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Saviano sul NY Times: “La camorra non mi ha ucciso, ma non mi ha lasciato vivere”

Sul giornale Usa un lungo ritratto dedicato allo scrittore in occasione dell’uscita di “The Piranhas”, la traduzione della “Paranza dei bambini”. E racconta lo scontro con Salvini


“Ho fatto lo stesso errore dei soldati che vanno in guerra come volontari. Quando un soldato va in guerra pensa: ‘O vengo ucciso, o torno a casa’. È un errore. Perché quando torni a casa, hai perso le gambe, hai l’epatite, non riesci a dormire… Io non sono né vivo né morto. Non mi hanno ucciso. Ma non mi hanno lasciato vivere. Di certo non voglio morire, ma odio la camorra più di qualsiasi altra cosa, perché ha rovinato il mio paese. Non nego di avere sentimenti di vendetta verso la camorra”.

È un ritratto vivo e appassionato quello che il New York Times dedica a Roberto Saviano in occasione dell’uscita di “The Piranhas”, la traduzione inglese della “Paranza dei bambini”. Il giornalista Ian Fisher accompagna lo scrittore nelle strade di Napoli, raccontando la vita sotto scorta di un ragazzo di 38 anni che ha deciso di mettere la sua vita in pericolo per raggiungere un obiettivo in cui crede. Una caratteristica che, nota lo stesso Saviano parlando con il giornalista americano, lo accomuna in qualche modo ai personaggi che racconta. “Di certo non voglio morire, ma odio la camorra più di qualsiasi altra cosa, perché ha rovinato il mio paese”, dice lo scrittore. “Non nego di avere sentimenti di vendetta verso la camorra”.

Il ritratto del New York Times dedica ampio spazio allo scontro tra Saviano e il ministro dell’Interno Matteo Salvini, ricordando i post dello scrittore contro la politica anti migranti del governo e la minaccia del vicepremier di lasciarlo senza scorta. Vicende che lo hanno reso, osserva Fisher, “lo scrittore più polarizzante in Italia”. “È il mio karma”, commenta Saviano nel pezzo: “passo da un guaio all’altro”

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