Modena, lo scambio di immagini su WhatsApp finisce in Rete. «Era solo un gioco». Il fidanzato di una di loro ha chiamato un’associazione anti pedofilia che ha contattato la Polizia Postale: aperta un’indagine
![Secondo la Polizia Postale nel 2016 sono stati 235 i casi denunciati di cyberbullismo, con vittime minori (Ansa) Secondo la Polizia Postale nel 2016 sono stati 235 i casi denunciati di cyberbullismo, con vittime minori (Ansa)](http://images2.corriereobjects.it/methode_image/2017/11/09/Interni/Foto%20Interni%20-%20Trattate/20.0.620374619-kAvB-U43390800493779LR-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443.jpg?v=20171109094207)
«Abbiamo iniziato la chat dopo la fine della scuola, durante le vacanze estive, un po’ per noia, un po’ per divertirci, ma pensavamo rimanessero solo fra noi, per scherzare e ridere, non avremmo mai fatto scatti da distribuire in giro». «Noi» sono 63 ragazze tra i 16 e i 17 anni della provincia di Modena e Reggio Emilia, studentesse nella stessa scuola, e a parlare è una delle 17enni: per mesi, tra maggio e settembre, si sono scambiate messaggi e foto sempre più intime, alcune a sfondo sessuale. Che poi sono state in parte «rubate» e spedite senza il loro consenso su WhatsApp, Instagram, Snapchat a compagni di scuola. Il fenomeno del «sexting», scambio di messaggi e foto erotiche, è diffuso tra gli adolescenti, ma in questo caso colpisce il numero di ragazzine, tutte femmine, coinvolte.
L’escalation delle foto
La vicenda è emersa quando il fidanzatino di una di loro si è rivolto all’associazione antipedofilia «La Caramella Buona», che ne ha dato notizia su Il Resto del Carlino. Adesso, attraverso l’associazione, una delle giovani racconta al Corriere cosa è successo. «Io non conosco tutte le ragazze del gruppo WhatsApp, solo 4 o 5, delle altre ho visto le fotografie e i video — spiega —. Le mie clip non sono esagerate, ma qualcuna è andata oltre». In una dinamica tipica dei gruppi chiusi, dalle prime «normali» foto in costume le adolescenti sono passate a immagini sempre più esplicite, fino a mostrare atti sessuali. In tutto un giga di dati. A un certo punto sarebbero state intercettate da un coetaneo che le ha diffuse tra i ragazzi della zona — come e perché lo chiarirà la magistratura che ha aperto un’indagine. «Nei giorni scorsi a scuola ci siamo accorte che qualcosa di strano era successo — dice ora la 17enne —. Ci è voluto poco a capire cosa. Io mi sono spaventata. Ho pensato ai miei genitori, al fatto che potevano reagire malissimo e sono entrata nel panico, come le altre».