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La perquisizione a casa del cronista Palazzolo, Bonafede affida il caso agli ispettori

Dopo la perquisizione di ieri a casa del giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo, che si è ritrovato sotto indagineper rivelazione di notizie in seguito all’articolo con il quale a marzo diede atto della chiusura dell’indagine sui poliziotti accusati di avere creato ad arte il pentito Vincenzo Scarantino, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha affidato il caso all’ufficio Ispettorato: “Il ministro – dicono dal ministero – ha interessato l’Ufficio ispettorato perché faccia i dovuti accertamenti e le relative valutazioni sulla vicenda”. Sarà poi l’ufficio Ispettorato, dicono dal ministero, a decidere se inviare gli ispettori a Catania.

Ieri la procura di Catania ha disposto la perquisizione dell’abitazione di Palazzolo e il sequestro di un cellulare, di un tablet e di tre hard disk. La perquisizione è arrivata a sei mesi dall’articolo di marzo con il quale si raccoltava la svolta nell’indagine sulla strage di via D’Amelio. A marzo, infatti, la procura di Caltanissetta ha chiuso l’indagine sul colossale depistaggio che ha tenuto lontana la verità per tanti anni e si apprestava a chiedere un processo per il dottore Mario Bo, per l’ispettore Fabrizio Mattei e per Michele Ribaudo (all’epoca era agente scelto). Secondo la sentenza del Borsellino quater “soggetti inseriti negli apparati dello Stato” indussero Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni sulla strage che uccise il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e i poliziotti della scorta.

A Palazzolo viene contestato dalla procura di Catania di aver scritto della chiusura dell’indagine, su Repubblica.it, tre ore e mezza prima che i difensori dei poliziotti ricevessero la notifica ufficiale del provvedimento.

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