Tragedia in piscina a Sperlonga. L'autopsia sul corpo di Sara: "Morta per annegamento"

La tredicenne di Morolo morta mercoledì scorso aveva un ematoma sulla gamba del diametro di ben 35 centimetri


Sul corpo di Sara Francesca è stato trovato un ematoma del diametro di 35 centimetri. Uno di quelli che in gergo medico-legale vengono definiti “a stampo”, sul gluteo sinistro, con tanto di escoriazioni. È questo uno degli elementi più importanti emersi questa mattina dall’autopsia sul corpo della tredicenne di Morolo, in provincia di Frosinone, annegata mercoledì scorso nella piscina dell’hotel di Sperlonga dove era in vacanza con la mamma. Un particolare che prova la forza con cui un bocchettone della vasca ha trattenuto la ragazzina sul fondo.
La dottoressa Stefania Urso, consulente nominata dal sostituto procuratore della Repubblica di Latina, Valerio De Luca, ha eseguito l’esame autoptico presso l’istituto di medicina legale di Tor Vergata ed entro novanta giorni dovrà consegnare la sua relazione al magistrato. Ad affiancarla i consulenti nominati dai familiari della vittima e dagli indagati, i medici legali Augusto Conte e Daniela Lucidi. Nei polmoni della tredicenne è stata trovata dell’acqua, che conferma l’annegamento, ma è stata individuata anche una parte dell’intestino particolarmente arrossata, che fa presupporre ai medici che la ragazzina possa essere stata colta da malore mentre nuotava ed essere finita così a fondo.
La piscina era comunque profonda non più di un metro e mezzo, Sara Francesca Basso era alta un metro e 55 per 50 chili di peso, ma soprattutto, anche se andata giù perché vittima di un malore, l’ematoma ha dimostrato che il bocchettone della piscina l’ha risucchiata con una forza incredibile. La stessa che ha impedito a quattro adulti corsi in soccorso della tredicenne di estrarla subito dalla vasca. E proprio il troppo tempo trascorso in acqua potrebbe essere risultato fatale alla minore, deceduta al policlinico “Gemelli” di Roma dopo circa dodici ore di agonia e dove era giunta già in coma.
In sede di autopsia è stato notato tra l’altro che quando la tredicenne si è trovata prigioniera sul fondo della piscina era ancora viva. Maggiore chiarezza arriverà comunque anche dagli esami istologici che verranno compiuti nei prossimi giorni e da una ormai sicura consulenza tecnica sul bocchettone incriminato da affidare a un ingegnere esperto.
Proseguono intanto le indagini anche sul fronte urbanistico, essendo la piscina del “Grand Hotel Virgilio” abusiva e gravata da due anni da un’ordinanza di demolizione. Al momento gli indagati sono quattro: gli imprenditori dell’hotel, Mauro Di Martino e Francesco Saverio Emini, Nicolangelo Viola, un manutentore, ed Ermanno Corpolongo, costruttore della piscina.

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