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Soldi, hacker e accordi segreti: quanta lotta per la civica

Un oggetto in votazione non dei più attraenti, ma l’iniziativa della civica è diventata un tema rovente, come mai? Quanti soldi ci sono in ballo?….

– «La soluzione che viene posta in votazione popolare è frutto di un accordo affinché non si vada ad intaccare l’ora di religione come invece voleva fare il ministro Bertoli». È questo uno stralcio di un’email inviata dal granconsigliere leghista Michele Guerra all’indirizzo di alcuni preti cattolici. Divulgata dal comitato dei contrari, racconta di un presunto accordo segreto volto a legare i destini della civica a quelle dell’ora di religione. Tesi immediatamente smentita dal deputato leghista, il quale ha spiegato di aver inviato la lettera «unicamente a due amici di famiglia, che per scelta loro sono preti».

Come questa sia arrivata in mano ai contrari rimane un mistero. O l’amicizia di uno dei due don s’è dimostrata più ondivaga di quanto potesse credere Guerra oppure, come ha suggerito lo stesso membro della commissione scolastica, «gli hanno hackerato il computer». Fatto sta che questo è solo l’ultimo dei molti episodi che hanno riscaldato.   Accordo segreto, complotto, schifezza, casta privilegiata. Parole che forse ci saremmo aspettati in altre campagne, ma certo non nella campagna per la civica a scuola: un tema interessante, ma dall’appeal limitato.
Come ha potuto scaldarsi tanto il clima? Lo abbiamo chiesto ai protagonisti. «Ci sono due spiegazioni», afferma Alberto Siccardi, promotore dell’iniziativa. «La prima, epidermica e reale, nasce dalla reazione degli insegnanti, convinti che non si possano toccare i loro programmi e metodi. La seconda, non so se per volontà degli insegnanti o delle alte sfere socialiste, se perdiamo i diritti popolari tra 10 o 20 anni la popolazione non potrà più votare per rimanere fuori dall’Europa»….
i troviamo di fronte a una campagna sproporzionata per quanto riguarda la potenza finanziaria messa in campo dalle due parti», ribatte Maurizio Binaghi, membro del comitato dei contrari e presidente dell’associazione degli insegnanti di storia. «Abbiamo iniziato in pochi, con il passare del tempo abbiamo trovato tutta una serie di personalità che ci hanno sostenuto e tutte le componenti del mondo della scuola hanno preso posizione per il no». Un successo inatteso quanto scomodo. «Credo che i promotori si siano trovati un po’ spiazzati». E, sostiene Binaghi, sarebbero loro ad aver iniziato: «Chi ha alzato il tono è stato per primo l’ex sindaco Giudici, a lui è subentrato il Mattino, e poi la tensione è salita».
«Abbiamo cercato di rispondere coi mezzi che ci erano dati. Ci siamo trovati di fronte a una potenza economica capace di occupare paginate intere di giornali con le croci svizzere. I membri del comitato si sono autotassati, abbiamo chiesto sostegno ad alcune associazioni e abbiamo fatto quello che, da docenti, sappiamo fare: scrivere, ragionare, argomentare».
L’email di Guerra, però è stata resa pubblica di contrari. «Se questo è alzare i toni, forse siamo troppo ingenui. Forse ci scandalizziamo per qualcosa che si è sempre fatto. Abbiamo riflettuto prima di renderla pubblica, ma ci è sembrata piuttosto grave», conclude Binaghi. L’email di Guerra nemmeno Siccardi se l’aspettava, che senza esprimere un giudizio ci dice: «Inopinatamente se n’è uscito con questa richiesta d’aiuto a due religiosi, l’ha tirata fuori lui dal cappello, a me non sarebbe mai venuta in mente».
Ma quante risorse hanno messo in campo i due schieramenti? Lo abbiamo chiesto loro. Dobbiamo specificare che, purtroppo, non siamo in grado di verificare se le cifre fornite siano veritiere. Lo schieramento del Sì ci spiega di aver speso 40-50mila franchi per il lancio dell’iniziativa (raccolta firme, etc), mentre in campagna sarebbero stati spesi 15-20mila franchi. I contrari durante la campagna, invece, avrebbero investito sui 15mila franchi.

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