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Ciampate del Diavolo, sulle orme dei primi italiani: il più antico sentiero preistorico

E’ uno dei 204 siti italiani che, dal 15 al 22 ottobre, saranno protagonisti di altrettanti eventi della Settimana del Pianeta Terra, un grande festival scientifico nato per diffondere la cura per il territorio e la consapevolezza del rischio idrogeologico e sismico
IL RICERCATORE si toglie le scarpe e inizia la sua camminata sulle orme di due uomini vissuti 350 mila anni fa, millennio più, millennio meno. Ne mima i movimenti, i passi incrociati, le cadute, racconta come ogni decisione sia frutto di ragionamento e dimostra perché siamo sicuri che quelle siano orme umane e non animali.
Siamo nel piccolo comune di Tora e Piccilli, nell’alto Casertano, all’interno del parco regionale Roccamonfina – Foce del Garigliano. Il sito paleontologico “Ciampate del Diavolo” conserva tre tesori di valore inestimabile: le due passeggiate sul tufo, lungo un pendio inclinato, e la traccia di quello che da pochi mesi è stato riconosciuto come il più antico sentiero preistorico al mondo percorso dall’uomo. Il primato planetario è attestato da un ampio report pubblicato dal Journal of archaeological science (aprile 2017) che ha come primo autore proprio lo scienziato della camminata, Adolfo Panarello, dottore di ricerca dell’università di Cassino e massimo esperto del sito delle Ciampate. Sul sentiero, ancor oggi segnato sulle cartografie Igm, una sovrapposizione di tracce in entrambi i sensi di marcia: uomini, ma anche animali (ungulati e, probabilmente, un orso).

Un’antico deposito piroclastico del vulcano Roccamonfina è all’origine delle tracce lasciate dai nostri progenitori, con tutta probabilità appartenenti alla specie Homo heidelbergensis, vissuta fra 600 e 100mila anni fa, dello stesso ramo evolutivo dell’uomo di Neanderthal. Le orme, che fuoriescono dal sentiero sono le più evidenti e sono state studiate anche con tecniche di criminologia forense. Appaiono come impronte impresse sulla neve e rivelano una quantità di informazioni incredibile. Sulla pista “A”, un percorso in discesa a zig zag, sono chiare le zone d’impatto, le forme dell’avampiede, dell’alluce, del secondo e terzo dito, dell’arco plantare. La traccia svela un bipedismo abituale, perché una scimmia non avrebbe mai potuto incrociare il passo così come ha fatto, a Tora, l’uomo preistorico.
“Un unicum mondiale”, così Panarello, entusiasta, definisce la pista “B”. Il secondo uomo commette un piccolo errore: non si accorge che la superficie che sta calpestando non è omogenea, perché costituita da una crosta solida e da uno strato più profondo non ancora perfettamente consolidato. Una scivolata e una caduta, sempre in discesa, lasciano tracce di molte parti anatomiche: un gluteo, l’impronta carpale e le cinque dita della mano sinistra, lo stinco e il polpaccio (un calco profondo 35 centimetri).
Chi erano e cosa facevano? L’Homo heidelbergensis era nomade, cacciatore e raccoglitore. Alto in media un metro e 60, viveva in gruppi sociali e riconosceva la gerarchia. Ma perché lasciare un sentiero sicuro, una cengia pianeggiante, per scendere su un pendio scosceso e insidioso? Smentita l’ipotesi che i due stessero fuggendo da un’eruzione piroclastica, perché camminavano (e non correvano) a un’andatura di 3,6 chilometri all’ora con passi lunghi 60 centimetri. “Un’ardita supposizione è che stessero scendendo per andare ad abbeverarsi”, confessa Panarello. Non erano soli, perché sullo stesso versante sono state ritrovate anche impronte di animali, tra cui un capriolo che proprio qui ha compiuto un balzo lungo tre metri e mezzo.
Le “Ciampate del Diavolo” è solo uno dei 204 siti italiani che, dal 15 al 22 ottobre, saranno protagonisti di altrettanti eventi della “Settimana del Pianeta Terra”, un grande festival scientifico nato per far appassionare i giovani alla scienza, diffondere la cura per il territorio e la consapevolezza del rischio idrogeologico e sismico. Responsabili scientifici dell’iniziativa, giunta alla quinta edizione, Silvio Seno, ordinario di geologia strutturale (università di Pavia) e Rodolfo Coccioni, ordinario di paleontologia (università di Urbino). I geoeventi sono organizzati da atenei e scuole, enti, associazioni, parchi, musei e mondo professionale. Si spazia dalle miniere d’oro in Valle d’Aosta a quelle di gesso in Sicilia, dal Vesuvio all’Etna, dai centri di monitoraggio dei cambiamenti climatici a un percorso urbano nella Roma antica, alla ricerca dei segni degli antichi terremoti nei monumenti della città eterna.

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