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L'INARRESTABILE CORSA DELLA BICI RUBATA

Portarle via è molto facile, essere beccati estremamente difficile: i furti di biciclette sono diventati un affare da oltre cento milioni di euro l’anno. Sul mercato nero valgono pochi spiccioli, ma garantiscono denaro in contante senza grossi rischi. Per questo almeno un ciclista su tre è rimasto vittima dei ladri. Eppure, dalla punzonatura del telaio alla denuncia, gli strumenti per difendersi esistono

BOLOGNA – Le rubano di giorno e di notte, dai garage o per strada, dalle cantine o nei cortili condominiali. Le rubano ovunque. Al punto che chi compra una bici nuova, ormai lo fa spesso scegliendo i modelli meno costosi proprio per paura, o meglio quasi la certezza, che prima o poi gli sarà portata via. Del resto è una preda ideale: portarla via comporta pochissimi rischi a fronte di un’entrata di denaro contante praticamente certa, per quanto modesta. I furti di biciclette sono ormai un business in crescita esponenziale. Un’attività che non sembra temere crisi e che anzi dalla crisi stessa è alimentata. Nel 2012 i casi registrati in Italia erano stati 320mila, per un valore stimato in 86 milioni di euro. Un dato calcolato per difetto, visto che solo una vittima su cinque sporge formale denuncia. Oggi, secondo le associazioni dei ciclisti, il numero potrebbe essere aumentato anche del 20%, con un bottino complessivo arrivato a superare i 100 milioni di euro.
Le cifre ufficiali più recenti, fornite dalle prefetture e dai Comuni, risalgono come detto al 2012, quando le statistiche parlavano di 35 milioni di europei che sistematicamente si spostavano spingendo sui pedali, rinunciando all’auto. Una tendenza positiva per ridurre traffico e obesità, ma capace di innescare il più tipico dei meccanismi di mercato, con l’offerta pronta a rincorrere la domanda, a qualunque costo. Già nel 2011 le bici acquistate in Italia avevano superato le auto di 12.143 unità, andamento confermato anche nel 2012. Di pari passo è cresciuta quindi anche la percentuale di furti che in dieci anni è passata dal 2,5% al 3,8% dei mezzi in circolazione, per aumentare ancora negli ultimi cinque anni, secondo la presidente della “Consulta della bicicletta” di Bologna Simona Larghetti, di un ulteriore 0,5-0,7%.
Statistiche ufficiali alla mano, la parte più colpita è il Nordest. Ai primi posti ci sono infatti Veneto ed Emilia Romagna dove andare in bici è abitudine consolidata. In proporzione il maggior numero di furti avviene però nelle grandi città e in particolare a Torino, Roma e Milano, oltre che naturalmente a Bologna. Ad alimentare il mercato dei furti è inevitabilmente la richiesta. In troppi pur di risparmiare sui 200 euro di spesa minima necessari all’acquisto di una bici da passeggio “in regola” sono disposti infatti a rivolgersi al mercato illegale dove ci si può portare a casa un mezzo, rubato, anche a soli 20-40 euro.

