I cdc e il vincolo esterno – Gianluigi Leone
Un post di Gianluigi Leone
Dopo la schiacciante vittoria dei NO al Referendum del 4 dicembre 2016, i rappresentanti dei numerosi comitati del CDC disseminati su tutto il territorio nazionale si sono dati appuntamento a Roma per discutere sul cosa fare da grandi.
Sul palco romano, dopo gli interventi “tecnici” di alcuni giuristi di fama nazionale, le diverse voci del CDC hanno ripetuto all’unisono la volontà di “non disperdere” la capacità organizzativa e il patrimonio politico accumulati grazie all’impegno di numerosi attivisti desiderosi di salvare la nostra beneamata Carta. Già, salvare. Da chi o da cosa è venuto gradualmente alla luce durante l’avvicendarsi degli interventi, tra tentativi di “ricondurre al tema“, da parte di alcuni imbarazzati astanti, e applausi di approvazione, da parte del resto dell’uditorio più disposto a gridare pubblicamente l’impudicizia del re: ci riferiamo naturalmente al problema dell’incompatibilità tra Costituzione e Trattati dell’Unione Europea.
I comitati CDC, inquadrabili per lo più all’interno di un tradizionale bacino elettorale de sinistra, nella consapevolezza di aver semplicemente concorso ad una vittoria dei No (vittoria ottenuta anche grazie ai voti provenienti da destra), si trovano costretti a fare i conti con un problema finora trascurato dalla quasi totalità della sinistra italiana. La destra, invece, si è distinta in un’esposizione semplice e demagogica del problema, come mero espediente acchiappavoti.
L’imbarazzo è comprensibile.
Il problema del vincolo esterno non è invece sfuggito ad alcuni solitari e infaticabili studiosi del diritto e della storia economica della Repubblica Italiana. Uno tra questi è l’avv. Mario Giambelli, del quale vi proponiamo il breve intervento di oggi. [Gianluigi Leone]