma coinvolge decine di migliaia di persone – ricorda Valeriani – non si può pensare di risolverla ricorrendo solo all’uso della forza pubblica. La capitale non si può permettere una stagione di tensioni sociali”.

POST A COMMENT