Roma, buca mortale coperta dopo lo schianto. Dirigenti a giudizio

Il centauro perse la vita sulla Salaria nel 2016. Un’anziana investita a Colli Aniene da un’auto pirata


La cosa più antipatica è che all’indomani dell’incidente quella buca era già ricoperta. Quella crepa sull’asfalto, larga 60 centimetri, lunga 90, e profonda 3, a poche ore dall’aver causato la morte di un motociclista era già sparita. Ricoperta in quattro e quattr’otto. Gli operai, all’opera con mezzi e materiali, avevano livellato via Salaria, nel tratto di strada poco prima dello svincolo del Grande raccordo anulare, rendendola come un tavolo da biliardo.

Un gesto, quello dell’amministrazione, che se da una parte dimostrava la volontà di ripristinare prima possibile la circolazione, dall’altra non è passato inosservato a chi ha indagato sul decesso di un motociclista, avvenuto il 22 dicembre 2016. La particolare tempestività dell’intervento del Campidoglio, disposto dal Simu, il dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana, è uno degli elementi alla base dell’accusa mossa nei confronti di due dirigenti dell’ufficio, rinviati a giudizio per omicidio colposo, per l’omessa manutenzione della strada, dal gup Tamara De Amicis.

Nel capo d’imputazione formulato dal pm Marcello Cascini nei confronti di Marco Domizi, dirigente dell’ufficio per la manutenzione stradale, difeso dall’avvocato Fabio Federico, e di Guido Carrafa, responsabile della manutenzione del terzo lotto, assistito dal legale Michele Nicoletti, è messo tutto nero su bianco: ” La colpa dei rei è dimostrata anche dal fatto che, subito dopo l’incidente, provvedevano al riempimento e corretto livellamento della buca”. Per loro, ora, si aprirà il processo. La vittima dell’incidente è un uomo di 53 anni, Francesco Caporale.

“Non c’è l’assoluta certezza che la causa del sinistro sia dovuta alla buca – ha spiegato il difensore di Domizi, l’avvocato Federico – abbiamo fatto indagini e prima del sinistro la vittima aveva partecipato a una cena. Le cause possono essere dipese da eventi indipendenti dall’asfalto”.

Quella notte di due anni fa, intorno alle 2 e 50, il centauro stava tornando a casa a bordo della sua Suzuki N1200. È passato sopra la voragine e ha perso il controllo del mezzo, finendo contro un guardrail e poi a terra. A nulla è servito il trasporto in ambulanza all’ospedale Sant’Andrea, dove è arrivato già morto.

A convincere il giudice a disporre il processo per i due, anche le diverse segnalazioni che erano state fatte dai vigili urbani sulle ” numerose buche ” presenti in quel tratto della Salaria, dirette a vari uffici comunali: tutte lettera morta, purtroppo. Comunicazioni che, tra l’altro, esulavano da un compito, ” la manutenzione dovuta d’ufficio”, che spettava ai dirigenti “anche a prescindere da eventuali segnalazioni”.
Proprio alla municipale, a cui nulla si può contestare in questa inchiesta, spetterà ora un nuovo compito. Indagare su un pirata della strada che ha ucciso una signora di 74 anni, Elisabetta Loiacono, travolta sabato mattina in via degli Alberini, a colli Aniene. Stava andando a fare la spesa: ” Non ci posso credere. Una vita insieme – ha detto il marito – se c’è un responsabile voglio che sia trovato”.
Colabrodo

A sinistra, il punto in via Ostiense dove lo scorso 8 maggio è avvenuto l’incidente in cui ha perso la vita Elena Aubry, 26 anni. A destra, un tratto con asfalto disconnesso Nell’altra pagina, una buca in via Catania dove è inciampata una donna di 77 anni

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