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Modena, le foto di 63 liceali nude in una chat di Whatsapp: «Ho paura, i miei non sanno nulla»

Modena, lo scambio di immagini su WhatsApp finisce in Rete. «Era solo un gioco». Il fidanzato di una di loro ha chiamato un’associazione anti pedofilia che ha contattato la Polizia Postale: aperta un’indagine

Secondo la Polizia Postale nel 2016 sono stati 235 i casi denunciati di cyberbullismo, con vittime minori (Ansa)Secondo la

«Abbiamo iniziato la chat dopo la fine della scuola, durante le vacanze estive, un po’ per noia, un po’ per divertirci, ma pensavamo rimanessero solo fra noi, per scherzare e ridere, non avremmo mai fatto scatti da distribuire in giro». «Noi» sono 63 ragazze tra i 16 e i 17 anni della provincia di Modena e Reggio Emilia, studentesse nella stessa scuola, e a parlare è una delle 17enni: per mesi, tra maggio e settembre, si sono scambiate messaggi e foto sempre più intime, alcune a sfondo sessuale. Che poi sono state in parte «rubate» e spedite senza il loro consenso su WhatsApp, Instagram, Snapchat a compagni di scuola. Il fenomeno del «sexting», scambio di messaggi e foto erotiche, è diffuso tra gli adolescenti, ma in questo caso colpisce il numero di ragazzine, tutte femmine, coinvolte.

L’escalation delle foto

La vicenda è emersa quando il fidanzatino di una di loro si è rivolto all’associazione antipedofilia «La Caramella Buona», che ne ha dato notizia su Il Resto del Carlino. Adesso, attraverso l’associazione, una delle giovani racconta al Corriere cosa è successo. «Io non conosco tutte le ragazze del gruppo WhatsApp, solo 4 o 5, delle altre ho visto le fotografie e i video — spiega —. Le mie clip non sono esagerate, ma qualcuna è andata oltre». In una dinamica tipica dei gruppi chiusi, dalle prime «normali» foto in costume le adolescenti sono passate a immagini sempre più esplicite, fino a mostrare atti sessuali. In tutto un giga di dati. A un certo punto sarebbero state intercettate da un coetaneo che le ha diffuse tra i ragazzi della zona — come e perché lo chiarirà la magistratura che ha aperto un’indagine. «Nei giorni scorsi a scuola ci siamo accorte che qualcosa di strano era successo — dice ora la 17enne —. Ci è voluto poco a capire cosa. Io mi sono spaventata. Ho pensato ai miei genitori, al fatto che potevano reagire malissimo e sono entrata nel panico, come le altre».

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