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Canistro, Ini: indagati per truffa Delfo Faroni e due figli

La clinica Ini di Canistro

La clinica Ini di Canistro

Ai titolari delle cliniche contestato l’uso illecito di fondi pubblici per 15 milioni di euro. Utilizzati anche per comprare la casa appartenuta all’ex ministro Scajola a Roma.

CANISTRO. Sono accusati di aver utilizzato indebitamente dei fondi pubblici e nei loro confronti è stato ipotizzato il reato di truffa. Si tratta di Delfo Faroni e dei figli Cristopher Jessica, titolari dell’Istituto neuro traumatologico Italia (Ini), di cui fa parte anche la clinica di Canistro (L’Aquila).
Secondo le accuse della Procura di Roma il denaro proveniente dagli ammortizzatori sociali, oltre quindici milioni di euro in quattro anni ed indebitamente percepiti, sarebbe stato utilizzato per acquistare lussuosi appartamenti a Roma e nel Lazio e per sanare parte dei debiti dell’Ini che opera nel settore sanitario e nella riabilitazione post-acuzie con sede oltre che a Roma in via Vittorio Emanuele Orlando anche a Veroli (Frosinone). Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Paolo D’Ovidio, che ha iscritto nel registro degli indagati Delfo Faroni, presidente del consiglio di amministrazione Ini spa, Nadia Proietti, amministratore delegato Ini spa, Cristopher Simone Lucano Faroni, consigliere Ini spa e Jessica Veronica Faroni, procuratore Ini spa.
I quattro amministratori sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa in concorso tra loro «poiché al fine di perseguire un medesimo disegno criminoso, ed assicurarsi un ingiusto profitto, mediante artefici e raggiri consistiti nel dislocare valori materiali e finanziari in altre società collegate per poi certificare una crisi aziendale ed un inesistente esubero di personale, traevano in errore gli enti pubblici preposti, ottenendo il contributo di solidarietà di euro 3.912.864.66 relativo al periodo 1/08/2013-31/07/2014, reiterando la condotta criminosa per i successivi periodi 1/08/2014-31/07/2015; 01/12/2015-31/12/2016 in “contratto di solidarietà”». Il gruppo quindi avrebbe indebitamente percepito, stando agli accertamenti degli investigatori del Comando carabinieri Tutela del lavoro di Roma, oltre quindici milioni di euro.
Le indagini partono nel 2016 dalla denuncia di un sindacalista del Sincel. Nel dettagliato esposto, corredato anche di perizie bancarie ed immobiliari, si fa presente che «la società Ini si è resa responsabile sin dal settembre del 2013 del reato di truffa aggravata ai danni della pubblica amministrazione e dei singoli lavori dipendenti del Gruppo…». Faroni con il suo entourage avrebbe quindi fatto lavorare i dipendenti ad orario intero; avrebbe ottenuto il pagamento degli stipendi dal Ministero ma corrisposto ai dipendenti solo la quota dello Stato anziché quella intera; avrebbe fatto svolgere lo straordinario agli stessi dipendenti pur essendo questi in solidarietà. La ciliegina sulla torta è l’utilizzo dei soldi. Dalle indagini è emerso l’atto di acquisto preliminare, da parte di una società del gruppo Ini, la Fler srl, anche di un appartamento situato a Roma, in zona Colosseo e precedentemente di proprietà dell’ex ministro Scajola. Appartamento assurto alla ribalta delle cronache alcuni anni fa.

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