EXITO STYLE

Tevere, il depuratore sprint: appalto prima dei pareri finali

L’Acea ha già chiuso le procedure per i lavori dell’opera da 12 milioni. I dubbi degli esperti: “Prima le dispersioni”
Quattro mesi per chiudere in gran segreto e in tutta fretta la conferenza dei servizi e ottenere il via libera di Comune, Regione e Città Metropolitana sul progetto. Ancora meno per far partire le operazioni per la realizzazione del depuratore di Grottarossa – il cantiere tra l’aeroporto dell’Urbe e la rimessa Atac è già stato avviato – che nei prossimi messi renderà potabile il Tevere. Già, perché l’affidamento per la costruzione dell’impianto di Acea è arrivato ancora prima che il Campidoglio e la Pisana, nonché l’Asl Roma 2, esprimessero il loro parere sull’idea di far bere le acque del “Biondo” ai romani.
L’accelerazione impressa all’iter dalla multiutility partecipata al 51 per cento da palazzo Senatorio è registrata nero su bianco nel verbale della conferenza dei servizi del 14 marzo. A parlare è Massimo Paternostro, responsabile del procedimento. L’ingegnere prima ricorda che “lo stato di emergenza ( idrica, ndr) è stato recentemente prorogato di altri sei mesi a testimonianza che la crisi è ancora in atto” . Poi l’annuncio a sorpresa: “Acea ha già chiuso le procedure di affidamento dei lavori relativi agli impianti, subordinatamente all’approvazione dei progetti”. Rush finale. L’assenso, sia tecnico che politico, di tutte le istituzioni in gioco arriverà a strettissimo giro di posta.
Eppure il potabilizzatore – a fronte di una spesa da 12,2 milioni di euro depurerà 500 litri al secondo destinati ai rubinetti di 400 mila residenti del quadrante Nord della capitale – non era nemmeno previsto nel lotto di progetti da attivare per ridurre la crisi idrica. È lo stesso ingegnere Paternostro a spiegarlo: ” Questi interventi non sono rientrati nel programma emergenziale del commissario delegato, il presidente della Regione, perché i tempi di realizzazione travalicavano i termini di durata della dichiarazione di emergenza”.Con la proroga semestrale dello stato di crisi firmata il 22 febbraio dall’ex premier Paolo Gentiloni su richiesta del governatore Nicola Zingaretti e con il benestare della Protezione Civile, però, la situazione è cambiata. Venuta meno la difficoltà di incastrare i tempi di realizzazione del depuratore con quelli della durata dell’emergenza, l’impianto di Grottarossa è tornato ad essere, riprendendo ancora una volta le parole del responsabile del procedimento, un’opera ” imprescindibile e urgente ” . Soprattutto dopo lo stop alle captazioni dal lago di Bracciano.
Uno dei massimi esperti del settore, il professor Loreto Rossi, è convinto del contrario. Per l’ordinario di Ecologia della Sapienza “sarebbe stato meglio investire per ridurre le perdite delle condutture di Roma”. La rete, nonostante gli interventi dell’ultimo anno, continua a perdere il 37 per cento dell’acqua che trasporta. Inoltre ci sono i problemi legati al tipo di impianto: “Per l’acqua di Bracciano basta far decantare le polveri sottili e utilizzare il cloro per la normale disinfenzione. Il nuovo depuratore per rendere potabile il Tevere? È un progetto che non sembra aver senso. Anche perché è difficile da portare a termine. Gli inquinanti, le sostanze chimiche presenti nel fiume… i fanghi di risulta andranno smaltiti in discarica”.

POST A COMMENT