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Roma, Decreto Dignità, una mamma è la prima vittima: “Perdo il lavoro”

Valeria, 35 anni, da 2014 era all’Anpal servizi. “Dopo 24 mesi di contratto a tempo determinato per le nuove norme, il mio non verrà rinnovato”
È una mamma la prima vittima del decreto Dignità. “Mio figlio è nato 2 settimane fa e ne ho un’altra di 3 anni. Ma adesso ho paura per il futuro”, dice Valeria, 35enne romana che ha raggiunto i 24 mesi previsti come tetto massimo per i contratti a tempo determinato.
Era arrivata prima al bando che le ha permesso di lavorare con Anpal servizi, azienda che fornisce operatori all’Agenzia per le politiche attive del lavoro utilizzando fondi nazionali ed europei. Ma, invece dell’orgoglio sente che su di lei si è abbattuta una “profonda ingiustizia” e preferisce non essere fotografata perché esponendosi teme di non trovare un nuovo impiego. A ferirla è anche il fatto che a una donna e neomamma “venga fatto capire che era meglio rimanessi a casa invece di essere stabilizzata”.

Per l’Anpal servizi Valeria, laureata in Scienze politiche internazionale alla Sapienza, si occupava di selezionare le aziende che potevano accedere ai finanziamenti previsti per chi attiva contratti di apprendistato o l’alternanza scuola – lavoro. E per il braccio operativo dell’agenzia nazionale che si occupa di politiche attive (e dunque di trovare un impiego a chi è disoccupato), lavorava dal 2014 con un contratto a progetto prima e con il tempo determinato da agosto 2016. Ma ecco raggiunto il periodo massimo di 24 mesi. Dopo, il nulla.
Proprio pochi giorni fa, durante un’audizione al Senato, l’amministratore unico di Anpal servizi Maurizio Del Conte aveva solidarizzato con il Coordinamento nazionale dei precari dell’azienda stessa che avevano protestato per le condizioni di lavoro incerte.
Un paradosso diffuso, quello dei precari che devono occuparsi al meglio di politiche attive: sono 800 su 1200 gli operatori che sul territorio nazionale lavorano per Anpal servizi. “Vorrei insegnare ai miei bambini che l’autonomia è un valore” dice infine Valeria. “Anche se a me l’hanno appena tolta”.

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