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L'Inter dei passi indietro, tocca a Spalletti farla crescere

L'Inter dei passi indietro, tocca a Spalletti farla crescere
Luciano Spalletti (ansa)

A Bologna i nerazzurri si sono salvati per il rotto della cuffia ma lo staff tecnico sa che i regressi mostrati sono preoccupanti e bisogna lavorarci su. E’ probabile che domenica contro il Genoa arrivino già dei correttivi e qualche elemento sarà ruotato, Joao Mario rischia il posto

BOLOGNA – Una delle più sapide banalità che si raccontano nel calcio, e ce ne sono a profusione, è la seguente: se una squadra gioca male e alla fine riesce lo stesso a vincere, è segnale sicuro di vento in poppa e di progressi inevitabili, perché non potrà che crescere, perché è aiutata dalla buona sorte, e via andare di banalità, dato che spesso è rassicurante ripetere vecchie giaculatorie. Nemmeno per idea, invece. A volte, anzi quasi sempre quando si parla di una squadra in cerca di se stessa e non già affermata, una partita mal giocata, al di là del risultato finale, può essere il segnale di un problema strutturale che potrebbe ripresentarsi a breve. Ed è esattamente ciò che è accaduto all’Inter nelle ultime due trasferte. A Crotone erano arrivati segnali allarmanti su una certa mollezza generale e su un affievolimento delle prestazioni del centrocampo e soprattutto di Icardi e Perisic, poi il 2-0 finale aveva rallegrato un po’ tutti. Ma gli stessi problemi di tenuta atletica e anche, perché no, di personalità, si sono puntualmente ripresentati a Bologna. Dove contro un avversario più attrezzato tecnicamente del Crotone, e anche più organizzato nel pressing alto e nel gioco offensivo, l’Inter ha visto le streghe, e si è salvata col rigorino su Eder ma lo stesso Spalletti ha ammesso che “se avessimo perso non ci sarebbe stato nulla da dire”.
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Il fatto di essere usciti da queste due partite grigiastre con ben 4 punti in classifica è l’unica notizia positiva, però lo staff tecnico sa che i regressi mostrati sono preoccupanti e bisogna lavorarci su. E’ probabile che domenica contro il Genoa arrivino già dei correttivi e qualche elemento sarà ruotato, insomma perderà il posto da titolare almeno per il momento. Il maggiore indiziato è Joao Mario, che del resto non è un trequartista ma si adatta nel ruolo, e a Bologna ha sofferto tanto, troppo, mai riuscendo a rendersi utile. Lo stesso Candreva nelle ultime due partite ha mostrato la corda, trasformandosi nella solita macchina sparapalloni, ma a casaccio, quando invece dalla sua posizione dovrebbe più spesso accentrarsi, e non seguire sempre lo stesso binario. Quanto all’incostanza di Icardi e Perisic, si sa che fa parte della loro indole e delle loro carriere, e non c’è da stupirsene, né da preoccuparsene in eccesso: torneranno, coi loro tempi. In definitiva poi la mancanza di personalità generale e gli alti e bassi nel rendimento dei migliori sono un po’ i problemi che si notavano anche lo scorso anno, e a cui nessuno riuscì a porre rimedio.
La speranza del club è che Spalletti sia più lucido dei suoi predecessori, e in teoria dovrebbe assolutamente esserlo, e sia in grado di elevare il livello medio delle prestazioni. Certo, tutti sanno che il club non gli ha dato affatto una mano in sede di campagna acquisti. Del resto sperare che l’Inter tremebonda e inaffidabile dello scorso anno diventasse di colpo una squadra da scudetto con i semplici innesti di Skriniar, Borja Valero e Vecino, era una mezza follia. Skriniar è un buon difensore che deve crescere e forse crescerà, Borja è un signore di 32 anni che per tutta la carriera è stato un giocatore di buon livello e nulla di più, Vecino un discreto centrocampist

ma con ben noti limiti di personalità ad alti livelli. Insomma non erano certo loro i geni della lampada che dovevano rovesciare le sorti, e si sapeva. Semmai lo è Spalletti, da cui tutti si attendono miracoli. Nel frattempo l’Inter ha segnato 7 gol su 11 nell’ultimo quarto d’ora delle partite, ed è un buon segno: l’allenatore ha saputo trasmettere un po’ di autostima e di grinta in più, e almeno questa è un’altra buona notizia.

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