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Ponte Morandi, c’è un esperto che pensa a una bomba

La teoria complottista dell’ingegnere Enzo Siviero: «La meccanica del cedimento fa pensare a un attentato»

Nelle giornate in cui gli inquirenti provano a circoscrivere con fatica le possibili cause del disastro, focalizzando il cedimento dei tiranti e i ritardi nella loro ristrutturazione quale elemento nodale, fra le numerose teorie complottiste emerge quella di Enzo Siviero. È, Siviero, un ingegnere padovano, che ha insegnato allo Iuav di Venezia e in passato ha lavorato come consulente per Spea Engineering, società controllata da Autostrade per l’Italia. Lo studioso, esperto di ponti, ipotizza che all’origine del crollo del ponte Morandi vi sia il posizionamento di microcariche in uno dei piloni. E lo dice – su Internet si possono trovare sue dim ostrazioni pratiche con un modellino metallico – «In base alla meccanica del cedimento. L’elemento è sceso su se stesso con una piccola rotazione: il fatto che la parte del pilone sottostante sia crollata, mi fa pensare che qualcuno l’abbia manomessa». Per lui si è trattato insomma di un attentato o qualcosa di simile. E non esita a dichiararlo mettendo sul tavolo il proprio curriculum.

Le sue esternazioni, e l’opzione d’un gesto doloso dietro la sciagura di Genova, sono state rubricate alla voce di «mere fantasie» da tutti coloro che si stanno in concreto occupando del caso sul fronte investigativo. Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, senza addentrarsi negli ultimi sviluppi dell’indagine, invita a «rimanere seri», escludendo categoricamente che siano emersi spunti in una direzione del genere. E altri suoi colleghi si attestano sulla medesima linea, in maniera più tranciante. Nel frattempo Autostrade per l’Italia ha preso le distanze dal suo ex consulente, spiegando che parla a titolo «assolutamente personale», dettaglio che ribadisce lui stesso.

Va ricordato che negli ultimi giorni la Procura ha esplorato altre possibili concause, segnalate nelle prime ore successive al crollo. In particolare, gli investigatori hanno svolto accertamenti sull’ipotesi d’un fulmine che potrebbe aver colpito uno dei piloni, ma le prime relazioni sul punto escludono qualsiasi interferenza; e sono arrivate smentite pure sul potenziale effetto negativo di alcune manutenzioni eseguite grazie a un carroponte. Si continua insomma a lavorare sulla matrice del cedimento strutturale e sui calcoli sbagliati nei programmi di ristrutturazione del ponte. Con la certezza che spunteranno altre teorie complottiste.

 

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