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Torino, scontro Appendino-Chiamparino sui conti: "Avete dissestato il Comune", "No, abbiamo cambiato la città"

La concordia istituzionale tra Chiamparino e Appendino che qualcuno aveva ironicamente riassunto in Chiappendino probabilmente è defunta oggi. La replica che il presidente della Regione ha dato alle accuse della sindaca di Torino (“Dobbiamo varare un piano di rientro da 80 milioni perché partiamo da una situazione di grandissimo disequilibrio strutturale e la responsabilità è di 30 anni di governo”) lasciano poco spazio a fraintendimenti. “I trent’anni richiamati dalla sindaca di Torino, in cui si sarebbero generato squilibri  finanziari strutturali, sono i trent’anni anni che hanno visto la trasformazione della città che conosciamo, e i cui effetti vorremmo continuare a vedere e a sviluppare, con le necessarie innovazioni. Dal piano regolatore Gregotti-Cagnardi, approvato ancora dalle giunte di pentapartito, alle progettazioni realizzate dalla giunta Castellani e alle realizzazioni delle giunte a guida mia e poi di Fassino” scrive Chiamparino.
E aggiunge:  “In questo periodo, fra l’altro, si sono realizzate le seguenti cose: la prima e attuale unica linea di metropolitana funzionante a Torino; il Passante Ferroviario e la relativa copertura; il raddoppio del Politecnico; la riqualificazione del Quadrilatero romano e di larga parte dei mercati rionali della città; nuovi parcheggi, come Piazza Vittorio e Piazza San Carlo che hanno consentito la pedonalizzazione del centro storico con i benefici che tutti possono constatare e di cui tutti possono usufruire; abbiamo avviato il recupero delle Ogr; abbiamo riaperto musei che erano chiusi da tempo immemore, come Palazzo Madama; contribuito alla trasformazione di musei come il Museo Egizio e il Museo del Cinema; abbiamo aperto musei nuovi come il Mao; abbiamo realizzato il termovalorizzatore, senza il quale Torino forse avrebbe conosciuto qualche turbolenza dal punto di vista della gestione dei rifiuti”. Ma la replica al j’accuse della sindaca va avanti. Aggiunge il presidente della Regione che per dieci anni è stato sindaco di Torino: ” In più si è realizzato un evento, le Olimpiadi, che forse ha dato un certo contributo alla proiezione internazionale e alla crescita del turismo della nostra città. Oltretutto è probabile che senza questo massiccio impegno di risorse pubbliche, sarebbero stati be più pesanti gli effetti della crisi industriale che abbiamo subito, e da cui non siamo ancora completamente usciti. Quindi, come ho sempre avuto modo di dire alle opposizioni di allora, chiedo anche alla sindaca di oggi e all’attuale maggioranza che governa la città, a quali di queste opere si sarebbe dovuto rinunziare per non generare “squilibri strutturali”. In mattinata Appendino aveva presentato il piano quadriennale di riequlibrio finanziario del Comune non lesinando critiche ai suoi predecessori, accusati di essere i responsabili del deficit di Palazzo Civico oppure, per quanto riuguarda Fassino, di aver nascosto ai torinesi la situazione critica delle casse comunali. Si tratta di un piano di rientro da 80 milioni di euro per evitare il pre-dissesto che prevede il taglio della spesa corrente, dismissioni delle partecipate e degli immobili. “Partiamo da una situazione di grandissimo disequilibrio strutturale – aveva detto la sindaca – e la responsabilità è di 30 anni di governo. Al mio predecessore imputo di aver nascosto la verità ai torinesi”. “La scelta del pre-dissesto – aveva affermato Appendino – sarebbe stata più semplice perché avrebbe scaricato dalla responsabilità di decidere dove intervenire. Abbiamo invece fatto questa scelta coraggiosa per dare avvio a una grande operazione verità. Affrontiamo questa sfida con l’obiettivo di lasciare una città migliore a chi verrà dopo. Torino ha grandissime capacità e potrà rilanciarsi, ma parte da una crisi economica che chi c’era prima ha deciso di non affrontare”.

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