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Lavorare insieme per ritrovare una «Roma più umana»

Nell’intervista di Gian Guido Vecchi a monsignor Angelo De Donatis ciò che colpisce il riferimento del nuovo vicario alla «città più umana». E Roma, ogni giorno, mostra purtroppo tutti i sintomi di una progressiva disumanizzazione

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«Un ragazzo deve potersi sentire amato e compreso anche nel suo processo di crescita, senza vivere abbandoni da parte nostra. E questo già cambia la città perché la rende più umana», ha detto al nostro Gian Guido Vecchi monsignor Angelo De Donatis, arcivescovo e nuovo vicario di papa Francesco per la difficile diocesi di Roma. La Chiesa romana teme di perdere l’attenzione e la fede dei giovani. Ma ciò che colpisce nella frase di monsignor De Donatis è il riferimento alla «città più umana». Naturalmente non è un’espressione buttata lì. Roma, ogni giorno, mostra purtroppo tutti i sintomi di una progressiva disumanizzazione. Tre violenze sessuali in pochi giorni, tutte nell’area centrale, lo dimostrano: nel caso di villa Borghese c’è anche la componente della marginalità, delle vite gettate ai margini, che rende tutto ancora più amaro e (per dirla col Vangelo, non nel senso della morale comune) «scandaloso».

C’è la disumanizzazione dei tanti ragazzi che, durante crescite difficili dovute agli abbandoni scolastici e a climi familiari tempestosi, approdano alla piccola malavita, alla tossicodipendenza. Ci sono le mille forme di sfruttamento dei minori, o delle donne immigrate che diventano carne da prostituzione. L’elenco è lungo. Per questo l’appello di De Donatis è puntuale, coglie nel segno. Bisogna veramente lavorare per ritrovare una «Roma più umana». E non è obbligatoria la fede per farlo: basta la dignità, il senso della collettività . E un’etica di sostanza, e non di forma.

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