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Polizia Penitenziaria, il VII congresso nazionale conferma Donato Capece (Sappe) come segretario generale


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Gli oltre 100 dirigenti sindacali giunti a Tivoli per i lavori del VII Congresso nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria hanno confermato oggi, per acclamazione, Donato Capece quale segretario generale del SAPPE, primo Sindacato della Polizia Penitenziaria.

Confermata anche la “squadra” dei Segretari Generali Aggiunti SAPPE, che già affiancava Capece: Giovanni Battista de BLASIS, Giovanni Battista DURANTE e Roberto MARTINELLI, a cui si aggiunge Pasquale SALEMME. Alla presidenza del SAPPE subentra Umberto VITALE, mentre l’uscente Franco MARINUCCI assume il ruolo di Presidente emerito del Sindacato. In mattinata, ha portato il saluto al Congresso il senatore Maurizio GASPARRI, responsabile settore Enti Locali di Forza Italia, da sempre vicino alle istanze delle Forze Armate e di Polizia e del SAPPE in particolare.

Nel corso della sua relazione congressuale, Capece ha evidenziato l’esito del referendum promosso tra gli appartenenti al Corpo per il passaggio della Polizia Penitenziaria al Ministero dell’Interno: “Il Corpo di Polizia Penitenziaria passi alle dipendenze del Ministero dell’Interno e non sia più incardinato in quello della Giustizia. E’ il clamoroso risultato del referendum proposto settimane fa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, al quale hanno aderito e votato le donne e gli uomini appartenenti al Corpo in servizi nelle carceri, per adulti e minori, del Paese, non solo iscritti al primo Sindacato dei Baschi Azzurri. E’ un risultato clamoroso che le Autorità istituzionali, amministrative e politiche dovranno tenere nel debito conto. Il referendum è stato promosso dal SAPPE per contrastare la mancata adozione di iniziativa concrete da parte del Ministero della Giustizia rispetto alle gravi criticità con le quali hanno a che fare le donne e gli uomini del Corpo. Le aggressioni contro i poliziotti, le risse ed ogni altro tipo di evento critico che accade quotidianamente nelle nostre carceri meriterebbero una ferma assunzione di responsabilità politica e provvedimenti straordinari per la Polizia Penitenziaria, che invece non si vedono all’orizzonte… Le colleghe ed i colleghi hanno espresso chiaramente pubblicamente la loro condivisione alla proposta del SAPPE, che è quella di incardinare una Direzione Generale del Corpo di Polizia Penitenziaria presso il Ministero dell’Interno. Una riorganizzazione del Corpo di Polizia Penitenziaria in questo senso può essere più funzionale al sistema della sicurezza del Paese, partendo dalla necessità di avere un Capo del Corpo in divisa, ferma restando la necessità di un urgente incontro/confronto con il Governo nel merito della questione”.

Capece ha anche sottolineato il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri: sono state solamente 456 nel 2021. “Da tempo il SAPPE denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri. E’ sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 17.000 rispetto alle circa 55mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, come da tempo denuncia il SAPPE, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. Nel 2021 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 456 (165 albanesi, 48 marocchini, 45 tunisini e 198 di altri Paesi). Questo, oltre a decretare il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia (Marocco, Romania, Nigeria, Albania, Tunisia), sembra dimostrare che questi Paesi non vogliono il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali e con pene che potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza”.

Altro argomento dibattuto è quello legato alle difficoltà operative delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria in relazione all’alta presenza di tossicodipendenti tra i detenuti (oggi pari ad uno ogni tre): “Sono costanti e continui i rinvenimenti, da parte del personale di Polizia Penitenziaria, di sostanza stupefacente destinato a detenuti, droga che si tenta di introdurre in carcere attraverso i colloqui con conviventi e/o familiari e con i droni. Ogni giorno la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti. L’hashish, la cocaina, l’eroina, la marijuana e il subutex – una droga sintetica che viene utilizzata anche presso il SERT per chi è in trattamento – sono quelle che più diffuse e sequestrate dai Baschi Azzurri. L’ultimo dato, riferito al 31.12.2021, ci dice che i detenuti tossicodipendenti sono 15.244 e i detenuti tossicodipendenti stranieri 4.884. Ovvio che l’azione di contrasto, diffusione e consumo di droga in carcere vede l’impegno prezioso della Polizia penitenziaria, che per questo si avvale anche delle proprie Unità Cinofile. Questo fa comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale. E deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari, come ad esempio le attività finalizzate a prevenire i tentativi di introduzione di droga in carcere, proprio in materia di contrasto all’uso ed al commercio di stupefacenti. A tal riguardo, segnalo l’esigenza di accordi con l’ENAC e con enti di formazione al fine di creare una task force composta da appartenenti alla Polizia Penitenziaria esperta nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura”.

Molto forte, infine, il richiamo del SAPPE sui temi della formazione e aggiornamento professionale per fare sicurezza e sulla indispensabile riforma della Polizia Penitenziaria: “Non si può fare sicurezza senza un’adeguata formazione ed un qualificato aggiornamento professionale: quelli che attualmente ci propina la Direzione Generale della Formazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è vecchia di trent’anni, è abbondantemente superata. Il carcere costituisce l’anello debole di emergenze presenti in tutte le società moderne e avanzate. E al carcere si chiede di contenere, rieducare, restituire alla società persone in grado di costruire percorsi esistenziali diversi da quelli già compiuti nel solco di scelte devianti e criminali. Un lavoro improbo, a cui il Corpo di Polizia Penitenziaria nel suo insieme, con tutte le sue componenti professionali, si dedica con la consapevolezza di agire per un fine alto e nobile, per la sicurezza di tutti e per il dovere di offrire alle persone detenute un’occasione di riscatto e una nuova possibilità di vita. Ma per fare al meglio questo fondamentale compito, in aderenza anche a quanto prevede la nostra Carta costituzionale, è fondamentale impiegare periodicamente e regolarmente le donne e gli uomini del Corpo in attività formative e di aggiornamento professionale, a cominciare dall’apprendimento delle lingue straniere, delle attività di polizia giudiziaria, delle conoscenze informatiche, delle continue evoluzioni normative che interessano l’intero sistema dell’esecuzione della pena in Italia”.

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