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Sulla caccia a Igor il russo, polizia contro carabinieri: “Non ci dicevano niente”

Sulla caccia a Igor il russo, polizia contro carabinieri: “Non ci dicevano niente”

La questura di Ferrara punta l’indice sullo scarso coordinamento tra le forze dell’ordine: “Apprendevamo le notizie dai giornali”

BOLOGNA. Nei giorni immediatamente successivi all’omicidio del barista di Budrio, Davide Fabbri, non ci fu comunicazione tra i carabinieri e la polizia. I militari del comando provinciale di Ferrara durante le riunioni del Comitato per l’ordine e la sicurezza non condivisero le informazioni con le altre forze dell’ordine. Il caso affiora da un atto depositato al gip di Ferrara contro l’archiviazione dell’esposto dei figli Di Valerio Verri (la seconda vittima del killer di Budrio), secondo i quali loro padre non doveva essere mandato allo sbaraglio nelle valli dove si nascondeva l’assassino. Un’opposizione che porta la firma dell’avvocato Fabio Anselmo e che, sette mesi dopo i fatti, spiegherebbe come più di una cosa non funzionò nei giorni immediatamente successivi alla rapina finita con l’omicidio del barista. Tra i due delitti vi fu scarsa comunicazione tra le forze di polizia. Al punto che la stessa Questura, persino in una comunicazione dell’8 giugno (due mesi dopo i fatti) afferma di aver appreso le notizie del tempo dalla stampa e non dagli organi preposti, ossia durante le riunioni di comitato tecnico.

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