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Lecce, ex contrabbandieri gestivano tratta dei migranti dalla Turchia all'Italia: 7 arresti

Un gruppo criminale transnazionale fermato dall’indagine della Procura di Lecce: hanno organizzato decine di sbarchi utilizzando barche a vela e scafisti ucraini. I migranti venivano dalla Siria
LECCE – Un gruppo criminale transnazionale, che organizzava i viaggi dei migranti dalla Turchia verso la Puglia passando dalla Grecia, è stata scoperto e sgominato dalla guardia di finanza. Sette le ordinanze di custodia cautelare notificate a sei pugliesi e un greco al termine dell’indagine Caronte, condotta da diversi reparti: il Nucleo di polizia tributaria di Lecce, lo Scico di Romae il Roan di Otranto con la collaborazione della guardia costiera greca, della Dogana cipriota e della polizia albanese e montenegrina.
L’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi – è nata a seguito di alcuni sbarchi avvenuti tra giugno 2014 e agosto 2015 sulle coste del Salento, che presentavano caratteristiche ricorrenti, facendo sospettare che i viaggi della speranza fossero organizzati da un unico sodalizio criminale composto da italiani, greci e albanesi. In totale sono 26 le persone indagate e un’imbarcazione è stata sequestrata.

Lecce, 7 ex contrabbandieri arrestati: gestivano la tratta dei migranti dalla Turchia

Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, alcuni ex contrabbandieri di sigarette brindisini avevano fiutato l’affare che si cela dietro il traffico irregolare di migranti e preso contatti con gruppi criminali montenegrini, greci e albanesi, che avevano il compito di adescare i migranti che giungevano in Grecia dalla Turchia (in particolare quelli che sostavano ad Atene, in strutture individuate dalla stessa associazione criminale), offrendo loro il trasporto verso l’Italia al prezzo di 4mila 500 euro.
L’organizzazione era ben strutturata, con tanto di ruoli differenti ricoperti dai sodali: oltre agli uomini incaricati del “reperimento della merce” da trasportare, c’erano anche quelli deputati a trovare le imbarcazioni nei porti greci e albanesi, e addirittura le vedette, che stazionavano nei pressi dei porti salentini, con l’incarico di allertare gli scafisti, in caso di uscita in mare dei mezzi navali militari, dando loro la possibilità di modificare il punto di sbarco per evitare di essere intercettati.
Nell’ambito dell’indagine è stato scoperto che uno dei capi del gruppo, uno storico contrabbandiere brindisino, reinvestiva parte dei proventi  della tratta nell’acquisto di imbarcazioni dismesse dalla guardia di finanza, da rivendere poi sul mercato nero delle imbarcazioni da diporto in Montenegro. In due circostanze l’acquisto era andato a buon fine, poi erano state rilevate irregolarità nelle procedure di aggiudicazione delle gare pubbliche e il brindisino aveva usato come prestanome prima il figlio e poi un montenegrino. Anche tale tentativo, però, è stato scoperto e bloccato dalle Fiamme gialle.

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