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Genova: Crisi in giunta, parla la Serafini: "Il mio compito qui è finito"; Toti: "Gesto incomprensibile"

L’assessora dimissionaria scrive su Facebook: “Per mantenere determinati ruoli bisogna dimostrarsi flessibili, ho provato a farlo, ma in questo, evidentemente, non sono risultata efficace”
Un lungo post su Facebook, senza fare polemiche, in cui annuncia il suo “passo di lato”, le dimissini dalla giunta Bucci, e il suo progetto di un “incubatore” di politiche pubbliche, un nuovo centro studi. Elisa Serafini, assessora alla cultura dimissionaria, ha preso la parola e ha confermato il suo addio a Palazzo Tursi.
II sindaco Marco Bucci, intorno a mezzogiorno ha commentato così: “Nessun litigio, ma nella mia giunta si discute e ne sono fiero. Mi spiace per Elisa, ho sempre pronta una rosa di sostituti per eventuali situazioni di questo tipo, come succede in tutte le aziende. Come nelle squadre di calcio, tutti utili e nessuno indispensabile”.
Ben più duro il presidente della Regione Giovanni Toti: “Credo che le dimissioni dell’assessore alla Cultura del Comune di Genova Elisa Serafini siano una scelta sbagliata, chi fa l’amministratore, non può essere egoista, deve essere necessariamente altruista. Lo considero un gesto incomprensibile – aggiunge il governatore – probabilmente legato a un carico emotivo di cui non sono a conoscenza, mi auguro che Serafini rifletta sul suo gesto e il sindaco Bucci vada avanti sulla sua strada con grande serenità”.
“Ho passato queste ore a stabilire cosa dire: tutto, niente, qualcosa. Ma se penso ai valori che ogni amministratore pubblico dovrebbe rispettare, non posso che fare un’unica scelta, che è quella di dire la verità, qualsiasi siano le conseguenze. La frase che ho ripetuto più spesso in questo ultimo mese è ‘agirò secondo coscienza, e secondo coerenza’. E così ho provato a fare ogni giorno, fino a ieri.
Poco più di un anno fa, ho avuto la fortuna di poter partecipare a un grande progetto per la mia città, insieme a una squadra che ha scelto di sostenere un sogno condiviso.
Insieme abbiamo innovato, prodotto risultati, commesso anche molti errori, ma quello che più mi rende felice è che abbiamo potuto seminare le condizioni perché potessero finalmente scardinarsi alcuni tra i più dannosi sistemi clientelari che infestavano le nostre politiche pubbliche. Chi ha seguito la mia attività politica e amministrativa lo sa: spesso ho infranto veti, calpestato interessi speciali, ed è vero, ho fatto arrabbiare qualcuno, ma ho provato sempre a perseguire l’interesse generale, che poi, se ci pensiamo, è l’unico che conta.
Ho sempre pensato che l’innovazione fosse un processo che miete vittime e sancisce vincitori: è la distruzione creativa che spaventa chi desidera un mondo sempre uguale, sempre “suo”. Un mondo che io, ho provato – da sempre – a contrastare.
Ho interpretato quindi il mio ruolo come quello di un commissario. Grazie alla fiducia dei cittadini, abbiamo potuto ridurre costi, aumentare le performance, rinnovare processi e contenuti, e, infine, ho potuto condurre battaglie di coscienza politica, le cui cicatrici sono oggi indelebili su questa lettera. Ma proprio per questo, che rifarei altre cento volte.
Non avevo, e non ho ancora, abbastanza esperienza o maturità per capirlo, e probabilmente per accettarlo. Ma oggi più che mai comprendo quanto mi veniva spesso detto: per mantenere determinati ruoli, bisogna dimostrarsi flessibili. Accettare e affrontare alcune dinamiche che fanno parte delle regole del gioco, e che permettono, alla fine, di poter realizzare la propria ‘mission’.
Ho provato a farlo, ma in questo, evidentemente, non sono risultata efficace. Questo non significa che mi senta migliore o peggiore di altri politici o amministratori. Mi sento semplicemente diversa e probabilmente inadatta a questo contesto politico. Sono felice, gratificata e grata per l’opportunità. Ma il mio compito, in questa Giunta, è finito.
Voglio ringraziare il Sindaco per la fiducia che ha scelto di darmi ogni giorno. Fino a quest’ultimo. E chiedere scusa se, qualche volta, con le mie decisioni e posizioni “autonome”, posso aver creato dei problemi.
Come si dice in questi casi, farò un “passo di lato”, perché il mio impegno per rinnovare le politiche pubbliche, e per sostenere il nostro territorio, le battaglie di libertà, di merito, e di trasparenza, assumerà altre forme, ma non finirà mai.
Da alcuni mesi lavoro alla realizzazione del primo “incubatore” di politiche pubbliche. Un centro studi che possa aiutare gli amministratori di tutta Italia, a realizzare soluzioni efficaci sui territori. Quello sarà, da domani, il mio unico progetto pubblico. Per il resto, io mi fermo qui. Tornerò a essere un politico “di passione”, e non di professione, come scriveva Max Weber.
Grazie alle tante persone che mi stanno scrivendo in queste ore, a chi ha scelto di darmi fiducia. E’ anche per voi che ho preso questa decisione”
 

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