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Martina, il portiere di albergo: "Era ancora viva dopo la caduta: così l'ho vista morire"



Arezzo, 26 settembre 2017 – E’ la cronaca di una morte quasi in diretta. La vittima è Martina Rossi, la studentessa per la cui tragica fine Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi sono accusati di tentata violenza di gruppo e morte come conseguenza di altro reato (lo stupro fallito) dinanzi al Gup Piergiorgio Ponticelli. Chi racconta invece è il portiere dell’Hotel Santa Ana di Cala Mayor, a Palma di Maiorca, dalla terrazza del cui sesto piano la giovane genovese precipitò all’alba del 3 agosto 2011.
E’ una delle testimonianze contenute nella quarta rogatoria spagnola, quella che era arrivata ancora in lingua originale dal tribunale di Palma e poi dalla procura di Genova, ora fatta tradurre appunto da Ponticelli. Una verità praticamente inedita. Josè, questo il nome del concierge, spiega gli attimi concitati di quell’alba tragica. La prima a dare l’allarme fu Francisca P., la cameriera unica testimone oculare della caduta che stava arrivando in albergo per prendere servizio e la cui testimonianza («Si è sicuramente suicidata») La Nazione ha già pubblicato nei mesi scorsi.
Sono momenti di grande affanno, perché la donna irrompe nella hall senza che nessuno si sia accorto del terribile volo. Tanto che il portiere le domanda interrogativo: ma sei sicura che non fossero solo un paio di pantaloni o un vestito caduto giù? Chisca insiste: no, era una persona. Josè allora lascia una cameriera di guardia e sale al primo piano da dove controlla il cornicione: da lì gli pare non che non sia caduto nessuno. Ma nel frattempo ecco che alcuni dipendenti dell’hotel notano un corpo nella fontana del cortile.
Il portiere si precipita con il giardiniere: Martina è agonizzante ma ancora viva, morirà prima ancora che i due riescano a dare l’allarme. E’ supina, indossa soltanto la biancheria intima e una maglietta, tanto Josè si procura un lenzuolo per coprirla. Poi col suo cellulare dà l’allarme alla polizia e alle ambulanze. I ragazzi (la studentessa con due amiche genovesi e i cinque aretini) erano rientrati circa un’ora prima, raccontando di aver trascorso la notte in discoteca.
Al portiere domandano se ci sia un posto aperto per mangiare, lui suggerisce un locale che fa orario continuato. Quindi, racconta, due ragazzi aretini vanno nella stanza delle genovesi al primo piano, mentre Martina con Alessandro e Luca si dirige verso la stanza dei castiglionesi, al sesto piano, nell’altra ala dell’hotel. Martina si ferma a salutare in portineria con un «ciao Pepe»: pare tranquilla, normale, sta parlando con i due ragazzi aretini. JOSÈ dice di aver avuto l’impressione che quelli del primo piano avessero legato fra loro e che gli altri (cioè la studentessa con Alessandro e Luca») fossero andati nella stanza del sesto piano per non disturbare.
Da quel momento Josè non li vedrà più fino a quando la cameriera Francisca irrompe urlando «E’ caduta una donna, è caduta una donna». A precisa domanda delle autorità spagnole risponde: non vidi nessuno attraversare la hall o prendere l’ascensore. Particolare che non collima con la versione difensiva dei due castiglionesi, secondo la quale Alessandro sarebbe sceso a chiedere aiuto al primo piano perché Martina vaneggiava in camera. E Luca l’avrebbe seguito poco dopo per gridare che era caduta dal balcone.
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