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Maico di Orte, la proprietà abbandona la struttura: a spasso 60 lavoratori

I lavoratori della Maico di Orte
di Federica Lupino
La Maico dice addio allo stabilimento di Orte. L’amministratore delegato lo ha annunciato ieri mattina durante un’assemblea coi lavoratori: non presenterà la fidejussione bancaria che avrebbe consentito di conclude l’acquisto del ramo d’azienda dalla Edilgori, in concordato preventivo da oltre tre anni. Con oggi, i 60 lavoratori tra operai (50) e impiegati (10), sospenderanno lo sciopero che andava avanti dall’inizio di agosto. Resteranno lì, al di là del cancello che per settimane hanno presidiato, in attesa che qualcuno dica loro quale sarà il futuro. Di certo, ufficializzato l’abbandono della Maico, torneranno in capo alla Edilgori. E se non si farà subito avanti un nuovo compratore, verranno tutti licenziati. “La rinuncia all’acquisto dell’azienda – spiegano Francesco Palese e Sandro Canepuccia della Feneal Uil – verrà ufficializzata al curatore fallimentare nei prossimi giorni tramite Pec. Non presentando la fidejussione, decade automaticamente il contratto di affitto già scaduto a giugno”. L’ad si è impegnato a pagare entro novembre tutti gli arretrati ai dipendenti, ovvero i residui dello stipendio, il tfr e le ferie maturate. I sindacati non scommettono sul fatto che l’impegno venga mantenuto visti i ritardi accumulati negli anni ma, soprattutto, temono per il futuro occupazionale dei lavoratori.  Quello che resta da capire è come una realtà produttiva storica del Viterbese sia arriva a chiudere i battenti. “In questi anni – dicono Palese e Canepuccia – di lavori sono stati eseguiti parecchi”. E tra i dipendenti si vocifera di commesse per due milioni di euro fino a febbraio. “Probabilmente – dicono dalla Uil – errori strategici e poco margine di guadagno hanno aggravato la situazione”.
Ci va giù duro Carlo Proietti: “Le responsabilità – accusa il segretario della Fillea Cgil – sono anche del curatore e del liquidatore perché la storia è stata trascinata non tenendo conto che si giocava sulla pelle di 60 persone. A giugno è scaduto il contratto di affitto e non si è cercato di fare chiarezza sulle reali intenzioni della proprietà, perdendo tempo per tre mesi che sono stati fatali, una leggerezza inaccettabile. Abbiamo coinvolto la Procura e l’Ispettorato del lavoro, solo la Prefettura si è mossa”. Nei prossimi giorni, i sindacati cercheranno di avviare un confronto con il curatore e il liquidatore per capire che margini ci sono per i dipendenti.
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