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Si stringe il cerchio sul killer di Barcellona: "120 bombole per colpire"

Si stringe il cerchio sul killer di Barcellona: “120 bombole per colpire”

21 Agosto 2017
MADRID. E’ caccia all’uomo in Catalogna per catturare il terrorista marocchino Younes Abouyaaqoub, sospettato di essere il killer della Rambla, il solo membro della cellula di Ripoll ancora in fuga, tre giorni dopo gli attentati di Barcellona. Una grande rete è stata stesa sul nord-est della regione, lungo il confine con la Francia, con decine di posti di blocco.
La cittadina di Ripoll, culla della banda, è praticamente sotto assedio nell’ipotesi che Abouyaaqoub possa avervi cercato rifugio. Sul confine con la Francia i controlli sono stati rafforzati per evitare che il fuggitivo, se non lo ha già fatto, possa passare nel paese vicino.

Ieri mattina una folla di cittadini e di turisti ha assistito alla Messa per la Pace celebrata alla memoria delle vittime nella Sagrada Familia, il tempio di Antoni Gaudì che secondo la stampa spagnola era il primo obiettivo dei terroristi. In prima fila i reali di Spagna, il premier Mariano Rajoy, il presidente catalano Carles Puigdemont, il sindaco di Barcellona Ada Colau. Un ulteriore segnale della volontà della metropoli di tornare alla normalità, di non lasciarsi piegare dal terrore.
Così sulla Rambla, tornata ad essere come affollata di cittadini e turisti. Molti hanno continuato a deporre fiori, peluche e messaggi al ‘punto zero’, sul mosaico di Mirò dove si era fermata la corsa del furgone omicida. Qui ha deposto dei fiori anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano, che poi ha incontrato i familiari degli italiani vittime dell’attentato. Fra i morti, è stato confermato, c’è anche il piccolo Julian, 7 anni, il piccolo anglo-australiano che era stato dato per disperso.
Sulla Rambla era con sua mamma, rimasta gravemente ferita. In realtà il suo corpicino era nell’obitorio del palazzo di giustizia. Ma sorprendentemente i governi di Australia, Regno Unito e Filippine che hanno lanciato appelli per ritrovarlo e la famiglia non erano stati informati.
La cellula di Ripoll, 12 o 13 membri, non è più in grado di nuocere, ha annunciato il ministro degli Interi catalano Joaquim Font. Cinque terroristi sono stati abbattuti, tre ancora non identificati sono morti disintegrati nell’esplosione del loro covo di Alcanar, quattro persone sono in manette. Ufficialmente ci sono tre ricercati, ma è probabile che in realtà i loro cadaveri siano quelli di Alcanar, uccisi dall’esplosione provocata per errore dagli stessi jihadisti.
Fra i tre morti nella base operativa ci sarebbe anche l’imam di Ripoll Abdelbaki Es Satty, 45 anni, l’uomo che gli inquirenti considerano l’indottrinatore e il leader dei baby-terroristi. Avevano fra 17 e 28 anni – tre coppie di fratelli – descritti dalle famiglie, distrutte, e amici come un gruppo di ragazzi “normali” e “tranquilli” che si ritrovavano a giocare a calcetto e che non avevano niente dei fanatici religiosi.
Senza che nessuno si accorgesse di nulla, si sono trasformati in spietati assassini. L’imam, a Ripoll dal 2015, era uscito nel 2012 dal carcere dove si trovavano jihadisti coinvolti nelle stragi dei treni di Atocha, a Madrid, del 2004. Nel 2016 aveva trascorso tre mesi in Belgio a Vilvoorde, vicino a Bruxelles, culla con Molenbeek del jihadismo europeo. Secondo El Periodico, il suo nome era apparso nell’inchiesta sugli attentati di Madrid. La fotocopia della sua carta d’identità era stata trovata in casa di Mohamed Mhrabet Ehasi, accusato di reclutare jihadisti, fra cui Bellil Belgacem, che nel 2003 si fece saltare a Nassiriya uccidendo 19 soldati italiani e 9 iracheni.
Sorprendentemente però sembra che l’imam di Ripoll non fosse sorvegliato. Mentre una parte del piano potrebbe essere stata messa a punto in Marocco, a Mrirt: diversi elementi della cellula, filtra dall’inchiesta, erano nella cittadina a metà luglio e alcuni di loro, come Driss Oukabir, non sono rientrati prima del 13 agosto.
A Mrirt sono nati Younes Abouyaaqoub e Mohamed Hychami, entrambi appartenenti alla cellula. La cellula da mesi si preparava a colpire a Barcellona con furgoni bomba imbottiti di Tatp, l’esplosivo dell’Isis. Il primo obiettivo era la Sagrada Familia. L’attacco era imminente, ha detto il capo della polizia catalana Josep Lluis Trapero, forse proprio quel maledetto giovedì.
Una manipolazione sbagliata ha però distrutto il covo e fatto scattare il ‘piano B’, con attacchi alla disperata, senza esplosivi, sulla Rambla e a Cambrils. Senza il provvidenziale errore di un terrorista, il colpo inferto a Barcellona sarebbe potuto essere ancora più mortale.
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