Una ricerca svolta nel 2015 dall’associazione “L’altra Babele” di Bologna restituisce una fotografia molto interessante dell’intero fenomeno. Intervistando 1349 persone, con età media 25 anni, si è scoperto che il 75% usa la bicicletta e che di questi il 24% lo fa quotidianamente. Il 31% degli intervistati ha ammesso di aver subito un furto negli ultimi tre anni. Il 16%, nello stesso periodo, è stato vittima dei ladri almeno due volte. Il 3% addirittura tre volte. I questionari hanno poi rivelato che solo il 24% delle vittime ha presentato denuncia e che il 18% ha acquistato biciclette rubate. Una vera piaga da cui non è semplice difendersi. Non esistono ad esempio assicurazioni contro il furto di bici. Colpa, secondo Unipol, uno dei colossi del settore, della mancanza di domanda. “Non abbiamo un prodotto da offrire semplicemente perché non c’è la richiesta da parte dei clienti”, fanno sapere dalla compagnia. Ovviamente è possibile fare una polizza per gli incidenti con una semplice Rc, ma non contro i ladri. D’altra parte il costo per assicurare una bici da poche centinaia di euro non sarebbe congruo rispetto al valore del mezzo.
Margini di manovra esistono invece sui sistemi per difendersi contro i ladri. A farla da padrone, anche per il rapporto risultato-prezzo, è il caro vecchio lucchettone, nelle versioni più moderne. Se le catene a spirale sono da evitare perché facilmente scassinabili, abbastanza sicuri sono invece i sistemi di blocco a U. Altrettanto importante è legare bene la bici, assicurandosi di tenere assieme telaio e ruota e di agganciarli ad un sostegno fisso. Se i sistemi Gps restano ancora troppo costosi,  come deterrente dalle brutte sorprese è importante la marchiatura della bicicletta. “Per via della sua facile identificazione scoraggia gli acquirenti”, spiega Vito Bernardo di “L’altra Babele”. Tra l’altro una bici identificabile attraverso un codice registrato aiuta – e non poco – le forze di polizia. “Denunciare – spiega Amedeo Landino del sindacato di polizia Siulp – è fondamentale e bisogna farlo fornendo più dettagli possibili, non ultimi quelli relativa alla punzonatura. Quando ci sono le denunce la polizia, compatibilmente con le risorse a disposizione, si muove. Per questo è importante essere precisi”.
Denunce, lucchetti, numeri di telaio e punzonature: a questi strumenti si aggiungono alcune iniziative messe in campo dalle associazioni dei ciclisti in tutta Italia per porre fine all’epidemia di furti. Campagne contro l’acquisto di bici rubate, siti che forniscono tutorial e spiegazioni su come difendere il proprio mezzo e altri su cui chi ha subìto un furto può postare dati e immagini della propria due ruote.
BOLOGNA – Da qualche mese sono all’opera vere e proprie bande organizzate. Arrivano nelle città, fanno razzia di biciclette nelle cantine, nei cortili delle abitazioni o vicino alle scuole e dopo aver caricato i furgoni spariscono, spesso oltre confine. Secondo le stime delle associazioni di ciclisti e cicloamatori il 30% dei furti di bici sono fatti da gruppi organizzati con obiettivi precisi. Lo conferma il fatto che, ad esempio nelle cantine, pur in presenza di altri oggetti di valore, i ladri scelgono di portare via soltanto le due ruote. La refurtiva viene poi trasferita altrove, soprattutto nei paesi dell’Est Europa dove viene rivenduta sul mercato rumeno, ungherese, polacco o ucraino.
Un altro 30% dei furti è commesso dai tossicodipendenti. Disperati che in cambio della dose giornaliera rubano biciclette che rivendono per strada (a Bologna soprattutto in zona universitaria) per poche decine di euro. Uno smercio che sarebbe tutto sommato facile da stroncare se si riuscisse a far desistere gli acquirenti, soprattutto universitari e studenti in cerca di un mezzo di locomozione cittadino a buon prezzo.
Infine ci sono i ladri di professione che, più o meno occasionalmente e quasi sempre su commissione, portano via biciclette di valore da rivendere a ricettatori che successivamente le mettono sul mercato. In questo caso la refurtiva viene piazzata attraverso internet. Spesso sono state proprio le vittime dei furti ad aver riconosciuto la loro bicicletta (quando non modificata) sui siti di annunci commerciali. A fine 2016 fa a Bologna la Polfer nel corso di un’indagine è arrivata a scoprire due depositi dove le biciclette erano stipate in attesa di compratori. Cercando su internet gli agenti della polizia ferroviaria hanno individuato i siti dove il bottino era già stato messo in vendita. Il fenomeno appare comunque in calo grazie all’azione di monitoraggio degli annunci sospetti portata avanti dalle associazioni dei ciclisti. Storia che si è ripetuta in maniera molto simile pochi giorni fa in Lombardia, quando la Guardia di Finanza di Rho ha ritrovato in un capannone di Cornaredo 500 biciclette per un valore stimato di 100 mila euro. Tutte le foto della refurtiva ritrovata sono state pubblicate sulla pagina Facebook “Bici rubate e ritrovate”della Polizia Locale di Milano in modo da permettere il riconoscimento da parte dei legittimi proprietari. Per rientrarne in possesso è necessaria però una formale denuncia, corredata dalla documentazione che ne attesti la proprieta.
BOLOGNA – Ritrovare la bicicletta dopo averne subito il furto non è semplice. Ma se ci si presenta esibendo la denuncia è quantomeno possibile ottenerne un’altra scontata del 20-25% rispetto al prezzo di mercato. L’idea dell’associazione “L’altra Babele” è solo una di quelle messe in campo dal dedalo di gruppi che a Bologna, e non solo a Bologna, per arginare il fenomeno dei furti di biciclette si muovono su diversi piani.
Innanzitutto si vuole far capire a chi ama le due ruote che denunciare non è solo doveroso, ma indispensabile. Le statistiche dicono che solo un quinto delle vittime sporge regolare denuncia. Per gli altri si tratta invece di un’inutile seccatura, persino di una perdita di tempo. Questo significa che agli atti degli uffici delle forze dell’ordine il fenomeno viene registrato come meno consistente e grave di quanto realmente sia. Denunciare, secondo le associazioni, è invece un modo per ottenere una maggiore attenzione sul fronte della prevenzione e della repressione. Insomma, senza denuncia non c’è reato. E senza reato non c’è la giusta attenzione da parte delle forze di polizia. Il secondo binario è quello che punta a ridurre il numero di persone disposte a comprare mezzi fuori legge offrendo la possibilità di acquistare biciclette usate a prezzi calmierati.
L’associazionismo si muove anche sull’aspetto culturale, cercando di dissuadere i potenziali acquirenti di bici rubate. Sempre “L’altra Babele” ha un programma articolato di riuso della due ruote. Convenzionata con l’Ente per il diritto allo studio della Regione Emilia Romagna, ad esempio, raccoglie le biciclette che vengono abbandonate dagli universitari nei diversi studentati a fine ciclo di studi. I mezzi vengono riparati, rimessi a nuovo e rivenduti durante aste dove tra gioco, satira e fantasia, ad aggiudicarsele sono gli acquirenti che si dimostrano più simpatici. Ci sono poi le campagne a sostegno della marchiatura per rendere il mezzo “unico” e riconoscibile. Fatto che dissuade sia i ladri che gli acquirenti, difficilmente orientati a comparare un mezzo facilmente riconoscibile e registrato dal legittimo proprietario.
L’obiettivo principale resta comunque quello di far crescere ilnumero delle denunce e di abbattere quello dei clienti e dei ricettatori. Traguardo che malgrado gli sforzi non è semplice da raggiungere. Nel maggio del 2015 la Consulta delle biciclette, la prefettura e il Comune di Bologna, hanno sottoscritto un documento che impegnava i tre diversi soggetti a promuovere campagne di sensibilizzazione, favorire le denunce, il noleggio, la marchiatura e il parcheggio sicuro delle biciclette. I risultati per il momento stentano però ad arrivare.

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