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Ilva in sciopero contro esuberi e rivoluzione del contratto. Oggi l'incontro al Mise

Ilva in sciopero contro esuberi e rivoluzione del contratto. Oggi l'incontro al Mise

Gli operai incrociano le braccia, da Genova a Taranto, contro i 4mila tagli da parte della nuova proprietà AM InvestCo. Sindacati contro la proposta di passare al Jobs Act, con il rischio di perdere 6-7mila euro tra anzianità e premi. Il tavolo al Mise, Bellanova: “Serve di più per i lavoratori”

MILANO – Gli operai dell’Ilva incrociano le braccia contro la proposta di piano industriale di AM InvestCo, che per i lavoratori significa soprattutto la prospettiva di 4mila esuberi e la mancata continuità contrattuale tra vecchia e nuova gestione, che comporta la perdita delle anzianità guadagnate sul campo e l’essere ri-assunti con le tutele crescenti del Jobs act. Da Taranto a Genovala voce dei sindacati è unanime: così non va. Secondo i rappresentanti dei lavoratori, dai primi dati l’adesione negli stabilimenti pugliese e ligure, insieme a Novi Ligure, è totale. A fianco degli operai, le Regioni Puglia e Liguria, i Comuni di Taranto e Genova, gli arcivescovi delle due città. Marco Bentivogli della Fim Cisl commenta che gli operai “hanno ben compreso che le basi su cui si articola il piano industriale vanno radicalmente modificate: è possibile modificare il piano affinché si rilanci la produzione dell’acciaio, si salvaguardi l’ambiente e si escludano licenziamenti”.
L’INCONTRO DIFFICILE AL MISE
Di questo e di altro le parti parlano oggi al Ministero dello Sviluppoe economico: da una parte AM InvestCo Italy (la nuova società di Arcelor Mittal e Marcegaglia), dall’altra i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm e Usb. “La posizione del governo è che si parte dalla proposta che era stata fatta nel bando di gara. Si parlava di un costo di 50.000 euro medio a lavoratore e quindi rispetto alla proposta che è stata avanzata nella comunicazione alle organizzazioni sindacali, si parla di una cifra più alta”, ha detto il viceministro allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova, ai microfoni del Gr1 in vista del tavolo ministeriale. “Apro il tavolo questa mattina con l’auspicio che tutte le parti facciano un confronto di merito e che il governo agevolerà  questo confronto per arrivare ad un’intesa che sia soddisfacente per tutte le parti”, ha aggiunto.
I NODI DELLA TRATTATIVA: ESUBERI E CONTRATTI
L’agitazione dei lavoratori è esplosa dopo l’annuncio di venerdì, quando sono emerse le condizioni per il rilancio dell’acciaieria dalla società aggiudicataria dell’Ilva: 4.000 esuberi – 3.000 dei quali a Taranto – su un totale di 14.000 addetti del gruppo, e azzeramento delle attuali condizioni contrattuali e di inquadramento. Nel dettaglio, la nuova forza lavoro del siderurgico prevede 7.600 dipendenti a Taranto, 900 a Genova, 700 a Novi ligure, 160 a Milano, 240 in altri siti. Per un totale di 9.600 addetti che diventano 9.885 con i dipendenti delle controllate e 9.930 con i 45 dirigenti. Gli esuberi, come assicurato dal governo, saranno impiegati nelle attività di ambientalizzazione del sito di Taranto gestito dall’amministrazione straordinaria. I numeri di massima erano già noti, ma la rabbia è esplosa violenta. Per la Fiom, ArcelorMittal si è dimostrata “arrogante e inaffidabile”. Il segretario generale Fiom Francesca Re Davide e Rosario Rappa hanno bollato la comunicazione come “una provocazione” alla quale si può rispondere solo con “una forte azione conflittuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori”.

Ilva in sciopero contro esuberi e rivoluzione del contratto. Oggi l'incontro al Mise

A far saltare in piedi i sindacati – nelle stesse ore in cui Fabio e Nicola Riva, componenti della famiglia ex proprietaria dell’Ilva di Taranto, si vedevano respingere la richiesta di patteggiamento – non sono stati solo i numeri (che potranno essere discussi al tavolo), ma soprattutto le condizioni che dovranno essere accettate dai lavoratori che passeranno alle dipendenze di Am InvestCo. Innanzitutto perderanno le garanzia dell’art.18 perché saranno riassunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act, inoltre non ci sarà alcuna “continuità rispetto al rapporto di lavoro” precedente “neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità”. Secondo i primi calcoli dei lavoratori, si rischia di perdere 6-7mila euro in busta paga anche se Am InvestCo dice a valutare “alcuni ulteriori elementi di natura retributiva riferibili ad elementi costituenti l’attuale retribuzione”.
L’INDOTTO
Sul tavolo del Mise va anche il futuro dei lavoratori delle imprese collegate al siderurgico, tra appaltatrici e indotto. Anche se quest’ultimo tema non è oggetto specifico dell’incontro di domani, il problema c’è e lo ricordano tutti i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil: si tratta di “7603 lavoratori e lavoratrici dell’indotto, dipendenti di circa 346 aziende, autorizzati tutte le mattine, pomeriggi e notti a presentarsi presso la portineria Imprese (sulla strada provinciale per Statte) per iniziare la loro avventura nello stabilimento”.

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