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Qui! Group, inchiesta per truffa allo Stato

Avrebbero nascosto il dissesto finanziario, con lo scopo di riottenere l’appalto pubblico. I vertici di Qui!Group, la società genovese che gestisce i buoni pasto Qui!, da oltre una anno a quanto pare sapevano di navigare in cattive acque, ma si sarebbero ben guardati dal far vedere i bilanci a Consip (centrale unica degli acquisti della pubblica amministrazione). Fino al punto di truccarli. Tanto che adesso la Procura della Repubblica di Genova indaga la società, passando ad un secondo livello e ipotizzando addirittura i pesanti reati di frode in pubblica fornitura e truffa ai danni dello Stato. Anche se il fascicolo al momento è aperto per “atti relativi”, ovvero senza alcuna iscrizione di soggetti, ma semplicemente con le ipotesi iniziali di falso in bilancio e bancarotta fraudolenta.
E però l’appalto di Qui!Group ha un valore a sei zeri, se si considera che parliamo di oltre un milione di dipendenti pubblici: di apparati statali che si sono affidati alla azienda genovese per la distribuzione e l’incasso del buoni pasto. E sotto la lente di ingrandimento del pm Patrizia Petruzziello e del procuratore aggiunto Francesco Pinto (pool reati economici) è finito proprio l’appalto Consip-Qui!
Va detto che l’inchiesta genovese va avanti da almeno sei mesi e nasce da una semplice verifica fiscale compiuta ad inizio d’anno dal Nucleo di Polizia Tributaria (guidato dal colonnello Maurizio Cintura) della Guardia di Finanza. Le verifiche hanno riguardato la sede legale di Milano e quella amministrativa a Genova. E durante i controlli che si scopre una valanga di decreti ingiuntivi da parte dei creditori: di commercianti, baristi, ristoratori e negozianti di alimentari che vantano crediti di diverso ammontare: da chi esige 2mila euro a chi ne deve avere 390mila. Per un ammontare complessivo che solo sulla piazza di Genova vale oltre 300mila euro.
Per capire, occorre fare un passo indietro. Quando nel 2016 la Qui!Group con una convenzione vince la gare Consip, cioè l’affidamento di due lotti di appalto per rifornire i dipendenti delle pubbliche amministrazioni di Liguria, Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia e Lazio.

Passano i mesi, gli anni, e Qui!Group inizia a ritardare i pagamenti dei ticket ai gestori. Che però da una parte incassano i buoni pasto e vedono tardare i rimborsi. Dall’altra vi sono i dipendenti, che di fatto con i buoni integrano il reddito, ma che dall’altra parte si vedono sbattere la porta in faccia dagli esercenti: con i cartelli affissi in cui si dice “non si accettano Qui!Ticket”, trasformando i buoni in carta straccia. Fino a determinare la situazione di insolvenza, al punto che adesso la Procura potrebbe chiedere il fallimento della società, anche se fino a oggi nessuno dei creditori ha presentato l’istanza.

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