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Un nuovo guaio per la Nuvola dell'Eur; altri costi da pagare per i ritardi

La società Condotte che ha costruito l’opera dell’architetto Fuksas ha ottenuto dal tribunale un risarcimento di altri 53 milioni. L’articolo del Corriere.

La controversa Nuvola dell’archistar Massimiliano Fuksas è “un’opera finita, bellissima ed efficiente”, ma “abbiamo avuto danni enormi e dobbiamo tutelare i nostri 6mila dipendenti”.  A parlare al Corriere della Sera, è Duccio Astaldi, presidente di Condotte d’Acqua spa, che ha svolto i lavori di costruzione della Nuvola e che ha aperto un contenzioso con Eur Spa (società pubblica per 90% del Tesoro e il 10% del Campidoglio). La società di Astaldi si sarebbe fatta carico di costi extra dovuti ai ritardi dei lavori e il Tribunale gli ha dato ragione riconoscendogli un rimborso di 53 milioni di euro. Ma ora Condotte, che aveva chiesto un risarcimento di 202 milioni, è tornata alla carica con la richiesta di altri 60 milioni di euro di “voci nuove, successive alla valutazione già chiesta ai consulenti”. D’altra parte “è chiaro che le modifiche e i ritardi non sono imputabili a noi. E tenere aperto un cantiere inattivo come quello per la Nuvola costa anche 800mila euro al mese”, osserva Astaldi.

Un nuovo guaio per la Nuvola dell'Eur; altri costi da pagare per i ritardi
 Centro Congressi Roma, “La Nuvola” di Massimiliano Fuksas, quartiere Eur di Roma (Afp)

Le tre contestazioni di Condotte

In particolare, le contestazioni di Condotte erano di tre ordini diversi, spiega il Corriere: “Ce n’è una strettamente finanziaria: gli interessi che l’impresa avrebbe dovuto sostenere anche a causa dei ritardi che l’opera ha subito. Ce n’è poi una che riguarda la burocrazia, perché quei ritardi sarebbero imputabili fra l’altro al lasso di tempo inconcepibile (tre anni!) che il Comune di Roma si è preso per concedere i permessi a una società di cui peraltro è anche azionista (possiede il 10 per cento di Eur spa), e che comunque li ha pagati 9 milioni e mezzo. E una terza squisitamente tecnica: ha a che fare con presunti problemi legati alla progettazione”. Ora – sostiene Astaldi – è vero che alla società sono stati riconosciuti interessi per oltre un milione di euro, ma “si tratta di un’inezia rispetto ai costi effettivi. Ed è un rimborso non un’utilità”. Conti alla mano, la realizzazione dell’opera potrebbe così toccare i 466 milioni, tra le più costose realizzate nella capitale e di sicuro tra le più contestate.

Un nuovo guaio per la Nuvola dell'Eur; altri costi da pagare per i ritardi
 L’impressionante effetto della nuvola illuminata di notte

La Nuvola che sconfina

I costi esorbitanti hanno da subito messo al centro nel mirino il Centro Congressi del quartiere Eur, inaugurato quest’anno con tre anni di ritardo. Ma non è solo una questione economica. A maggio una nuova ‘bufera’ ha investito la Nuvola: il complesso edilizio formato da un grande edificio in vetro e acciaio e un hotel, sconfina di due metri sulla carreggiata d viale Europa.  Uno spostamento che risalirebbe al 2008 in fase di start up del progetto ma di cui nessuno si sarebbe accorto fino al 2017.  “Per una serie di errori – scrive Repubblica – c’è stata una traslazione, uno spostamento dell’intero complesso di circa due metri. Due metri che assumono proporzioni importanti, dato che restringono viale Europa, una delle quattro strade che confinano con il Nuovo Centro Congressi”. E non si tratta solo di un evidente intralcio al traffico, “ma dell’interruzione della visuale prospettica dall’Archivio Centrale di Stato alla basilica dei Santi Pietro e Paolo, ai due estremi del lungo viale tutelato a livello architettonico e urbanistico dalla Sovrintendenza di Stato, così come tutto il quartiere Eur”.

“L’unica soluzione è ridurre viale Europa”

Intervistato da Repubblica a maggioFuksas aveva dichiarato“Secondo me l’unica è ridurre la sezione di viale Europa, diminuire le auto e ampliare l’area pedonale. Riprendere a piantare alberi anziché asfalto. È triste che a sei mesi dall’inaugurazione un progetto nato per restituire ai romani una grande piazza, nel pieno rispetto del modello urbanistico dell’Eur, sia ancora un luogo chiuso, recintato”. Eppure anche eliminando i metri ‘abusivi ‘che invadono la strada nevralgica per la viabilità locale rimarrebbe una risicata striscia di meno di un metro e mezzo da destinare ai pedoni. Inammissibile pensare che la gente debba camminare in fila indiana davanti a una struttura che si propone come un gioiello dell’architettura capitolina, peraltro in una via dove il resto dei marciapiedi sono larghi almeno 3 metri”.

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