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La rabbia degli inquilini Ater «Qui non parte alcun progetto» 

l comitato che raduna gli sfollati di Colleatterrato accusa: «Anche per le palazzine classificate B per cui erano stati annunciati 4 milioni c’è una situazione di stallo. Ci vorranno anni per rientrare»

TERAMO. È passato quasi un anno da quando sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni lesionate dal sisma e gli inquilini delle case popolari di Colleatterrato non vedono ancora alcuna possibilità di rientro. Le riunioni dei mesi scorsi con tecnici e dirigenti dell’Ater hanno tracciato un percorso che non dà loro certezze. Anzi, secondo Leo Iachini, presidente del comitato “Inquilini Erp” che raggruppa anche gli sfollati di Colleatterrato, «tutto quello che è stato detto e fatto finora si è arenato di fronte al fatto che mancano i soldi per gli interventi». Nell’ultima riunione con i vertici dell’azienda che gestisce le case popolari, infatti, è emersa «una situazione di stallo per ciò che concerne gli edifici classificati B».
Si tratta degli edifici che hanno riportato danni meno gravi e per i quali era stato prospettato un recupero in tempi più rapidi rispetto a quelli di categoria E, ridotti peggio. «L’Ater ha fatto tutte le verifiche e gli adempimenti preliminari per il miglioramento sismico degli immobili», sottolinea Iachini, «per cui dovrebbero partire le progettazioni e poi gli appalti, ma non ci sono soldi».
La questione riguarda in particolare il complesso inaugurato appena quattro anni fa in via Giovanni XXIII, del quale fanno parte quattro palazzine per 62 appartamenti, e altrettanti edifici in via Adamoli che ospitano lo stesso numero di alloggi affittati. I calcoli dell’Ater prevedono una spesa complessiva di circa quattro milioni di euro. Per gli immobili di via Giovanni XXIII il costo stimato è di 1,2 milioni, mentre per i due edifici in via Adamoli, che sono di più vecchia costruzione, l’esborso sale a 2,8 milioni. La copertura economica per questi interventi, che pure rappresentano una minima parte di quelli necessari per rimettere in piedi il patrimonio Ater cittadino colpito dalle ripetute scosse sismiche, è stata assicurata dalla Regione e dall’ufficio territoriale per la ricostruzione. Secondo gli sfollati, però, alle parole non sono seguiti i fatti e l’Ater non può procedere con la pianificazione e l’affidamento dei lavori necessari. «Non sappiamo a chi rivolgerci», afferma Pio Nori, uno degli inquilini delle palazzine di via Giovanni XXIII, «rischiamo di non poter rientrare nelle nostre case ancora per anni». Agli assegnatari appare anche sproporzionata la spesa calcolata dall’azienda. «E’ vero che l’Ater vuole fare il miglioramento sismico e arrivare al massimo grado di sicurezza delle abitazioni», continua Nori, «ma non si capisce come sia necessario spendere più un milione di euro su un edificio finito di costruire nel 2013». Guido Baldassarre, che abitava in uno degli appartamenti di via Adamoli, ha diviso la somma richiesta dall’azienda per il numero degli alloggi da recuperare. «Viene fuori un costo di 87mila euro ad appartamento», fa notare, «una cifra con cui quasi se ne acquista uno nuovo». Il comitato, dunque, richiederà l’accesso agli atti delle procedure avviate finora dall’Ater e sollecita un colloquio con il nuovo commissario alla ricostruzione Paola De Micheli quando verrà in visita in città.

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