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Trovato morto in strada, eseguita  l'autopsia su Emanuele Bove: indagato l'uomo che ha danneggiato l'auto

Emanuele Bove
di Vincenzo Caramadre
C’è un indagato per la morte di Emanuele Bove, il 40enne trovato senza vita martedì sera a San’Andrea del Garigliano a diversi metri di distanza dalla sua auto, una Peugeot 206, a cui erano appena stati sfondati i vetri del lunotto e del parabrezza.
Si tratta di un operaio di 50 anni di San Giorgio a Liri al quale ieri mattina, la Procura della Repubblica ha notificato, tramite i carabinieri di San Giorgio a Liri, un avviso di garanzia in cui viene ipotizzato l’omicidio volontario. È lo stesso uomo che, ascoltato a sommarie informazioni dai carabinieri di Cassino, poche ore dopo il ritrovamento del cadavere, ha ammesso di aver danneggiato l’auto a colpi di ascia, ma quando, stando almeno alla sua versione dei fatti, Emanuele Bove non era ancora sul posto. L’uomo, stando a quanto riferito dallo stesso agli inquirenti, avrebbe colpito l’auto in preda a un raptus di rabbia per una storia legata ad una donna.
L’ AUTOPSIA
L’iscrizione del 50enne (assistito dall’avvocato Raffaele Panaccione) sul registro degli indagati, precisano dalla Procura, è «un atto dovuto, una garanzia difensiva, per dargli la possibilità, di partecipare, tramite i propri consulenti agli accertamenti tecnici non ripetibili». Come l’ autopsia che è stata eseguita ieri pomeriggio dal medico legale Daniela Lucidi nominato dal sostituto procuratore Chiara D’Orefice. L’esame è durato circa quattro ore ed è ritenuto di fondamentale importanza per il prosieguo delle indagini.
Non è ancora stato verificato se tra i due c’è stata una lite verbale o se si è andati oltre. Oppure se Emanuele Bove, martedì sera, arrivato davanti alla sua auto, dopo aver notato il lunotto e il parabrezza sfondati, si è agitato e ha accusato un malore rivelatosi fatale. Gli inquirenti propendono per quest’ultima ipotesi. E in tal senso stanno verificando se il 40enne in passato soffrisse o meno di problemi di natura cardiaca.
UNA SOLA FERITA
Per ora l’unica certezza emersa dagli esami esterni sul corpo di Bove hanno fatto emergere soltanto una ferita al volto, all’altezza del naso, che, però, è compatibile con la caduta e l’urto violento contro il suolo. Altro elemento certo sarebbe la posizione dei vetri caduti nell’abitacolo che fanno pensare che all’interno dell’auto al momento del danneggiamento non ci fosse nessuno. La verità, in ogni caso, arriverà dall’ autopsia. Fondamentale per la conferma dell’ipotesi di reato o un’eventuale modifica sarà la causa di morte.
GLI ACCERTAMENTI SULL’AUTO
Tanti gli interrogativi che, i carabinieri, si stanno ponendo in queste ore. Come tanti sono gli accertamenti anche scientifici avviati sia sull’auto di Emanuele, sequestrata e portata in un deposito di Cassino, sia sull’ascia. Si cercano tranne biologiche ed ematiche.
LO STRAZIO IN PAESE
In attesa di conoscere la verità sulla morte di Emanuele Bove a Sant’Andrea del Garigliano resta il dolore e l’incredulità di familiari e amici. Bove, laureato in Economia e Commercio all’università di Cassino, lavorato presso un centro di assistenza fiscale di Pontecorvo.
Molti nella via principale, via Roma, a Sant’Andrea, dove Emanuele è stato trovato morto, e nei bar cercano di capire e ripercorrono le drammatiche ore vissute in paese martedì sera. A notare il corpo di Emanuele, a faccia in giù, tra il marciapiede e la strada sono state due persone del posto che hanno subito dato l’allarme al 118. Moltissime le persone non solo a Sant’Andrea, ma che anche da Pontecorvo, dove Emanuele lavorava in un Centro di assistenza fiscale, si stanno stringendo al dolore dei genitori e del fratello
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