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Pistoia, chiuso il centro di accoglienza di Don Biancalani

Ordine della prefettura per problemi di sicurezza. Il parroco chiamato dal Vaticano per parlare della sua esperienza


Il centro di accoglienza di Vicofaro a Pistoia, nella parrocchia di don Massimo Biancalani, il prete divenuto simbolo dell’accoglienza ai migranti, al centro di polemiche e minacce, dovrà chiudere finché non saranno adeguati alle norme vigenti la cucina e il locale caldaia. Lo riferisce lo stesso don Biancalani dopo aver ricevuto “una missiva dei vigili del fuoco in cui si ipotizza un pericolo di incendio dei locali per cui ci sarà un’interruzione dell’accoglienza qui a Vicofaro”.

La comunicazione è arrivata al sacerdote venerdì scorso a seguito di sopralluoghi di pompieri e Asl ma è diventata di dominio pubblico nella tarda serata di lunedì. “L’ambiente è grande e fa parte di un convento del ‘700, ci sta che non possa rispettare appieno le normative – spiega don Biancalani – In particolare per i rilievi dei vigili del fuoco non sono utilizzabili cucina e caldaia. Faremo i lavori di adeguamento ma serve tempo”. Intanto i migranti non potranno essere accolti.

Nel centro, che si è chiesto di chiudere a partire già da ieri sera, vivono 12 migranti e lo stesso don Biancalani ha spiegato che verranno subito spostati altrove. In 7 andranno a Ramini, 1 invece a Marliana e gli altri resteranno a casa del prete. Ma a Vicofaro vengono accolti anche dei giovani “fuori progetto”: 35 dormono proprio al piano terra vicino alla cucina, altri 35 su un’area soppalcata. Anche i primi devono spostarsi. ” Probabilmente li metteremo in chiesa”, spiega don Biancalani. Il parroco è un po’ stupito da quello che è successo, “secondo me c’è qualcosa di strano” . Ieri tra l’altro c’era una manifestazione per ricordare che è trascorso un anno da quando Forza Nuova si presentò a una messa celebrata da don Biancalani per controllare quello che diceva.

” Adesso il nostro tecnico andrà a parlare con il vigili del fuoco per capire quali interventi vanno fatti – dice il prete – A quel punto sapremo quali saranno i costi per risistemare la situazione e pure i tempi. Vogliamo ripartire presto, anche perché adesso abbiamo il problema dei ragazzi fuori progetto, per i quali usavamo la cucina giudicata a rischio. Quelli del progetto invece vivevano in alcune stanze al piano di sopra rispetto ai locali della caldaia e per questo sono stati allontanati”. I controlli hanno un po’ colto di sorpresa don Biancalani. ” È molto strano, non mi risulta che negli altri centri per migranti si facciano questo tipo di verifiche. In pratica hanno controllato un piano diverso rispetto a quello dove vivono i ragazzi del progetto. Non so se dalle altre parti vanno a vedere gli appartamenti vicini a quelli dove stanno i migranti. Vabbé, comunque voglio pensare che sia stato solo un caso”. Nei giorni scorsi don Biancalani è stato invitato in Vaticano a un convegno sull’accoglienza, proprio per parlare della sua esperienza. ” Eh sì, infatti: dalle stelle alle stalle”, commenta un po’ avvilito.
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