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Pd, al via l'Assemblea nazionale. Renzi: "M5S è la nuova destra, una corrente della Lega"

I dem verso la conferma di Martina segretario. A quattro mesi dalla sconfitta elettorale mandato pieno all’attuale reggente. E la data per le prossime primarie sembra già fissata all’inizio del 2019, prima delle elezioni europee



ROMA – Un patto tra tutte le anime del partito. Per eleggere come segretario il reggente Maurizio Martina. La successione a Matteo Renzi – che apre i lavori attaccando il M5S e spiegando le ragioni della sconfitta – si compie a quattro mesi dalla sconfitta elettorale. Per Martina si tratta di un mandato pieno ma a tempo: perché la data per le prossime primarie del Partito Democratico sembra essere già fissata all’inizio del 2019, prima delle elezioni europee. Con la fase congressuale che potrebbe partire già in autunno. Oggi i dem riuniscono la loro assemblea nazionale all’hotel Ergife di Roma. Al via anche il processo che porterà alla riscrittura della Carta dei valori.
L’intervento di Renzi e le dieci ragioni della sconfitta. “Mi assumerò tutte le responsabilità. Ma non sono l’unico responsabile”. Così il segretario dimissionario Matteo Renzi durante il suo intervento che apre l’assemblea del Pd. “E’ necessaria un’analisi di quello che è successo, ma è superficiale il giudizio di chi dice che le abbiamo perse tutte”. Ancora, per andare avanti p necessario non guardare al passato. “Non serve tornare all’Unione o ai Democratici di Sinistra: la nostalgia non è la risposta alla sconfitta”. E sul mancato accordo con i 5Stelle: “Ero contario e vi dico perché io non l’ho voluto: penso che il M5S sia la nuova destra, una corrente della Lega”, afferma l’ex segretario dem. “Hanno trasformato lo scontro in Italia in una zuffa personale, hanno inquinato le falde della democrazia”.
Poi l’ex segretario elenca le dieci cause della sconfitta del Pd: dalle divisioni interne al poco coraggio mostrato con la mancata approvazione di riforme come quella dell’abolizione dei vitalizi e quella dello Ius Soli. Ancora: la scarsa presenza sui social, il non aver rinnovato la classe dirigente del partito al Sud e l’aver inseguito per mesi la fantomatica avventura di Pisapia”. E per il proprio futuro prossimo Renzi “si arruola” in quella “grande battaglia culturale” che serve per salvare il Paese dalla barbarie. Senza dimenticare la sfida interna: “Smettiamola di considerare nemici quelli accanto a noi. Ci rivedremo al congresso, riperderete il congresso e il giorno dopo tornerete ad attaccare chi ha vinto”, dice l’ex segretario
replicando alcuni esponenti della minoranza che lo attaccano dalla platea.
Martina: “Serve un lavoro nuovo”. Nel giorno che dovrebbe eleggerlo nuovo segretario del Pd, Martina centra il suo discorso sul “lavoro nuovo necessario al Pd”. Dice: “Dobbiamo tutti essere consapevoli che ci tocca questo lavoro nuovo. Ci tocca scrivere questa pagina nuova ben oltre le nostre divisioni. Abbiamo le energie per costruire questa ripartenza, questo riscatto”. Ripartenza che presuppone la costruzione di un campo largo per un nuovo centrosinistra: “Noi siamo fondamentali per costruire l’alternativa ma non basteremo a noi stessi. Non si tratta di guardare al passato e neppure di fare discussioni tra gruppi dirigenti, ma di dare una speranza a tante persone disilluse che guardano ancora a noi”.
“Obama non basta più”. E Martina lancia la fase congressuale: “Un congresso straordinario che da oggi a prima delle Europee ci consenta di fare questo percorso nuovo”. Un percorso nuovo realizzato da una nuova classe dirigente: “Io andrò a cercare i protagonisti nuovi di questa riscossa. Forse a qualcuno di voi sembrerò nostalgico e non citerò leader del passato, purtroppo però neanche Obama basta più”.

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